Cornetti, stipendi e anni ’80

Ancora una volta andiamo a verificare le informazioni dell'ennesimo post nostalgico che circola sui social

Circola di nuovo sui social una di quelle immagini fatte ad arte per incantare i nostalgici e confondere chi gli anni Ottanta non li ha vissuti. È la solita solfa: “si stava meglio prima”, condita da numeri completamente sballati.

Come BUTAC ci siamo già occupati più volte di bufale simili, ma visto che anche questa versione sta circolando parecchio ci sembra utile smontarla punto per punto.

Intanto qui la trascrizione del testo per chiunque facesse fatica a leggerlo dall’immagine:

Lo stipendio medio in Italia nel 1980 era di 1.600.000 Lire. Un Cornetto gelato costava 100 Lire. Con lo stipendio mensile potevi comprare 16.000 cornetti gelato. Oggi lo stipendio medio Italiano è di 1.600 € lordi e il Cornetto gelato costa 2,50 €. Con un mese di stipendio puoi comprare 640 gelati. Il problema è tutto qui.

Lo stipendio medio

Partiamo con lo stipendio. Basta andare a cercare sul sito della Banca d’Italia, trovare i bilanci delle famiglie italiane del 1980 e leggere:

Il reddito medio individuale, che è risultato di 6.929.000 lire, è aumentato del 28 per cento nei confronti del 1979.

Dividiamo 6.929.000 per dodici mensilità e saltano fuori 577.000 lire al mese: circa un terzo rispetto a quanto narrato nell’immagine virale. E già qui ci si rende conto della presa per i fondelli che viene attuata dal testo nell’immagine.

Il prezzo del Cornetto (e il giornalismo un tanto al chilo)

Ma non è finita qui, andiamo a cercare il prezzo del Cornetto. La prima cosa che vorrei mostrarvi è una pubblicità del Cornetto col prezzo, questa:

Vi sembra una pubblicità del 1980? No, esatto: perché in effetti questa pubblicità dove vediamo il Cornetto pubblicizzato a 100 lire sembra risalire al 1963, 17 anni prima di quanto ci viene raccontato nell’immaginetta che circola. Anzi, a voler esser del tutto onesti il logo Algida in quella pubblicità non è nemmeno del 1963, ma pare essere quello usato dal 1950 al 1963.

La confusione si crea grazie – purtroppo – al solito giornalismo italiano un tanto al chilo, perché se cerchiamo su google “quanto costava un cornetto nel 1980” il risultato di ricerca scelto anche da Google stessa per rispondere alla domanda è un articolo di CiboToday, firmato da Vivian Petrini, che senza alcuna fonte riporta:

Negli Anni ’80 costava 100 lire ed era già il gelato più conosciuto in casa Algida, nonché il simbolo delle estati italiani.

Ed è così che si manipola la memoria di un Paese. La cosa curiosa è che anche nell’articolo di CiboToday si usa la stessa pubblicità che vi ho mostrato qui sopra, unita ai loghi dell’Algida negli anni, e basterebbe questo per capire che l’affermazione che il Cornetto costasse 100 lire nel 1980 è una bufala:

Su Scenari Economici (testata assolutamente inaffidabile) sostengono costasse 400 lire, ma usano il cartellone degli anni Settanta come prova. Noi siamo andati a cercarne uno col logo degli anni Ottanta, quelli col sole, e abbiamo preso quello col prezzo più basso: 600 lire italiane, sei volte tanto.

Quindi uno stipendio di circa un terzo, e un prezzo sei volte superiore, a quanto sostenuto.

Facciamo due conti:

577.000 lire (stipendio medio) ÷ 600 lire (Cornetto) = circa 961 gelati al mese.

Altro che 16.000. La differenza tra la bufala e i dati reali è abissale. Eppure l’immaginetta continua a girare, condivisa magari con un “vabbè dai, sarà un po’ esagerata ma il senso è giusto”. No. Il senso è falsato. Mille gelati sono tanti. Sedicimila sono una favola.

Attualmente un Cornetto al bar costa circa 2.2 euro. Oggi, secondo Money.it, lo stipendio netto medio di un dipendente pubblico è circa 1.985€, quello di un operaio intorno a 1.750€. Prendendo il valore più basso possiamo calcolare che con uno stipendio da operaio medio ci possiamo comperare 795 cornetti, 166 meno che nel 1980. Sia chiaro, avrei gradito quei Cornetti in più, ma la differenza tra quello che vi voleva raccontare l’immaginetta virale e i fatti, ripeto, è immane.

Il giornalismo un tanto al chilo e gli algoritmi

In chiusura un piccolissimo appunto sulle responsabilità del giornalismo. L’articolo di CiboToday, come potete vedere, viene usato da Google come risposta precisa a una domanda degli utenti, peccato appunto che la risposta sia sbagliata.

Nel 2025 dovrebbe essere sempre più chiaro che quanto pubblichiamo online resta lì, non come un articolo scritto sulla carta stampata che una volta che esce il numero successivo viene mandato al macero (se si eccettuano le copie che vengono conservate nelle emeroteche). Vivian Petrini, come CiboToday o Scenari Economici, ha delle precise responsabilità su quanto ha diffuso in rete, come ce l’ha Google che grazie ai suoi algoritmi non sceglie il risultato corretto, ma solo quello che gli sembra plausibile. Allo stesso modo dovrebbero verificare le informazioni prima di pubblicarle le agenzie dello spettacolo come quella che ha diffuso in origine l’immagine di Maddalena Corvaglia con quella frase, condivisa sul profilo gestito da Stars Management Italia.

Così facendo, grazie a chi riempie il web di immondizia, tra dieci anni trovare un’informazione affidabile sarà sempre più complesso, specie se contiamo sul fatto che le intelligenze artificiali in parte vengono addestrate proprio sui contenuti che si trovano in rete.

Concludendo

Cui prodest? A chi serve convincervi che negli anni Ottanta tutto fosse più bello e accessibile? A chi sogna il ritorno alla lira. A chi manipola i numeri per alimentare nostalgia, paura e disinformazione.

E mentre condividete quei meme “innocenti”, vi stanno raccontando una realtà che non è mai esistita.

Serve maggiore etica e professionalità.

maicolengel at butac punto it

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