Il blog di Grillo, i grassi e lo zucchero

zucchero

Gira un articolo che ci hanno segnalato sul blog di Beppe Grillo ma che al momento risulta non essere più online. Rimane però pubblicato su siti più o meno ufficiali del Movimento 5 Stelle, anche se la fonte pare essere Fortesano.it con un articolo del 13 settembre.

cattura

Così hanno pagato gli scienziati per attribuire le malattie cardiache ai grassi (e non allo zucchero)

L’industria saccarifera negli anni ’60 pagò gli scienziati per minimizzare l’importanza del collegamento tra il consumo di zucchero e l’insorgere di malattie cardiache e attribuirne invece la causa agli acidi grassi saturi, ovvero i grassi presenti nella carne e nei suoi derivati, nei latticini e in alcuni oli vegetali.
È quanto emerge da documenti interni del settore, scoperti di recente da un ricercatore dell’Università della California, e pubblicati lunedì scorso sulla rivista JAMA Internal Medicine: questi documenti suggeriscono, riporta il New York Times, che almeno 50 anni di ricerca sul ruolo della nutrizione nello sviluppo delle malattie cardiache sono stati influenzati dall’industria saccarifera, incluso alcune raccomandazioni della dieta odierna.
“Sono stati in grado di deragliare la discussione sullo zucchero per decenni,” osserva Stanton Glantz, professore di medicin alla U.C.S.F. di San Francisco e autore dello studio.
I documenti mostrano che un gruppo chiamato The Sugar Research Foundation, e noto oggi come Sugar Association, pagò tre scienziati di Harvard l’equivalente di 50.000 $ di oggi per pubblicare nel 1967 una revisione della ricerca su zucchero, grassi e malattie cardiovascolari. Gli studi citati nella revisione furono selezionati accuratamente dal gruppo di ricercatori e l’articolo, pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine ridimensionavano il collegamento tra zucchero e salute del cuore e denigravano i grassi saturi.
Sebbene queste rivelazioni risalgano agli anni ’60, inchieste giornalistiche più recenti mostrano come l’industria alimentare continui ad influenzare la scienza dell’alimentazione.
Nel 2015 il New York Times ha rivelato che Coca Cola, primo produttore mondiale di bevande zuccherate, ha finanziato con milioni di dollari i ricercatori che minimizzassero la relazione tra il consumo di bibite zuccherate e l’obesità.
E nel giugno scorso l’Associated Press ha svelato che i produttori di dolciumi finanziavano ricerche che dimostrassero come i bambini che mangiano caramelle tendono a dimagrire di più di quelli che non ne mangiano.
Gli scienziati di Harvard che hanno condotto la ricerca non sono ancora in vita. Ma hanno fatto carriera. Uno dei tre era D. Mark Hegsted, diventato poi “Head of Nutrition” al Dipartimento dell’Agricoltura USA, dove nel 1977 aiutò ad abbozzare l’antesignano delle linee guide del governo federale per la dieta. Un altro era Dr. Fredrick J. Stare, presidente del Dipartimento di Nustrizione di Harvard.
Delle informazioni diffuse dalla stampa specialistica, come vedete, non sempre ci si può fidare. In Italia il dottor Franco Berrino, edidemiologo dell’Istituto dei Tumori, e autorevole ricercatore, avverte da anni dei rischi dello zucchero.

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Il post è sostanzialmente corretto.
Il professore di medicina Dr. Stanton. A. Glantz, dell’Università della California S. Francisco, ha trovato negli archivi della SRF (Sugar Research Foundation, associazione di ricerca sullo zucchero, legata all’industria saccarifera statunitense, che attualmente ha cambiato nome e si chiama Sugar Association) una serie di documenti e, con il suo gruppo di ricerca, li ha assemblati nel racconto di un caso di studio. L’articolo è stato pubblicato sul magazine Jama – Internal Medicine (The Journal of the American Medical Association – nella sezione dedicata alla medicina interna).
Il lavoro originale si può leggere gratuitamente qua.

Vediamo i fatti.
Nel 1965 la SRF ha pagato due ricercatori per modificare i risultati di una revisione sulla letteratura allora disponibile sulle relazioni tra alimentazione e malattie coronariche. Uno dei due era D. Mark Hegsted, professore di nutrizione per la Harvard School of Public Health che diventò poi il capo della divisione di ricerca sulla nutrizione del Dipartimento per l’Agricoltura statunitense; nel 1977 il gruppo guidato dal prof. Hegsted pubblicò le linee guida sull’alimentazione.

Il prof. Hegsted ed il suo collega Robert McGandy vennero pagati dalla SRF rispettivamente 500$ e 1000$ (3800$ e 7500$ del 2016) per scrivere un articolo nel quale venisse minimizzato il ruolo degli zuccheri nella dieta come ulteriore fattore di rischio nelle malattie coronariche. Inoltre la SRF avrebbe promesso loro ulteriori 6500$ (48900$ del 2016) per un articolo di revisione dei vari lavori che avessero evidenziato i pericoli causati dal saccarosio e dal fruttosio. La vicenda presenta anche una nota comica, se vogliamo definirla così: la SRF divise i primi pagamenti in due metà; la prima venne versata subito ai ricercatori, la seconda sarebbe stata versata solo dopo che la review fosse stata accettata per la pubblicazione dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medecine.

On July 13, 1965, 2 days after the Tribune article, the SRF’s executive committee approved Project 226, a literature review on “Carbohydrates and Cholesterol Metabolism” by Hegsted and Robert McGandy, overseen by Stare. The SRF initially offered $500 ($3800 in 2016 dollars) to Hegsted and $1000 ($7500 in 2016 dollars) to McGandy, “half to be paid when you start work on the project, and the remainder when you inform me that the article has been accepted for publication.” Eventually, the SRF would pay them $6500 ($48 900 in 2016 dollars) for “a review article of the several papers which find some special metabolic peril in sucrose and, in particular, fructose.”

Le persone coinvolte in questa sgradevole vicenda, il prof. Hegsted, il dott. McGandy e i membri della SRF che li pagarono, oggi non sono più in vita.

Il problema sollevato dalla falsificazione di quella ricerca del 1965 si protrae ancora oggi, ma soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti: la demonizzazione dei grassi ha portato alla commercializzazione di un numero molto elevato di cibi “low fat”, ma ricchi di zuccheri. È bene ricordare sempre che una dieta equilibrata deve comprendere tutti i nutrienti, grassi e zuccheri semplici compresi; in presenza di problemi di salute è sempre meglio verificare con il proprio medico quali alimenti privilegiare e quali ridurre.
Per chi volesse approfondire quali sono i consigli dell’OMS in materia di consumo di zuccheri, ecco una pagina utile.

Nell’articolo originale si trovava un video (non inserito quasi in nessuno dei reprise successivi) con l’opinione di Franco Berrino, medico ed epidemiologo convinto sostenitore di una dieta corretta come prevenzione primaria dai tumori, che disgraziatamente associa il suo nome a campagne discutibili o personaggi poco raccomandabili (tra cui le Iene). Berrino è da sempre sostenitore di un ridottissimo consumo di zuccheri; e dopotutto la vicenda raccontata poc’anzi non sta certo a significare che lo zucchero non sia dannoso, anzi, è ormai riconosciuto dall’intera comunità scientifica che lo zucchero possa aumentare l’incidenza dei tumori in che ne consuma grosse quantità, esattamente come succede con i grassi. Come sempre, nell’alimentazione, si raccomandano moderazione e varietà. Ma al contempo la dimostrazione che ci siano state manipolazioni in alcuni studi non significa che tutti gli studi al riguardo debbano essere ritenuti incorretti.

Elisabettaprima

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