Nuove strategie comunicative sulle Fake News

L’amico di WebSvelato mi ha passato un link a un video pubblicato su ByoBlu, una lunga intervista ad Enrica Perucchietti, giornalista e autrice del libro “Fake news” con prefazione di Marcello Foa. L’argomento della lunga intervista sono proprio le fake news, si passa da suggerimenti a cenni storici, da attacchi ad aneddoti.

A mio avviso in certi contenuti che vengono realizzati per il web si cela una chiara strategia. Il tutto (in Italia) comincia da subito dopo la richiesta da parte di Laura Boldrini di un aiuto a più mani nello stendere il progetto #bastabufale. Il tentativo è quello di appropriarsi del termine fake news per dargli un significato differente da quello con cui è nato. Si cerca di farsi passare per vittime, censurati e zittiti dalla rete. Ci si presenta ai propri lettori come innocenti che stanno subendo l’inquisizione. Cercando di far leva un po’ sul pietismo e un po’ sull’innocenza di un certo tipo di pubblico.

Le fake news?

Odio il termine fake news, ve l’ho già detto svariate volte. Siamo al lavoro anche noi sulla bozza di un vero libro e la discussione è se usare nel titolo il termine fake news, io eviterei.

BUFALE, le notizie finte da noi si chiamano bufale, e comprendono sia le boiate che vediamo girare sui social che le notizie con fondi di verità misti a bugie e manipolazione dei fatti. Le prime sono vere e proprie balle, bugie inventate per molteplici ragioni, le seconde – che sarebbero quelle più propriamente chiamate fake news –  sono pericolose proprio perché credibili e difficili da verificare.

Nell’intervista ci sono spunti corretti dedicati al pensiero critico e alla mente aperta, ma ce ne sono altri che che mi hanno fatto storcere il naso, c’è puzza di complotti su più livelli. Ma non è mia intenzione parlare di questo.

L’emergenza fake news

Un po’ oltre la metà del video il tema ci tocca più da vicino. Ritengo che leggere quanto dicono sia meglio che sentirlo, anche per poter tornare indietro a rileggere i passaggi in cui ci si perde un po’. Pertanto ecco qui la trascrizione di poco più di cinque minuti di video.

Si parte con Messora:

In questa storia, la storia della nascita dell’emergenza fake news, a un certo punto s’inseriscono alcuni soggetti che si autoproclamano senza alcun tipo di laurea o di, anzi, diciamo in genere proprio non ce l’hanno (e ride con Perucchietti della battuta), si autoproclamano difensori e baluardi della verità. Si fanno chiamare debunker, forse anche questo è un  termine entrato nel dizionario delle ehhhmm … Si fanno chiamare debunker e iniziano a costruire delle liste di proscrizione, ma lo fanno in tempi assolutamente sospetti, non non sospetti no? (Perucchietti annuisce)…

Fermiamoci un attimo, ci sono due cose che ritengo vadano chiarite. Messora ci dice che i debunker sono arrivati poco dopo l’emergenza fake news. Ma di emergenza sui media principali si parla dal 2016, mentre online nei siti più di nicchia se ne parlava dal 2014. BUTAC è nato nel 2013. Mi riferisco a BUTAC e non a tutti i siti di debunking perché Messora ce l’ha chiaramente con noi, lo dimostra con l’affermazione successiva, quando parla di liste di proscrizione. La black list di BUTAC è la prima nata in Italia in quella maniera. Esisteva già sul sito originale su blogspot, risale al 2014. Le altre liste, compilate da colleghi, arrivano dalla fine del 2015 in poi. Messora sostiene che i tempi in cui è nata la Black List fossero sospetti, ma perché, visto che nessuno all’epoca se ne occupava e che di possibili emergenze bufale non c’è traccia fino alla campagna presidenziale di Trump? La nostra black list risale al 13 aprile 2014. Non  li ritengo tempi sospetti, mi piacerebbe che Messora si spiegasse meglio. L’altra black list molto letta è quella di bufale.net che è chiaramente ispirata alla nostra, ed è uscita a fine 2015. La sua sì che può sembrare nata in tempi sospetti per cavalcare l’onda delle fake news. La nostra, mi spiace per Claudio Messora, è precedente, e lui lo sa bene visto che interagiva già con noi nel 2015.

I nuovi inquisitori

Procediamo con la nostra trascrizione:

…Per cui dopo aver creato su quei tre, quattro siti che siamo abituati a conoscere, queste liste di proscrizione a un certo punto Laura Boldrini, terza carica dello Stato, li invita a palazzo. Li certifica, li autentica, gli dà l’imprimatur, la bolla papale.

Questi sono… (termina la frase la simpatica Perucchietti)… I nuovi inquisitori. (prosegue Messora facendo finta di essere Boldrini) …ma sono i miei consulenti per la battaglia contro le fake news yeah. Questo implica, come sa benissimo chi conosce anche solo in superficie la comunicazione, questi nomi finiscono immediatamente su tutti i giornali… vengono quindi investiti di un’autorità e poi vai a vedere chi sono, cosa scrivono, chiaramente non sono tutti uguali, hanno delle specifiche diverse, delle competenze diverse, dei modi di approcciare diversi. Ce ne sono alcuni che hanno veramente, hanno la competenza, la capacità di interpretare le cose che leggono (s’inserisce Perucchietti che dice qualcosa che non comprendo benissimo, credo dica che la competenza non è neanche base, ma non sono sicuro) è inquietante, veramente inquietante.

Veniamo definiti “i nuovi inquisitori”, ma vedete, c’è un grosso problema, gli inquisitori zittivano chi non la pensava come loro, lo annullavano, lo censuravano. Noi da sempre, e qui posso parlare anche per gli amici e colleghi Puente e Attivissimo, siamo contro ogni forma di censura, l’unica cosa che chiediamo è attenzione sul problema da parte dei media nazionali, e più programmi educativi nelle scuole dedicate al mondo dell’informazione digitale e alla formazione dello spirito critico nei giovani e giovanissimi. Null’altro. L’abbiamo scritto nel decalogo del #bastabufale e detto e ripetuto molte volte nei nostri articoli. Fare finta che non sia così è mentire al proprio pubblico.

(Ritorna Messora) Tu parli di astrofisica e loro ti criticano, non è vero perché avevi il pelo nel naso leggermente spostato.

No, se parli di astrofisica e sei un astrofisico ti confronterai coi tuoi pari, se parli di astrofisica e sei un giornalista o comunicatore dovrai sottostare alla stessa verifica dei fatti che dovevi fare tu prima di aprire bocca. Non è difficile, ma fare finta di non sapere queste cose è un giochetto a cui Messora ci ha abituato da tempo. Il fact checking non c’entra nulla con l’avere una laurea in una materia. Verificare i fatti nella grande maggioranza dei casi è alla portata di tutti, anche di Messora.

In buona fede o telecomandati?

Quindi secondo te (chiede Messora a Perucchietti) questi cosiddetti fact checkers nostrani a cui si è rivolto anche lo studio organizzato da Oxford University e Reuters Institute for journalism, di cui ti parlavo prima, per avere un elenco di siti considerati di fake news, a cui si è rivolto anche Google quando ha deciso di disabilitare la monetizzazione a 500 siti in tutto il mondo che erano pericolosi e miracolosamente in Italia hanno tolto la monetizzazione proprio a ByoBlu.

Messora racconta una piccola bugia anche quando fa riferimento alla demonetizzazione, come sa chi ci legge da sempre… Ma facciamo finta di niente e procediamo:

Quindi questi debunkers secondo te sono tutti in buona fede o nascono con un compito che portano avanti egregiamente e quindi in qualche maniera sono telecomandati? (Perucchietti risponde) Io non posso parlare per tutti però immagino che, diciamo i vertici di queste specie di truppe che poi hanno questa vocazione messianica, questo fanatismo alla base, perché sono dei veri e propri nuovi inquisitori, siano in qualche modo pilotati, lo spero per loro in realtà, lo spero davvero per loro, perché se non lo sono è ancora peggio. E poi ci saranno secondo me tutte le basse leve che sono assolutamente in buona fede. A parte gravissimo secondo me il ruolo della Boldrini e tutto il resto vabbè, adesso non ci torniamo neanche , ma davvero, gravissimo gravissimo di scegliere così delle persone che si erano autoimprovvisati tali senza la capacità, perché come dicevi prima alle volte trovi delle critiche al tuo lavoro assurde che non stanno né in cielo né in terra.

Purtroppo posso commentare poco senza dei riferimenti, dove i debunkers si sarebbero comportati come sostiene la Perucchietti? Non è dato saperlo.

Esempi spicci ma verificabili non ne fa, ma non ho dubbi ne abbia. Perché non essere esplicita? Dispiace però leggere di “autoimprovvisati”, specie quando nel gruppo c’è un collega di Perucchietti, giornalista, che sono ormai vent’anni che fa il debunker per passione, riconosciuto e stimato sia in Italia che all’estero. Io e David rientriamo sicuramente nel campo degli improvvisati, ma se nel 2018 veniamo contattati dalle redazioni della stampa estera per avere pareri sulle elezioni italiane ci sarà qualcuno che ritiene che quello che facciamo non è proprio da cacciare via. Ma nessuno si è messo su un piedistallo, anzi, chi legge BUTAC sa che spesso comincio gli articoli spiegando fin dalla prima riga che non sono un medico, non sono un ricercatore, non sono un biologo. Sono solo un blogger, e non ho mai avuto aspirazione a essere di più.

Odio chi ci prende come se fossimo la Bibbia, anche se sono nostri grandi fan.

L’aneddoto con Foa

Ma soprattutto hanno ormai la tendenza che hanno assunto delle modalità simili a quelle degli haters di andarti a criticare da un punto di vista personale. Ad esempio quando hanno criticato me, mi ricordo per una conferenza che avevo fatto con Marcello Foa proprio sulle fake news a Bologna l’anno scorso andarono a criticare. Poi andarono a presentarmi come un’amica di Tizio e di Caio tra l’altro di una sì ero amica, dell’altro lo conosco appena e quindi automaticamente per essere amica  di Tizio e di Caio dovevo sposare tutte le loro teorie, anche quelle che per me sono deliranti, no… cosa ne sai cosa ne sai, poi si vedeva dalla descrizione che avevano fatto che non avevano mai neanche minimamente letto un mio libro, avevano semplicemente cercato qualcosa e avevano fatto il solito minestrone. (Interviene Messora) Hanno la capacità di elaborazione di un facocero assolutamente imbarazzanti (Ritorna a Perucchetti) Ma poi sopratutto utilizzano questa modalità dell’odio tipica degli haters per cui iniziano a perseguitarti, a dileggiarti, non soltanto a screditarti, perché se poi screditassero il tuo lavoro con delle fonti, ma lo fanno dal punto di vista personale perché ti devono annichilire, ti devono annullare, devono creare anche il precdente, in modo che tutti gli altri ricercatori alternativi come te vedano il clima di odio e di persecuzione a cui tu sei sottoposto e quindi si crei il precedente, sempre più persone inizino ad avere il terrore di occuparsi di un certo tipo di tematica. Ti faccio un esempio, quando io e Gianluca Merletta quattro anni fa abbiamo scritto la prima versione di Unisex sulle teorie di genere moltissimi autori ben più famosi di noi ci avevano detto “non fatelo, vi distruggono, per carità, interessantissimo ma non fatelo” infatti alla riedizione poi siamo stati sommersi non soltanto dagli insulti ma addirittura da minacce di morte. Più le liste di proscrizione, per cui se tu parli del gender, che allora 3-4 anni fa NON esisteva e adesso insegnano le teorie di gender all’università, ci sono le copertine del National Geographic dedicato a quello ecc ecc ecc, se tu parlavi di quello eri uno che spacciava bufale. Quindi dovevi essere bruciato in piazza e i tuoi libri dovevano essere vietati, addirittura ci avevano proposto che ci facessero un TSO ecc ecc ecc. Ma questa è una modalità che ritorna frequentemente, difatti ne parlo nel libro, anche il discorso che tu parli di qualcosa, possa essere mondialismo, gender, vaccini, qualunque tematica, tu stai parlando di una fake news oppure di un qualcosa che non esiste e quindi sei un cazzaro perché quella tematica non esiste. (Palla a Messora)

Manca una fonte quindi anche qui non è chiaro chi sia stato a fare cosa. Cercando online, a parte i comunicati stampa dedicati all’evento di Bologna di articoli di critiche non ne trovo, o meglio ne trovo, uno, mio, pubblicato su BUTAC il 22 febbraio 2017. Ma io di Perucchetti non faccio mai il il nome né mi riferisco a lei in alcuna maniera, non cito nessuno se non Foa e Nino Materi che pochi giorni prima aveva pubblicato un editoriale su Il Giornale dove si parlava appunto di fake news. Quindi non è il mio articolo a cui fa riferimento la giornalista, perché non ci mostra quale dei debunker l’avrebbe attaccata così? Non è un sistema che viene normalmente usato dai debunker, se non quando le affermazioni da demistificare sono totalmente inventate e quindi ci si adatta a demistificare il messaggero invece del messaggio per capire se è il caso di fidarsi, ma è davvero molto raro.

Gender

Non ho letto Unisex, quindi non posso giudicare quanto riportato al suo interno, ma so che su BUTAC di gender abbiamo parlato allo sfinimento, senza che nessuno ci abbia mai segnalato il libro in questione, e senza che nessuno abbia mai portato fonti che smentissero quanto negli anni abbiamo riportato. Il libro di Perucchietti è del 2014, quando secondo lei nessuno ne parlava, il primo articolo con tag “gender” su BUTAC risale al 2014.

Quello che invece vorrei che commentasse la giornalista Perucchietti è il coraggio con cui si va a parlare di fake news quando Foa stesso è stato complice nel diffonderne alcune pochi mesi prima dell’intervento a Bologna, come riportavo nel mio vecchio articolo.

Foa è lo stesso che prende le difese di soggetti come Giulietto Chiesa, che ci racconta del golpe contro Trump, e dei filmati falsi di Al Qaeda, lo stesso che sosteneva la storia dei brogli in Austria, non avendo evidentemente dimestichezza con la lingua italiana. Che titoli ha per parlare di fake news un soggetto che le cavalca tutte, se solo possono portare acqua al suo mulino?

Ma evidentemente Perucchietti non ha letto il mio articolo, e fa riferimento ad altri, se no sono sicuro che avrebbe risposto alla mia domanda inevasa. Quanto riportato qui sopra sono poco più di 5 minuti su 48, non vado oltre nella trascrizione, questo mi basta, ma siete liberi di andare a cercare il video di Messora e guardarlo tutto intero, è sul suo canale Youtube. Le affermazioni che vengono fatte sono tante, e la furbizia di ByoBlu è sempre la solita: un’intervista non necessita di fonti. Ma sarebbe il caso perlomeno di portare un po’ di prove di quanto viene riportato.

Ogni ulteriore considerazione la lascio a voi nei commenti.

maicolengel Savonarola at butac punto it
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