Il falso discorso di Conte al Senato
Come un esercizio narrativo può essere ripreso e spacciato per un vero discorso

In data 16 gennaio, come fa notare NextQuotidiano, un utente Facebook ha pubblicato su un gruppo un monologo in cui si immedesima nei panni del presidente del Consiglio (ex? Dimissionario? Prossimo?) Giuseppe Conte che parla al Senato. Ma perché parlarne oggi che è il 26 gennaio? Perché negli ultimi giorni questo monologo è stato ripetutamente copiato e incollato su varie piattaforme da più utenti, che a dieci giorni dal post originale hanno deciso di riproporlo proprio nelle ore in cui Conte rassegna le dimissioni a Mattarella. Negli ultimi giorni il falso discorso di Conte ha girato talmente tanto sui social che il povero Rino, che ne è l’autore, ha aggiunto questo PS al suo post originale:
P.S.: Sono costretto a precisare che il post è mio e non il discorso del Presidente Conte al Senato, come erroneamente sta circolando. Mi sono solo immedesimato in lui. Mi sembrava una cosa palese perché il post è firmato ma evidentemente mi sbagliavo.
Chiedo scusa se non era chiaro.
Diversi profili social hanno così condiviso questo “discorso” probabilmente con lo scopo – a giudicare dai commenti ammirati che ha provocato – di parlare alle pance di quelli che nei confronti di Conte provano stima e rispetto. Il bias di conferma, come sappiamo, colpisce tutti e i fan di Conte non ne sono di certo immuni.
Non avremmo trattato la questione che ci sembrava francamente sciocca se non l’avessimo trovata tra ieri e oggi su profili social anche con un certo seguito, come ad esempio questo su Instagram che conta 126k follower e che l’ha condiviso con la premessa “Al Senato, #GiuseppeConte ha avuto il coraggio della verità”, e l’hashtag #crisidigoverno a fine post, ottenendo quasi 20k like al momento in cui scriviamo:
Il testo integrale del falso discorso è il seguente:

Come si vede lo stile è molto diverso da quello a cui ci ha abituato Conte, e viene difficile pensare che mentre riferisce al Senato “il professore” decida di usare un linguaggio poco curato con espressioni come “quegli altri due o tre”, “posso ritornare alle mie cose”, o che faccia riferimento addirittura ai forni crematori e a “sei milioni di motivi” che ci sembrano come minimo poco pertinenti. Comunque, l’ultimo discorso al Senato dell’allora presidente del Consiglio per riferire della situazione politica (senza fare alcun riferimento a dimissioni né prospettarne l’eventualità) è del 19 gennaio, e il testo lo si può trovare qui.
Non credo sia necessario aggiungere altro (cit.).
Dave Bihrman
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