Le capsule da caffè

Tra ecologia, green washing e marketing

Oggi affrontiamo un argomento bollente: le capsule di caffè sono davvero pericolose come alcuni post che circolano da qualche anno vogliono farci credere?

Uno dei post che ci avete segnalato ultimamente è stato pubblicato sulla pagina di una farmacista olistica il 5 dicembre 2023. Il post è questo:

PER GLI AMANTI DEL CAFFÈ
Sono una capsula di allumino con dentro 4 grammi di caffè.
4 grammi di caffè a 0,40 euro, fanno 100 Euro al kg.
Per una tonnellata di alluminio vengono prodotte quattro tonnellate di residui sotto forma di arsenico, titanio, cromo, piombo, vanadio, mercurio.
Sostanze che vanno ad inquinare l’ambiente.
Grazie ad una produzione di una tonnellata di caffè a settimana sono la regina del mercato!
Il caffè che uso è quello che costa di meno.
Quando le polveri tradizionali vengono torrefatte a 200/220° in 20 minuti per me la torrefazione è a 1000°C per 90 secondi.
Anche questo per risparmiare.
Però il mio caffè è schiumoso e buono.
Semplicemente perché non contengo solo caffè ma anche un po’ di grassi animali, e additivi top secret.
In più le macchine che vengono utilizzate hanno enormi costi economici ed ambientali per la loro produzione e per il loro smaltimento.
E non dimenticare l’energia elettrica che usano.
Ma attento, ti dono non solo caffeina ma anche furano che ingoi con piacere.
Il furano è una sostanza organica (prodotto intermedio utilizzato nell’industria chimica come solvente per le Resine durante la produzione di lacche e come agglomerante nella fonderia).
È volatile, lipofilo e CANCEROGENO per il fegato.
Contento tu…
(testo tratto da “Mouvement pour la Terre”, tradotto e rielaborato)

Smettetela di usare capsule in alluminio e ritornate alla caffettiera tradizionale, non inquina e fa bene alla vostra salute. Inoltre il residuo del caffe lo potete spargere nei campi coltivati come concime.

Il post, che circola moltissimo in tante lingue da alcuni anni, non dice cose sbagliate; il problema, però, è che omette l’esistenza di capsule compostabili, facendo intendere che le uniche capsule per caffé in circolazione siano con alluminio.

In realtà esistono sia capsule biodegradabili che capsule compostabili, oltre a quelle in alluminio.

Biodegradabili, compostabili e Mater-B

Quando si parla di “biodegradabile”, ci riferiamo a materiali che si disintegrano naturalmente con l’aiuto di batteri e altri microorganismi. Questo processo, però, può richiedere un bel po’ di tempo, da mesi a anni. Dall’altra parte, i materiali “compostabili” non solo si degradano in natura, ma arricchiscono il suolo con nutrienti, facendolo più velocemente rispetto ai biodegradabili.

Recentemente sono emerse sul mercato anche capsule di caffè realizzate con una cosiddetta “Mater-Bi” di nuova generazione, una bioplastica che riduce le emissioni di gas serra e la dipendenza da fonti fossili. Queste capsule possono essere smaltite direttamente nell’umido con il caffè, un bel passo avanti rispetto alle tradizionali capsule non riciclab​ili.

E quelle tradizionali?

Proprio quelle tradizionali – di cui, senza fare nomi, uno dei principali produttori è anche il marchio in assoluto più famoso – presentano i problemi riportati nel post di cui sopra. Le capsule tradizionali, infatti, presentano solitamente un mix di plastica e alluminio e sono un rompicapo per lo smaltimento. Il processo ideale richiederebbe la separazione del caffè residuo dalla plastica e dall’alluminio, un processo spesso trascurato per la sua complessità. In questi casi purtroppo vale quanto detto nel post allarmista con cui abbiamo aperto l’articolo, si tratta di capsule che presentano problemi a oggi non ancora superati. Confermiamo anche che la chiusura ermetica in alluminio fa sì che in quelle capsule via sia una concentrazione di furano, composto altamente nocivo.

Scelta consapevole

In definitiva, mentre ci sono sforzi verso soluzioni più sostenibili, è fondamentale informarsi sulle opzioni disponibili e il loro impatto ambientale prima di scegliere. Alcune aziende, come dicevamo, hanno introdotto capsule più ecologiche, come quelle completamente compostabili; altre aziende hanno avviato, ma solo in alcuni Paesi, la raccolta delle capsule usate, per riciclarle. Le capsule compostabili o biodegradabili sono a nostro avviso la scelta più ecologica, ma è essenziale verificare la loro reale smaltibilità e impatto complessivo. Io ammetto che sono anni che uso capsule compostabili italiane, mi sono sempre trovato benissimo, non faccio nomi perché quest’articolo non vuole fare pubblicità a nessuno, ma sarebbe bello che i tanti post allarmisti facessero presente che appunto oggi esistono tante ottime alternative a quelle capsule in alluminio che vanno per la maggiore.

Ma l’energia?

Ho ritenuto interessante approfondire anche il costo energetico di un caffé con la moka o con le moderne macchinette. La preparazione del caffè con la moka può variare a seconda del tipo di fornello utilizzato. Se usiamo una moka elettrica su una piastra di ghisa, spenderemo circa 2 centesimi per tazzina. Se la usiamo su una piastra elettrica, il costo sale a 3-4 centesimi per tazzina, mentre su un fornello a gas può arrivare fino a 5 centesimi per tazzina. D’altra parte, usare una macchina elettrica a capsule comporta una spesa di circa 2 centesimi per tazzina di caffè. Quindi a prima vista la moka sulla ghisa equivale al consumo della macchina elettrica. Ma la questione non finisce qui, perché la quantità di imballaggi (carta, plastica, alluminio) da smaltire per singola tazza di caffè è significativamente inferiore nel caso del caffè macinato per moka, e l’impronta del carbonio di una tazza di caffè moka è generalmente inferiore rispetto a quella del caffè in cialde o capsule.

Concludendo

In conclusione, anche se può richiedere un po’ più di energia, specialmente se usata su un fornello a gas, la moka è ancora una scelta generalmente più sostenibile in termini di impatto ambientale rispetto alle capsule. Esistono alternative sostenibili anche nel mercato delle capsule, ma vanno ricercate e valutate con attenzione.

Le fonti che ho usato per quanto riportato qui sopra:

maicolengel at butac punto it

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