Il minculpop e il giornalismo stronzo
Beh nessuno vi obbliga a leggerlo, per me potete togliere il like dalla pagina e smettere di leggere BUTAC anche subito, vedete, non è che io campi a fare il demistificatore, anzi, a volte in questi anni mi è perfino toccato metterci dei soldini per far sì che il sito tirasse avanti.
Ma gli ultimi giorni dell’anno, tra le polemiche sul bavaglio al web e articoli sui giornali scritti da soggetti che sembrano esser nati ieri l’altro, ne ho un po’ piene le balle. Sì, questo sarà un articolo di sfogo, dove non ho nessuna intenzione di stare attento alle parole usate.
Leggo su Linkiesta:
Ha ragione Grillo: la guerra alla “post verità” è un attacco alla libertà di parola
E i miei testicoli cadono dall’alto, rimbalzando per chilometri. Sia chiaro, l’articolo su Linkiesta non dice cose del tutto sbagliate, ma fa esattamente il gioco di Grillo e di tutti gli altri coglioni, politici e non, che stanno gridando alla morte della libertà di parola.
Chi ha parlato di mettere un bavaglio al web?
Il presidente dell’antitrust ha detto questo nella sua intervista tanto criticata sul Financial Times:
“Post-truth in politics is one of the drivers of populism and it is one of the threats to our democracies,” Mr Pitruzzella said. “We have reached a fork in the road: we have to choose whether to leave the internet like it is, the wild west, or whether it needs rules that appreciate the way communication has changed. I think we need to set those rules and this is the role of the public sector.”
Mr Pitruzzella dismissed concerns that setting up state agencies to monitor fake news would introduce a form of censorship, saying people could “continue using a free and open internet”. But he said there would be a benefit in that there would be a public “third party” — independent of the government — to “intervene quickly if public interests were harmed”.
Nell’intervista sembra rassicurare, non è sua intenzione mettere un bavaglio, ma lasciare la rete libera costruendo un “terzo operatore” che possa intervenire in fretta quando necessario.
Dinosauri
Non so cosa intenda, ma è ovvio a tutti che se l’intervento fosse censorio avremmo automaticamente un bavaglio. E io non posso concordare con un’idea del genere. Ma ritengo i soggetti che si lanciano in questo genere di affermazioni siano dinosauri, incapaci di stare in rete, arrivati tardi ad usare i social network, e a digiuno totale di come funziona la veicolazione dell’informazione online.
Io non so cosa intenda fare Pitruzzella, ma ho 44 anni, mi ricordo bene il punto 29 del disegno di legge del 2008, quello per cui TUTTI alzarono gli scudi all’epoca.
Vi domanderete allora perché mi arrabbio?
Perché mi sento di mandare a fare in culo chi scrive articoli come quello su Linkiesta?
Ora, se gli americani trovano consolatorio raccontarsi che la Clinton ha perso per le bufale online ispirate forse dai servizi segreti russi, va benissimo. Lo facciano. Se agli inglesi piace appendere la Brexit alle bugie sul costo economico della permanenza nella Ue, fatti loro. Ma qui in Italia, sostenere che il successo dei grillini o la vittoria del no referendario sono stati determinati dai diecimila o centomila Napalm51 che strepitano sul web, suona piuttosto ridicolo. Sappiamo tutti come è andata, e quali sono i motivi – politici, non emotivi – per cui abbiamo sindaci grillini a Roma e Torino, un premier abbattuto da un referendum, elezioni ad alto rischio alle porte. Dovremmo anche sapere che siamo un Paese con una tradizione politica complessa, antica, frastagliata, in cui la propaganda ha sempre contato assai meno che nel mondo anglosassone. E infine dovremmo aver presente che le letture semplificatorie della realtà le abbiamo già usate e abbiamo sbagliato: «Berlusconi vince perché ha le tv», vi ricordate? Sarebbe ora di smetterla di correre dietro alle analisi a un tanto al chilo.
(Grillo mode:ON) Vaffanculo Flavia Perina, vaffanculo dal cuore, perché tu stai facendo il gioco caro ai giornalisti e ai politici, difendere il proprio culo. (Grillo Mode: OFF)
Non è per colpa di mille diecimila o cinquantamila Napalm51 se ci sono sindaci grillini (che poi magari sanno anche fare il loro mestiere) ma è colpa dei giornalisti (e degli editori) che se ne fottono se pubblicano quotidianamente stronzate sui loro giornali, se mettono in piedi trasmissioni dove invece che informare perculano il telespettatore. Sono loro che vanno colpiti, sono loro che meriterebbero sanzioni (e non bavagli sia chiaro: scrivi pure quello che vuoi, ma se salta fuori che si trattava di fuffa paghi la multa salata).
Dai Napalm51 non ci si difende con la censura, lo so bene io, e lo sai bene anche tu.
Cultura e insegnamento
Dai Napalm51 ci si difende con la cultura e l’insegnamento, quella cultura che nel nostro Paese è sotto la suola delle scarpe. Quella cultura che anche per colpa di mass media abituati solo a fare audience invece che fare servizio pubblico manca nelle nostre case.
Ed è quella la strada che chi demistifica cerca di portare avanti, ed è forse quella la strada che spaventa di più i giornalisti e i politici. Perché quando si sarà insegnato a un giovane a riconoscere i segni della fuffa, poi ogni volta che ne troverà si ribellerà, e quando si accorgerà che in alcuni casi la fuffa supera abbondantemente i contenuti validi, voi cari giornalisti sarete costretti a cambiare mestiere.
Dare in mano ai giovani le armi adatte a districarsi nel marasma dell’informazione è l’unica cosa giusta da fare. Insegnare fin dalla scuola media ad affinare lo spirito critico, spiegare e fornire gli strumenti per capire se ci si trova di fronte a notizie fondate o meno: questa sarà la grande vera rivoluzione, senza nessuno bisogno di censurare alcunché, senza nessun bisogno d’imporre bavagli. Dare al pubblico del futuro le armi per difendersi da soli dalla manipolazione dei fatti.
Se ci riusciremo sarà una vittoria immensa, ci vorranno anni, sia chiaro, ma in un colpo solo potremo decretare la fine non solo di svariate testate giornalistiche, ma anche di alcuni partiti politici che senza la possibilità di prendere per il culo i propri elettori non avranno più alcuna presa sul pubblico.
Pitruzzella viene da un periodo diverso e forse per lui ha ancora senso pensare di poter controllare la rete, ma è anche lui un incapace, al pari di Grillo, al pari di Berlusconi, al pari di chiunque sia nato in un’epoca in cui la rete non esisteva affatto e abbia imparato a conoscerla tardi.
Flavia Perina che ha firmato l’articolo su Linkiesta è stata per breve tempo co-direttrice di un’agenzia di stampa italiana, credo che chi legge Butac abbia imparato quanto amo le fonti usate dalle nostre agenzie di stampa, prime colpevoli se la fuffa dilaga.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
Sull’argomento consiglio di leggere la riflessione di Paolo Attivissimo e l’ottimo articolo di David Puente che, tra le altre cose, elenca tutte le occasioni in cui Grillo ha invocato la censura, tanto quelli presi di mira erano gli altri.
maicolengel at butac punto it
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