A caccia di like con foto di vent’anni fa

Ci avete segnalato un post di una pagina social animalista: Eroi con la coda. Qui sotto potete vedere foto e relativo post:

A BREVE SARÀ UN CAPPOTTO
Questa foto è stata fatta proprio nel momento in cui tirano fuori questa volpe dalla gabbia per scuoiarla.
Nato tra queste sbarre e non ne è mai uscito. Ora lo farà per conoscere l’inferno.
Prima verrà fulminato, ma questo non lo ucciderà, ma lo lascerà stordito per facilitare la lavorazione degli scuoiatori.
Questo significa che verrà scuoiato finché è ancora vivo e molto probabilmente si sveglierà nel bel mezzo del processo. Altrimenti lo farà una volta gettato nel container, dove morirà in agonia.
Tutto per un indumento inutile.

No, a breve non sarà un cappotto, lo è diventato anni fa, quasi venti ad essere precisi, difatti la foto è stata scattata il 3 novembre 2005, come spiega Getty Images:

PUSHKINO, RUSSIAN FEDERATION: A picture taken 03 November 2005 shows a fox at a farm in Pushkino, some 40 kms from Moscow. From Soviet leaders to high society icons, a Russian fur coat was once seen as a desirable status symbol. But as Russians increasingly favor foreign imports, the Pushkino fur farm is barely surviving. The problems of Russia’s fur industry are unrelated to ethical scruples of the kind that have put the industry under pressure in the West. It is the sector’s inability to keep up with Western brands since the collapse of communism that is the real problem, observers say. AFP PHOTO / YURI TUTOV (Photo credit should read Yuri Tutov/AFP via Getty Images)

Che tradotto:

PUSHKINO, FEDERAZIONE RUSSA: Una foto scattata il 3 novembre 2005 mostra una volpe in una fattoria a Pushkino, a circa 40 km da Mosca. Dai leader sovietici alle icone dell’alta società, una pelliccia russa era una volta considerata un simbolo di status desiderabile. Ma poiché i russi preferiscono sempre più le importazioni straniere, la fattoria di pellicce di Pushkino sta a malapena sopravvivendo. I problemi dell’industria della pelliccia in Russia non sono legati a scrupoli etici del tipo che hanno messo sotto pressione l’industria in Occidente. È l’incapacità del settore di tenere il passo con i marchi occidentali dalla caduta del comunismo che è il vero problema, dicono gli osservatori. AFP PHOTO / YURI TUTOV (Il credito fotografico va a  Yuri Tutov/AFP via Getty Images)

Quindi, la foto risale a quasi venti anni fa, ed è stata scattata fa in una fabbrica di pellicce che era in crisi economica a causa della preferenza dei ricchi russi per i prodotti d’importazione. In Italia dal 1 gennaio 2022 è vietato allevare, far riprodurre in cattività, catturare e uccidere visoni, volpi, cani procione, cincillà e animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia. 

Come ripetiamo da anni, se sfruttiamo una fake news o un contenuto fuori contesto per difendere una battaglia nella quale crediamo stiamo regalando ai nostri oppositori un’arma che prima o poi ci si ritorcerà contro. Ecco, questa foto è esattamente questo, uno scatto vero, che viene diffuso da ormai vent’anni dando a intendere che sia attuale.

Purtroppo la Russia è lontana dal bandire le fabbriche e allevamenti di pellicce – se c’è chi condivide questi appelli animalisti ed è anche un sostenitore di Putin e del suo regime dovrebbe rendersi conto che proprio in quel Paese vi sono ancora tanti amanti delle pellicce, meglio se d’importazione, disposti a spendere fregandosene del benessere degli animali.

maicolengel at butac punto it

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