Il dentista, i vaccini anti-COVID e la mucca pazza
Siamo andati a verificare il collegamento tra la mucca pazza e i vaccini contro Covid-19 di cui si parla sui social in questi giorni
Su Twitter (o dovrei dire su X), il 4 agosto, il dentista Andrea Stramezzi ha pubblicato questo post (è Musk che dice che dobbiamo smettere di chiamarlo tweet e cominciare a chiamarlo post, non noi):
Un paper postumo del Premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, ipotizza un collegamento tra la Sindrome da Mucca Pazza (per la quale, con pochi casi l’UE ci vietò per anni l’Ossobuco e la Fiorentina) e i pro-farmaci mRNA.
Ve lo avevo già scritto nel 2022 e poi ribadito ai primi di Maggio 2023.
La prevalenza della Sindrome di Kreuzfeld-Jacobs (si legge croizfeld-giacobs), cioè a dire la Mucca Pazza, è aumentata di oltre il 2.000% dal 2021, e la Neurologa Dott.ssa Chifari ce lo ha illustrato sia al ICS 2º a Parigi, che al ICS 3º a Bruxelles, che da un solo caso, nel suo studio, in quarant’anni, si è ritrovata con 14 casi solo nel 2021.I punti sono due:
– la Spike è di per sé stessa un Prione?
– visto che la media di mortalità della mucca pazza, dalla diagnosi, è in media di due mesi, quanto sono le morti reali, visto che la diagnosi necessita di una tac encefalica e molti pazienti non vi vengono sottoposti?
Post che come vedete viene ripreso dal sodale Roby Master nel canale video Dentro la Notizia. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sui fatti.
Le malattie da prioni sono disturbi neurodegenerativi rari causati da proteine ripiegate in modo anomalo. Possono essere causate da fattori genetici o trasmesse mangiando prodotti animali infetti, come nel caso della BSE, conosciuta come “malattia della mucca pazza“. Le proteine ripiegate in modo anomalo si accumulano nel cervello, causando problemi di memoria, cambiamenti di personalità e difficoltà nei movimenti.
Contrariamente all’affermazione di Stramezzi (o di Montagnier, o di Chifari), non c’è alcuna prova che suggerisca che i vaccini COVID-19 possano causare malattie da prioni o altre malattie neurodegenerative. Né la FDA né il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi dei vaccini (VAERS) hanno trovato prove di tali casi. Peraltro, la malattia di cui parla Stramezzi si chiama Creutzfeldt-Jakob, e non Kreuzfeld: è utile fornire un’indicazione sulla pronuncia fonetica, ma sarebbe utile anche fornire la corretta grafia, a un duplice scopo: il primo è permettere a chi legge di verificare le informazioni in maniera facile e veloce, il secondo è dimostrare di conoscere ciò di cui si parla non solo per (letteralmente) sentito dire ma per aver effettivamente studiato l’argomento e i successivi aggiornamenti, dato che non ci risulta che i volumi di medicina e gli studi scientifici siano disponibili anche in audiolibro. Sappiamo che può sembrare un’inezia, ma queste inezie danno in realtà la misura della preparazione e dell’approccio di chi compie questi errori e sono interessanti per capire chi ci troviamo di fronte: in questo caso una persona che ci tiene a mettersi sul piedistallo da cui si insegna come si pronuncia una parola, parola che però non è in grado di scrivere correttamente.
L’unica testata scientifica che ha pubblicato un lavoro che collega i vaccini pandemici al morbo della mucca pazza è stata Microbiology and Infectious Diseases, dell’editore SciVision, testata già nota per essere classificata come predatoria. Autore di quello studio è J. Bart Classen, forte oppositore dei vaccini già da prima della pandemia. Quindi abbiamo un paper postumo di Montagnier, senza alcuna peer review, un altro studio di un noto antivaccinista pubblicato su una testata predatoria e l’opinione di un dentista che non sa nemmeno come si scrive il nome della malattia. A oggi non è stata presentata alcuna prova che vi sia un qualche tipo di collegamento tra mucca pazza e vaccini.
Tutte cose già trattate da testate ben più importanti di noi, come Reuters, ma anche da Usa Today.
Stramezzi nel frattempo sono mesi che ci ha bloccato convinto che così non riusciamo a vedere la sua bacheca e trattare le cose che pubblica.
redazione at butac punto it
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