Gabriele Del Grande, Soros, l’ISIS e altre bestie fantastiche
PREMESSA:
Quanto segue non è una sbufalata, cerco di fare chiarezza su un personaggio di cui si sta parlando moltissimo. Come sempre non è per simpatia o antipatia nei confronti del soggetto in esame, ma solo per amore della corretta informazione.
[message_box title=”NOTIZIA” color=”red”]Gabriele Del Grande: la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario.[/message_box]
[message_box title=”FATTI” color=”green”]Il finanziamento risale al 2011, ed è servito per tradurre materiale già prodotto, senza che se ne sia stato fatto alcun segreto.[/message_box]
La storia di Gabriele Del Grande ha girato molto in rete, il malumore c’era da parte di entrambi gli schieramenti, anche se per ragioni diverse, e la cosa a un sito come BUTAC non può sfuggire. Onestamente prima di alcune segnalazioni e degli articoli sui giornali non avevo la più pallida idea di chi fosse il ragazzo appena liberato dal governo turco. Mi hanno lasciato decisamente stranito alcuni articoli che l’hanno attaccato seguendo il filo dell’omissione, come se non fosse comunque da difendere in quanto cittadino italiano trattenuto da un altro governo, lo facciamo con tutti, perché con lui non avrebbero dovuto farlo? Non mi è chiaro.
Vediamo di partire dall’inizio. Il primo articolo che mi è stato segnalato è questo:
Dalla Libia alla Siria, la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario
Che compare su Sinistra, una testata svizzera legata al Partito Comunista di Massimiliano Ay. L’articolo non è firmato, solo Redazione, riporta tutte cose corrette, sia chiaro, ma è un attacco che ho visto girare anche su altre testate. Del Grande andava denigrato mentre era trattenuto in Turchia, non difeso in quanto cittadino italiano. Perché?
Del Grande, che deve la sua popolarità ai flussi migratori, gestisce il blog Fortress Europe, creato nel 2006 come “osservatorio sulle vittime della frontiera”, il quale è stato finanziato nientemeno che dalla Open Society Foundation del miliardario George Soros.
Il finanziamento della Open Society Foundation
Queste accuse mi spaventano sempre, fanno presa sulla pancia della gente senza spiegare nulla. Soros è l’editore di Del Grande? No. La Open Society Foundation supporta con donazioni (o anche in altre maniere) tantissime realtà, ma supportare e finanziare sono due cose differenti. Facciamo un esempio sciocco: BUTAC riceve supporto da un centinaio di lettori che donano ogni mese tramite Patreon quello che vogliono, e ci hanno consentito di rimuovere parte della pubblicità sul blog. Chiunque acceda a Patreon può vedere i nostri supporter, utenti anonimi per noi, ma se domani arrivasse un personaggio noto cosa cambierebbe? Nulla, se qualcuno di noto (o un’organizzazione) decidesse di donarci una cifra di qualsiasi entità noi rimarremmo noi, e lui/loro pure. Si tratta di un supporto, non di un’acquisizione. Io dono ogni mese qualche euro a svariati blog/siti internet, non è detto che dicano sempre cose con cui sono in accordo, ma mi piace che esistano e desidero contribuire alle spese di gestione. Non per questo i blog da me supportati potrebbero venire accusati di esser “finanziati da BUTAC”.
La fonte che parla del finanziamento è AGI, che rimanda alla home page della Open Society, e sul sito la traccia è in un articolo del 2014, dove ci viene raccontato:
The Open Society Foundations have previously supported director Gabriele Del Grande and his blog Fortress Europe.
E cercando sul sito Fortess Europe, non aggiornato dal 2016 si trova alla voce Finanziamenti:
Per quanto riguarda i finanziamenti, nei suoi sette anni di attività, il blog ha funzionato senza fondi per quattro anni, mentre per tre anni è stato sostenuto da due diverse fondazioni. In particolare, la fondazione lettera27 ha finanziato una borsa di studio per Gabriele Del Grande di 10.000 euro (lordi) nel 2008 e di 8.000 euro (lordi) nel 2009. Nel 2011 invece è stata la fondazione Open Society Institute a finanziare un progetto di 37.000 euro (lordi) con cui è stato possibile pagare: quattro collaboratori per tradurre il sito in inglese, arabo e francese; una borsa di studio per Gabriele Del Grande, comprensiva del rimborso dei tanti viaggi di ricerca effettuati nel 2011 tra Tunisia, Egitto, Libia, Francia e sud Italia; una regista, un fotografo e un montatore per una produzione low-budget dei tre corti sui centri di identificazione e espulsione. Dal 2012 il blog non riceve più nessun tipo di finanziamento.
Quindi nel 2011 (sei anni fa) la Open Society ha finanziato un progetto, non tutto il blog, progetto volto a tradurre roba già pubblicata, più un rimborso spese per i viaggi di ricerca. Secondo le stesse parole di Del Grande e della Open Society parliamo di qualcosa che risale a sei anni fa, conclusasi all’epoca. Un one shot. Sicuramente più di quello che potrei mai sperare per BUTAC ma non un supporto costante al lavoro intrapreso, bensì come un premio una tantum per un lavoro probabilmente per la Open Society.
Il supporto ai terroristi in Libia
Sempre su Sinistra trovo un’altra citazione di Del Grande:
Ma andiamo a leggere quale era l’accusa che Del Grande rivolgeva al governo libico di Muammer Al-Gheddafi: “l’unica forma di opposizione interna negli ultimi decenni è stata quella dell’islam politico. Represso durissimamente dalla dittatura!” In pratica l’aver contrastato con forza il terrorismo di matrice islamista sarebbe stato …negativo!
Come sempre la fonte non è linkata, tocca andarla a cercare, per fortuna almeno i motori di ricerca li sappiamo usare benino, ed ecco che salta fuori la frase non estrapolata.
C’è una sinistra più o meno organizzata a Benghazi? Che ruolo hanno giocato i giovani?
La sinistra non c’è e se c’è non si vede. Di nuovo, non ci sono e non ci sono stati partiti negli ultimi quarant’anni. Ogni forma di dissenso è stata repressa. L’unica forma di opposizione interna negli ultimi decenni è stata quella dell’islam politico. Represso durissimamente dalla dittatura. Basti pensare ai 1.200 islamisti fucilati in una notte nel carcere di Abu Salim a Tripoli nel 1996. E anche la rivoluzione del 17 febbraio è esplosa sulla scintilla di una loro protesta, quando il 15 febbraio i familiari delle vittime sono scesi in piazza per chiedere giustizia. Per il resto è un movimento spontaneo, fatto soprattutto di giovani, anche ingenuo se volete, ma nel senso positivo del termine. Nel senso che c’è una generazione che senza farsi troppi sofismi ha deciso che per la libertà vale la pena lottare e che ha deciso di porre fine al regime di Gheddafi, anche a costo della vita.
Non ci vedo una presa di posizione così netta, ma una risposta a una domanda ben precisa. La sinistra in Libia esisteva o meno? La risposta è no, la sinistra intesa come opposizione al regime non esisteva, solo l’Islam politico si è opposto al regime. Il fatto che venisse represso mi pare più una constatazione che una presa di posizione. Questo non significa che Dal Grande tifasse Gheddafi, ma neppure che supportasse gli integralisti islamici; come spiega nella frase successiva oltre all’Islam politico ci sono giovani, magari ingenui, che per la propria libertà hanno deciso di lottare, e questi non vengono identificati sotto alcun colore.
Gli integralisti in Siria
Ma andiamo avanti, perché il gioco di omettere ed estrapolare per denigrare non è finito. Sempre su Sinistra:
In un suo testo è arrivato persino a descrivere la bandiera nera delle bande armate integraliste come un “simbolo dell’internazionalismo islamista” (sic!) arrivando a spiegare che molti terroristi “sono venuti semplicemente per seguire un grande ideale di solidarietà con la comunità musulmana sunnita siriana, a cui sentono di appartenere al di là delle frontiere”.
Anche stavolta link alla citazione non ne vengono portati, ma sempre una veloce ricerca su google ci porta a trovare il testo originale che riporta correttamente:
Per anni quella bandiera nera è stata usata da una miriade di sigle del terrorismo islamico. Nella Siria di oggi però è diventata il simbolo dell’internazionalismo islamista. Sì perché nella scuola di Sukkari fanno base combattenti di mezzo mondo. Libici, sauditi, ceceni, tunisini, afghani, ma anche francesi e australiani.
È solo leggendo tutto l’articolo che la frase rientra nel corretto contesto:
Un recente rapporto dell’Istituto svedese di affari internazionali, stima che i combattenti internazionali presenti in Siria siano tra gli 800 e i 2.000, circa il 5% delle forze dell’esercito libero siriano. Le principali brigate jihadiste che accolgono i combattenti internazionali sono il Jabhat el Nusra e gli Ahrar el Sham. Il Jabhat el Nusra (Fronte della vittoria) è la più piccola, ma è quella più vicina ad Al Qaeda, almeno a giudicare dal grado di popolarità che gode sui siti internet vicini all’organizzazione terroristica.
La brigata degli Ahrar Al Sham (I liberi del Levante) è invece una delle più importanti fazioni non solo dei mujahidin ma di tutto l’esercito libero. Su facebook hanno una pagina seguita da duemila persone, in cui ogni giorno postano notizie dal fronte e video delle battaglie, con tanto di sigla, montaggio e titoli di coda. L’ultimo post della pagina è dedicato al martire Abu Abed.
In questo momento in cui la partita si gioca tutta con le armi, i mujahidin sono i benvenuti in Siria. Sul lungo termine però, la presenza di milizie armate di islamisti radicali rischia di diventare un serio problema. Ne sono convinti i ragazzi siriani della brigata Al Faruq dell’esercito libero.
Ammar è uno di loro. Ha 25 anni e prima della guerra faceva il muratore. Si considera un buon musulmano, e proprio per questo rigetta ogni forma di estremismo: “I siriani non condividono il pensiero dei mujahidin. Questa è una guerra di liberazione. Non vogliamo uno stato islamico, vogliamo una democrazia. E i mujahidin devono capirlo prima possibile, altrimenti rischiano di fare tutti la fine di Absi”.
Anche qui non mi sembra che Dal Grande prenda una posizione a favore dell’integralismo islamico, ma solo che racconti i fatti per come li ha vissuti. Certo le sue simpatie sono per i ribelli, e non vi dico che quanto riporta sia una narrazione su cui posso mettere la mano sul fuoco, come tutte quelle che leggo provenienti da zone simili. Ma perlomeno non mi pare stia indorando la pillola per far benvolere gli integralisti. Dice le cose come stanno: i ribelli lottano a fianco con gli integralisti, perché per ora il nemico è comune. Se la guerra finisse con la loro vittoria si porrà dopo il problema tra le due fazioni rimaste. Guarda caso poco sopra questa guerra viene definita “guerra sporca”.
Tutto questo non è per difendere Dal Grande, che mi pare sia perfettamente capace di farlo da solo, ma per amore della corretta informazione. In conclusione una riflessione: non trovate strano che un giornalista invitato più e più volte sulle tv del gruppo Mediaset riprenda tale e quale un articolo che compare su una testata di sinistra svizzera? Chiesa è amico con Foa, si difendono e si spalleggiano, entrambi sono ben visti dai supporter di quel populismo che sembra essere di destra o estrema destra, ma comunque sempre in supporto della Russia di Putin. A volte sono vicini alla Lega, a volte al M5S, ma è strano che facciano fronte comune con una sinistra che s’identifica con il Partito Comunista, il punto d’incontro guarda caso è proprio Putin. Non ci si capisce decisamente più niente in queste guerre d’informazione.
E i marò? Nessuno si ricorda mai dei marò!
Su Facebook, come ciliegina sulla torta, circola quest’immagine:
Federico forse non ha ben chiaro che i Marò erano accusati di omicidio, Del Grande no, i marò avevano precise accuse, ed erano gravi. Del Grande forse è stato fermato per aver sconfinato in aree dove non poteva passare, o forse perché senza permessi. Corretto che venga fermato se c’è un’accusa precisa, ma trattenerlo per circa due settimane senza neppure sapere i capi d’imputazione è decisamente un’altra cosa. Ma va di moda parlare alle pance.
Questo significa che ritengo Del Grande un eroe da glorificare? No, non conosco a sufficienza i suoi testi e il suo pensiero, ma sono contento sia stato rilasciato, e spero che venga chiarito il prima possibile perché era stato trattenuto così a lungo. Tutto questo sempre e soltanto in nome della corretta informazione, magari completa di fonti. Cosa che purtroppo non ho visto fare a tanti. Anche l’articolo di AGI che riportava traccia del finanziamento della Open Society di Soros non dava alcuna coordinata per capire che fosse cosa vecchia (e decisamente poco utile da evidenziare oggi che il blog è fermo da un anno e due mesi).
maicolengel at butac punto it
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