158 milioni di lire nella cantina del nonno
L'ennesimo comunicato stampa inviato da un'associazione di avvocati in cerca di visibilità, che le agenzie di stampa nostrane forniscono gratuitamente e con entusiasmo
Su Adnkonos il 25 giugno è stato pubblicato un articolo che, fin dal titolo, ha fatto scattare il nostro quinto senso e mezzo, quello che identifica la puzza di bufala:
Trovano 158 milioni di lire nascosti nella cantina del nonno, ma non possono più spenderli
Purtroppo l’articolo, pubblicato da una delle principali agenzie di stampa del Paese, ha poi fatto il giro di svariate redazioni, e per questo siamo qui a ripeterci per la millesima volta.
L’articolo – dopo una lunghissima premessa col racconto del ritrovamento e della risposta negativa da parte di Banca d’Italia – arriva al solito punto, quello dove ci viene raccontato che le due sorelle
…hanno pensato di rivolgersi a Giustitalia, un’associazione che si occupa di tutela dei risparmiatori…
I nostri amici di Giustitalia, sempre loro, menti dietro a un numero spropositato di articoli fatti con lo stampino, articoli che possono avere solo uno scopo: pubblicare, senza spendere un euro, il nome dell’associazione sul maggior numero possibile di giornali. Sia chiaro, Giustitalia fa quel che vuole, e non c’è nulla di illegale nell’inviare comunicati stampa ai quotidiani, quello che però le agenzie di stampa dovrebbero fare è verificare le notizie. Ad esempio, nel caso specifico: perché non abbiamo un’immagine delle sorelle con il bottino? E poi: 158 milioni di lire non sono una piccola somma, come mai erano in cantina? Che mestiere faceva il nonno per aver messo da parte una somma del genere senza che la famiglia lo sapesse? Spacciava? Era il Walter White della Liguria?
Inoltre nel racconto c’è questa mania tipica dei comunicati Giustitalia per i dettagli, ne mettono sempre moltissimi, più ce ne sono più è probabile che qualcuno ci faccia un articolo. Quindi ci dicono che:
Si trattava della bellezza di 158milioni di vecchie lire, divise in 1.436 banconote da 100mila lire e 88 banconote da 50 mila lire.
Ma (1436*100000)+(88*50000)= 148milioni di lire.
Poi sempre il responsabile Giustitalia ad Adnkronos avrebbe detto che:
il legittimo titolare della somma è deceduto nel 2000, quindi prima che intervenisse la moneta unica europea e con il decesso del titolare del diritto si interrompe la prescrizione.
Ma dove sta scritto? Era così difficile provare a verificare queste sciocchezze? Non esiste una legge che “blocca la prescrizione” col decesso. Ci voleva un giornalista professionista per verificarlo, forse Adnkronos non ne aveva di liberi in quel momento.
Chissà.
E ancora, nell’articolo viene riportata questa dichiarazione di una delle due sorelle:
Abbiamo parlato della nostra vicenda a dei nostri parenti che vivono in Svizzera – spiega ancora una delle due – e loro ci hanno detto che lì è ancora possibile cambiare le vecchie valute; mi domando per quale motivo in Italia le cose debbano andare così.
In Svizzera non c’è stato alcun cambio di valuta, hanno in circolazione ancora delle monete da 10 centesimi che risalgono al 1879, sono tra le monete più antiche in circolazione. Sia chiaro, monete e banconote nel corso degli anni hanno avuto diversi restyling, ma di base sono tutte ancora cambiabili presso la SNB (la Banca Nazionale Svizzera). Quello che non ha senso è il parallelo: Paese che vai leggi che trovi. La Svizzera, che non ha avuto cambio di valuta, ha scelto che la valuta, anche quando fuori corso, fosse comunque cambiabile per un tempo illimitato; l’Italia, come molti altri Paesi, no.
Che nel 2024 giornalisti professionisti ancora caschino nella pubblicazione di comunicati stampa fatti così lascia allibiti. Perché sia chiaro: siamo praticamente certi che si tratti di una bufala, ma anche esistessero veramente le due sorelle e il pacco di banconote siamo di fronte a una non-notizia, di nessun rilievo se non quello di fare pubblicità gratuita ad un’associazione di avvocati, ha senso pubblicarla? Evidentemente sì, visto che l’unica testata a cui abbiamo fatto presente la questione, invece che fare un nuovo articolo spiegando le cose, ha preferito rimuovere il marchio Giustitalia dalla notizia, lasciandola comunque pubblicata senza aver nemmeno provato a fare un riscontro.
maicolengel at butac punto it
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