“Uno studio ha scoperto”: l’agopuntura…
Riparliamo di una classica fallacia che piace tanto a chi deve decidere i titoli sui giornali
Sul Corriere, testata nazionale che dovrebbe sempre ricordarsi che i lettori andrebbero informati nella maniera corretta, il 26 ottobre 2024 è apparso un articolo dal titolo:
Sciatica cronica: l’agopuntura può migliorare il dolore e la capacità di movimento
L’articolo riprende uno studio pubblicato il 14 ottobre 2024 su JAMA Internal Medicine, studio che, come spiega il Corriere, mette a confronto agopuntura reale e agopuntura “falsa”.
Cerchiamo di spiegare meglio la questione. sono stati presi 216 pazienti, tutti sofferenti di sciatica cronica, e sono stati divisi in due gruppi: a un gruppo venivano infilati aghi a casaccio (sham, agopuntura falsa), mentre all’altro gruppo venivano infilati aghi nei punti cosiddetti terapeutici, quelli che secondo i manuali dell’agopunturista dovrebbero appunto avere effetto benefico sul paziente.
Lo studio ha delle evidenti limitazioni, che sono correttamente riportate nello studio stesso:
- Impossibilità di cieco per gli operatori: pazienti e analizzatori erano “ciechi” rispetto al trattamento che veniva somministrato, cioè non sapevano se si trattava delle procedure corrette oppure no, ma ovviamente non lo erano gli agopunturisti, che conoscevano il gruppo a cui stavano facendo il trattamento.
- L’uso dell’agopuntura falsa non esclude completamente l’effetto placebo, difatti è possibile che anche i pazienti facenti parte del gruppo di controllo abbiano percepito comunque qualche effetto benefico, complicando la valutazione dei risultati.
- Lo studio ha confrontato l’agopuntura con quello che viene considerato un trattamento placebo, ma senza considerare confronti con altri trattamenti standard, come farmaci antinfiammatori o chirurgia. Questo non permette di considerare come l’agopuntura si posizioni rispetto alle opzioni terapeutiche più usate e riconosciute dalla comunità scientifica.
Quindi torniamo al nostro titolo: “uno studio ha scoperto” non è la dimostrazione di efficacia di una pratica medica, ma solo uno spunto di ricerca. Invece se quel singolo studio viene riportato sui giornali dandogli enfasi il rischio è che diventi una marchetta pubblicitaria per chi l’agopuntura la pratica. Come spiegavamo ad aprile 2024:
Quando, invece che un singolo studio, saranno tanti studi a riportare la stessa scoperta, allora sì che avrà senso allarmare il proprio pubblico di riferimento, fino a quel momento si sta facendo una speculazione basata su dati che non sappiamo quanto possano essere affidabili.
Su temi come quelli legati alla medicina, quando decidono di pubblicare qualcosa, le redazioni giornalistiche dovrebbero sempre prestare particolare attenzione. Sia chiaro, nell’articolo del Corriere qualcosa sui limiti dello studio viene spiegato, il problema è quel titolo, che nella testa di una buona fetta di lettori sarà l’unica cosa che resterà impressa a distanza di poche ore ore dall’averlo letto.
A oggi la maggioranza della comunità scientifica internazionale ritiene l’agopuntura una pratica pseudoscientifica, in particolare perché si basa su concetti che non hanno fondamenti scientifici riconosciuti. Nel 2011 una revisione sistematica che ha stabilito che, fino a quel momento, i benefici percepiti da chi si sottopone alla pratica derivassero più dall’effetto placebo che dall’agopuntura stessa. Tutte queste informazioni andrebbero tenute in considerazione e riportate ogni volta che si decide di parlarne, perché fino a quando non saranno smentite (se mai lo saranno) sono le basi su cui la comunità scientifica basa il suo giudizio.
redazione at butac punto it
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