Il cobalto e le auto elettriche, un approfondimento

Perché non spiegare che il cobalto si usa per le batterie dei dispositivi mobili più comuni, mentre nel settore dei veicoli elettrici si sta cercando di eliminarlo?

Ci avete segnalato un video che riprende un servizio di Piazza Pulita di qualche mese fa in merito al cobalto nei veicoli elettrici. Il video che ci avete segnalato circola su TikTok e Instagram, ma il servizio completo lo potete vedere qui, sul sito ufficiale di Piazza Pulita.

Il servizio s’intitola:

Cobalto: in Congo il costo nascosto dell’auto elettrica

In origine è andato in onda il 5 aprile 2024, ma sta diventando virale ora nelle sue versioni online. Nel breve servizio, poco più di tre minuti, vediamo il giornalista Daniele Bellocchio raccontarci, con toni gravi, il problema delle batterie per le auto elettriche, problema che come averte intuito è dovuto al cobalto che serve per migliorarne l’efficienza.

Il servizio si apre con questa frase:

La maggior parte delle batterie dei veicoli elettrici attualmente è composta di cobalto che è un elemento che permette alle batterie di aver una maggior autonomia di guida al veicolo che è il traguardo che vogliono raggiungere tutti i produttori di veicoli elettrici…

Ci viene spiegato che il cobalto si trova perlopiù in miniere site in Congo. Bellocchio, ci racconta il servizio, è tra i pochi giornalisti italiani a essere sceso nelle miniere di cobalto; nel breve servizio ci viene mostrato uno spezzone di filmato realizzato da Amnesty International, che mostra l’interno di una di queste miniere. Terrificante. Nel video ci vengono mostrate le dichiarazioni di alcuni minatori, sottopagati e sfruttati senza alcun tipo di controllo. Tutto vero, tutto molto d’impatto. La musica emozionale fa da contorno a ogni scena girata in Congo serve a farci entrare nell’atmosfera del dramma che questa gente sta vivendo.

Andreetta sul finire del servizio dice:

Quando compro un’auto elettrica cerco di dare il mio contributo per evitare l’inquinamento.

A questa frase Bellocchio risponde duro:

Sì, da noi si evita l’inquinamento, da loro stiamo distruggendo fiumi, inquinando terreni, facendo ammalare gli animali con sversamenti di sostanze tossiche…

…tutta la filiera non è una filiera green, la vendita del prodotto finale, il prodotto finale sicuramente è pulito, ma siamo semplicemente la punta di un iceberg.

Il servizio finisce così. Tre minuti e 15 in cui ci viene raccontato del cobalto in Congo, secondo Bellocchio e Amnesty International. Tre minuti e quindici che farebbero passare a chiunque la voglia di acquistare un’auto elettrica, e forse lo scopo di questi servizi è proprio quello.

Approfondiamo insieme

L’industria del cobalto

Noemi avrebbe qualcosa da dire sul tema, ma decide di risparmiarvi (per adesso)

Il cobalto non si usa solo per le batterie dei veicoli elettrici, lo troviamo in quasi tutti i device portatili che fanno uso di batterie, e oggi l’uso maggiore del cobalto è nell’industria metallurgica. Fino al 2020 pertanto il cobalto si usava prima di tutto nell’industria, non per realizzare batterie, in seconda posizione nel campo dei dispositivi portatili, inclusi microfoni e telecamere usate per fare il servizio di Piazza Pulita, infine per le batterie delle auto elettriche. Ora quello che era l’ultimo uso è passato in seconda posizione. Ma perché questo dettaglio nel servizio non viene raccontato? Perché non spiegare in maniera esaustiva che anche se domani nessuno comprasse più auto elettriche un buon 70% del cobalto verrebbe ancora estratto? Forse al pubblico a casa un’informazione di questo genere farebbe comodo per comprendere che il problema non è riconducibile alle auto elettriche, e che non è il pubblico generalista che può risolvere la situazione in Congo evitando l’acquisto di una vettura elettrica: anche così il problema estrattivo sarebbe lungi dall’essere risolto.

L’alleanza del cobalto

Esistono iniziative per migliorare la trasparenza e la tracciabilità nella catena di approvvigionamento del cobalto. La Fair Cobalt Alliance e la Responsible Cobalt Initiative sono esempi di sforzi per promuovere l’estrazione responsabile e la sostenibilità. Perché non citarli? Anche perché, come spiegato poco sopra, pur confermando che la maggior parte del cobalto viene dal Congo, le loro riserve rappresentano il 50% del cobalto al mondo, non sono le uniche.

L’innovazione tecnologica

L’altra cosa che va spiegata è che le case automobilistiche e i produttori di batterie stanno investendo in alternative che riducano o eliminino la necessità di cobalto. Ad esempio, Tesla e altre aziende stanno sviluppando batterie con chimiche diverse, ad esempio le batterie al litio-ferro-fosfato (LFP), che non richiedono cobalto. La ricerca e sviluppo in questo settore è attiva e potrebbe portare a una riduzione della dipendenza dal cobalto nel medio-lungo termine. Perché non spiegare anche questa cosa?

Concludendo

Per come è andato in onda il servizio di Piazza Pulita riteniamo si possa parlare di giornalismo a tesi, nel nostro Paese purtroppo questo modo di informare piace moltissimo alle redazioni, ma è davvero molto lontano dal modo d’informare che andrebbe usato per aiutare il pubblico a capire davvero la materia di cui si sta parlando.

maicolengel at butac punto it

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