La disinformazione al potere – Carla Sands

L'ex ambasciatrice di Donald Trump in Danimarca, in due occasioni, fa da megafono alla disinformazione russa in diretta sulla TV britannica

Oggi vorrei che mi accompagnaste in un breve percorso legato a due apparizioni su BBC Newsnight dell’ex ambasciatrice di Donald Trump in Danimarca, Carla Sands. Due apparizioni in cui Sands ha diffuso disinformazione in diretta sulla TV britannica. Il peso di queste affermazioni? Lascio a voi la decisione, ma vediamo i fatti. Partiamo dalla prima, il 18 febbraio 2025 Carla Sands è in diretta con Victoria Derbyshire, e a un certo punto dell’intervista dice:

 

Tradotto significa:

“Ci sono più persone incarcerate nel Regno Unito per aver espresso ciò che pensavano fosse giusto… che in Russia”

Si tratta di un’affermazione falsa, che non trova alcun riscontro nella realtà, ma Sands la ritiene vera al punto da spingerla a interrompere a metà di una frase la giornalista che la sta intervistando. Al contrario, le informazioni suggeriscono che il numero di persone incarcerate per aver espresso opinioni contrarie al governo in Russia è significativamente più alto rispetto al Regno Unito. La Russia non rilascia dati trasparenti su questo tipo di repressione, quindi è difficile avere numeri precisi. Tuttavia, sappiamo che nel 2023 almeno 140 persone sono state condannate alla reclusione per aver espresso opposizione alla guerra, secondo Amnesty International.

Nel Regno Unito, la libertà di espressione invece, come da noi, è generalmente protetta, e i casi di incarcerazione per opinioni espresse sono rari. Sia chiaro, esiste la possibilità, in caso di “incidenti d’odio non criminali”, in cui singoli individui possono essere identificati dalla polizia per aver detto o scritto cose ritenute offensive, senza che ciò conduca necessariamente a procedimenti penali o incarcerazione. Ma è una cosa completamente diversa da quella portata avanti in Russia. Fare finta siano simili è disinformazione.

E veniamo al secondo caso, sempre con protagonista Carla Sands, sempre intervistata da BBC Newsnight, il 28 febbraio 2025. Sands spiega all’intervistatrice che gli americani:

Non vogliono pagare per un altro yacht di Zelensky.

Ma anche questa è una bufala: la storia dello “yacht di Zelensky” è una narrazione diffusa da canali di propaganda russa almeno dal 2022, senza alcuna prova. I fact checker internazionali da tempo hanno smentito il fatto, ma continua a riemergere come arma di disinformazione.

Qualcuno ci dirà che la disinformazione non cambia l’intenzione di voto, ma a noi non interessa se la disinformazioni cambi o meno l’esito delle elezioni. Quello che riteniamo importante è evidenziare che qualcuno, che nella vita è stato ambasciatore del Paese più potente del mondo e anche consulente finanziario del presidente di quello stesso Paese, crede così fermamente in quella che è appunto propaganda diffusa da un Paese con cui fino a poco fa i rapporti non erano ottimi.

Questa disinformazione è figlia di quel progetto Overload e di quelle miriadi di siti che diffondono informazioni false di cui qui su BUTAC abbiamo parlato spesso.

Carla Sands, JD Vance, Donald Trump non sono elettori indecisi che devono decidere per chi votare. Sono politici americani che, consciamente o meno, diffondono disinformazione generata dalla macchina della propaganda russa.

Rendersi conto che questo è un problema grosso, invece di derubricarlo a semplice dialettica, è fondamentale. Perché quando politici influenti diffondono disinformazione, la propaganda smette di essere un problema lontano e diventa un’arma politica dentro le nostre democrazie.

maicolengel at butac punto it

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