I bambini spartani selezionati alla nascita

Ne abbiamo sentito parlare tutti, ma la storia dei neonati spartani deboli che venivano gettati dalle rupi non è esattamente verificata

Quante volte abbiamo sentito raccontare la leggenda dei bambini degli spartani che, se nascevano con difetti di qualsivoglia genere, venivano gettati dalla cima del monte Taigeto?

Una riproposizione della leggenda l’ho incontrata più volte sotto ad articoli su testate populiste che parlano di woke e gender, con soggetti che sostenevano che gli spartani facessero bene a eliminare la prole “imperfetta” prima che potesse creare problemi alla comunità. Ma non solo, anche influencer su alcune piattaforme hanno, negli ultimi anni, contribuito al protrarsi della leggenda, ad esempio questo post sulla pagina del Professor X, alias di Guendalina Middei, classe 1992, recita:

«A Sparta il figlio se era deforme e poco prestante veniva gettato dal baratro del monte Taigeto, poiché né per se stesso né per la città era meglio che vivesse. Di tutte le città della Grecia, Sparta è l’unica a non aver lasciato all’Umanità né uno scienziato, né un artista né un poeta. Forse gli spartani, senza saperlo, eliminando i loro neonati troppo fragili, hanno ucciso i loro musici, i loro poeti, i loro filosofi.»
Chi di voi non ha visto almeno una volta nella vita un dipinto di Caravaggio? O letto una poesia della Merini? E Van Gogh? C’è un motivo se in ogni parte del mondo, le opere di Van Gogh, a distanza di due secoli, continuano a suscitare emozioni tanto forti. Pensate che dipinse La notte stellata dalla finestra di un manicomio. Anche Alda Merini venne rinchiusa in manicomio. Molti dicevano che Caravaggio fosse pazzo, e lo stesso dissero di Camille Claudel, di Beethoven, persino di Socrate! Perché? Perché non vivevano come gli altri pretendevano che vivessero. Perché questi uomini sentivano e pensavano in modo diverso. Cosa c’entra con Sparta?
Ecco Sparta fu l’emblema nel mondo antico dell’efficienza. Della forza. Nel mondo spartano non c’era spazio per l’iniziativa individuale, per la libertà d’azione, per i sentimenti; a Sparta la vita dei cittadini seguiva soltanto ordini e regole: era il mondo dell’obbedienza. Ogni aspetto della vita dei cittadini-soldati era controllato dallo stato. Essere un buon guerriero era l’unico scopo dello spartano. Chi non poteva e non sapeva esserlo, doveva sparire. O essere sfruttato. Per questo motivo Sparta non ebbe musici, poeti, filosofi.
Oggi lo stato non vuole cittadini-soldati, ma cittadini-consumatori. Persone che pensino e sentano in modo facilmente prevedibile, facilmente controllabile. Non servono i filosofi, non servono i pensatori, non servono gli artisti ma soltanto operai altamente qualificati. Ed ecco perché la Storia, a detta del nostro illustre ministro Cingolani, non serve a nulla. Agli uomini-macchina non è utile conoscere la storia di Sparta. Ragionare. Mettere in relazione.

Il post è del 2023, ed è sfruttato per spingere la ristampa di un libro di Middei. Il virgolettato iniziale è attribuito a Jerome Lejeune, pediatra e genetista, uno degli scopritori della causa della sindrome di Down (evidentemente all’autrice citare l’autore originale non interessava).

Ma proprio per come vediamo sfruttare questo tipo di virgolettati e per come la leggenda viene tutt’ora rimessa in circolazione senza che si cerchi di approfondire la questione, abbiamo pensato fosse utile trattarla.

La storia dei neonati spartani gettati dal monte Taigeto arriva a noi grazie a un singolo racconto di Plutarco, nel suo libro Vita di Licurgo. Plutarco visse intorno all’anno 100 d.C., e i fatti che narrava risalivano a circa 700 anni prima, quindi Plutarco non aveva alcun modo di verificarli, così come i lettori della sua opera. Senza altre attestazioni, non abbiamo modo di capire da dove provenga la storia e se affondasse le sue radici in fatti realmente accaduti o fatti che accadevano abitualmente. Ma qualche anno fa il professor Theodoros Pitsios della facoltà di Medicina antropologica dell’università di Atene ha pensato bene di fare quella verifica, ed è andato a cercare alle pendici del monte.

Dopo cinque anni di studi e analisi ha dovuto ammettere che di ossa di bambini non ha trovato alcuna traccia, mentre ne ha trovate di persone tra i 18 ai 35 anni. Secondo lo studioso le ossa trovate appartengono a soggetti probabilmente considerati dagli spartani come criminali, e gettati dalla cima del monte come si faceva a Roma dalla rupe Tarpea.

Sia chiaro, come spiegato su Il Bo Live dell’Università di Padova:

…non dimostrano senza ombra di dubbio che l’infanticidio selettivo non esistesse: l’assenza di prove in questo senso farebbe pensare a casi più sporadici rispetto a quelli intuiti dopo la lettura di Plutarco, ma è anche possibile che l’infanticidio fosse considerato una pratica vergognosa ma necessaria, e che per questo motivo le fonti fossero reticenti: “Teniamo presente – aggiunge Bonetto – che l’uccisione o l’abbandono dei bambini appena nati con qualche difficoltà o malformazione è una pratica abbastanza diffusa in tutte le civiltà del globo, ed è ben nota anche a livello etnografico“. Un altro problema si pone quando ci allontaniamo dal concetto di infanticidio e cominciamo a ragionare sull’abbandono: è molto difficile distinguere, tramite le prove archeologiche, i resti di un bambino morto per cause naturali e quelli di un bambino abbandonato e morto solo dopo per cause naturali.

Quello che possiamo dire è che alle pendici del monte Taigeto di ossa di neonati non ne sono state trovate, per cui quella dei bambini gettati dalla sua cima risulta essere una leggenda certificata dagli studi. Per chi volesse approfondire esiste un bell’articolo su Science che tratta dettagliatamente la questione.

maicolengel at butac punto it

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