Byoblu, il mainstream e gli spot informativi
Una bella infornata di disinformazione
Ci avete segnalato un video che avete mandato via WeTransfer visto che sta circolando (come ormai la maggior parte dei contenuti disinformativi di chi sa che rischia la cancellazione dai social) via WhatsApp e Telegram. Il video viene dalla solita piattaforma ByoBlu, di cui onestamente ci saremmo anche stufati di parlare, non fosse che sempre più persone si fidano di una redazione nata online e che ha la brutta abitudine di non portare alcuna prova di quanto afferma.
Premessa
Lo so, trattare questa roba è fondamentalmente inutile, la macchina disinformativa guidata da Messora è molto più potente (e ha molti più amici) di quanti BUTAC ne potrà mai raggranellare. La cosa che mi fa sorridere è che gente che sostiene che i media mainstream disinformano poi è culo e camicia con chi dirige la RAI, con chi scrive libri sulla disinformazione pieni di bufale a loro volta. Insomma, lontani dal mainstream ma solo da quello che pare a loro (BUTAC invece come chiunque può verificare ha trattato negli anni tutta la disinformazione, sia quella che arriva da mamma Rai che quella di Mediaset, sia quella indipendente di ByoBlu che i vari media cartacei nazionali, da Repubblica al Giornale, dal Corriere alla Stampa… persino di Burioni ci siamo occupati in una occasione).
Informazione al servizio del governo?
Veniamo al video di oggi (siccome di inserirlo qui regalando visualizzazioni ne ho poca voglia vi trascrivo le parti salienti, ma potete sempre andarlo a cercare sul sito di ByoBlu in caso vogliate controllare):
C’è un Paese dove l’informazione è controllata da poche persone, nello stesso Paese il governo ha istituito una task force per controllare l’informazione durante un periodo d’emergenza, sempre nello stesso paese il governo ha deciso di riempire di soldi tutte quelle emittenti che utilizzeranno il loro palinsesto per far passare messaggi preconfezionati dallo stesso governo. Penserete che si tratti della Russia? Dell’Ungheria? O forse della Corea del Nord? No, in realtà stiamo parlando dell’Italia.
Partiamo dalla prima affermazione:
- L’informazione è controllata da pochi? Sì e no, in Italia chiunque può avere un canale sul digitale terrestre, chiunque può aprire un giornale, quindi non è vero che l’informazione sia sotto controllo. È sicuramente vero che per arrivare a sfondare su una buona fetta di pubblico servano soldi e contatti. Ma basta pensare al caso di testate come La Verità, nata pochi anni fa e in costante crescita di lettori, per rendersi conto che Crudelini ha detto una cavolata.
- La task force è nata per controllare cosa veniva pubblicato? No, anche qui siamo di fronte a disinformazione, la task force era nata per aiutare il governo nel capire come muoversi verso chi pubblicava notizie false o scorrette. Ma la task force non ha poi avuto alcun peso, come ha raccontato anche l’amico David Puente (membro della stessa task force) su Open qualche settimana fa.
Quindi le prime due affermazioni fatte da Crudelini sono una manipolazione dei fatti, manipolazione evidentemente studiata per colpire chi s’informa solo su canali come ByoBlu e quindi non comprende di essere vittima di disinformazione. Arriviamo però al fulcro del video, quello dove l’Italia viene paragonata alla Russia, all’Ungheria, alla Corea del Nord. La prima cosa che vorrei che Crudelini avesse chiara è che se fossimo in Corea del nord lui sarebbe a raccogliere tuberi, altro che fare il giornalista in uno studio col riscaldamento. Il fatto stesso che ByoBlu trasmetta costante disinformazione da anni è la dimostrazione di quanto poco siano vere le affermazioni riportate sino a questo punto.
Davvero siamo di fronte a una mossa di Conte per il controllo di radio e tv?
Il giornalista di ByoBlu sta facendo riferimento al Decreto del 12 ottobre 2020:
Definizione dei criteri di verifica e delle modalità di erogazione degli stanziamenti previsti a favore delle emittenti locali televisive e radiofoniche.
In pratica si tratta di un decreto che sancisce gli importi che verranno pagati a chi accetta di far passare, al posto di altre pubblicità o trasmissioni, la comunicazione statale sull’emergenza sanitaria di questi mesi.
Come riporta l’Articolo 1:
Alle emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi è riconosciuto, per l’anno 2020, un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19.
Se invece che dedicare lo spazio informativo a raccontare magari che “il vino fa bene specie ai più giovani” (come visto fare durante il weekend) tu testata giornalistica decidi di passare uno dei contenuti informativi del governo e di rispettare i paletti imposti dallo stesso, allora riceverai un contributo, che magari andrà a coprire quello che non incasserai per la pubblicità che sarebbe andata in quello spazio. Il fondo per questa iniziativa è di 50 milioni di euro, che sono spiccioli se pensiamo a quante emittenti e media esistono nel nostro Paese. Non c’è nessun controllo sugli altri contenuti che trasmetti. In un Paese come quelli citati da Crudelini l’informazione governativa compare sui canali televisivi senza che lo Stato debba pagare alcunché per rimborsare la pubblicità che non ha trovato spazio nel palinsesto. Sono sicuro che Crudelini dall’alto dei suoi quattro anni di esperienza come giornalista pubblicista è perfettamente conscio della situazione.
Quindi puoi far parlare per otto ore il nanoesperto e quella simpatia della moglie per dire che le mascherine fanno male e che dentro il vaccino han trovato l’adamantio, e poi dedicare tot spazi ai messaggi governativi e riceverai comunque il tuo bel contributo. Ma questo Crudelini non vuole che lo sappiate. Anzi, come li descrive lui quelli che verranno passati sono:
…un’insieme raffazzonato di spot a metà tra il paternalistico e l’allarmismo ipocondriaco, da “lavati le mani” a “ricordati di mettere la mascherina” fino ad improbabili raccomandazioni su come bisogna stare distanziati seduti durante il cenone di Natale…
Io non so cosa aggiungere, sono sempre più allibito che questa roba trovi tanto pubblico che la accetta e subisce passivamente e acriticamente. Siamo un Paese che sta andando al collasso anche per colpa di quest’emorragia di disinformazione che nessuno sta riuscendo a fermare, anzi, siamo onesti, per paura di passare come nemici della libertà di stampa e espressione nessuno ci sta neppure provando a fermarla.
Ve la ricordate questa campagna pubblicitaria?
Se nel 1990 un giornalista l’ avesse definito come “un’insieme raffazzonato di spot a metà tra il paternalistico e l’allarmismo ipocondriaco” sarebbe stato denunciato e probabilmente avrebbe faticato a trovare lavoro… Oggi invece ha la possibilità di trovare testate giornalistiche registrate che gli offrono ampi spazi dove raccontare le sue storie.
Non credo di poter aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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