Ancora disinformazione sull’elettrico

Pagine che si presentano in maniera innocua ma colgono l'occasione per diffondere disinformazione a piene mani

Ci è stato segnalato un post su Facebook, condiviso dalla pagina 365Animali, classica pagina a caccia di like e viralità che non ha alcun vero interesse nel parlare di animali. Il lunghissimo post infatti non ha nulla a che fare con gli animali, ma tratta appunto di macchine elettriche. Il post era già stato trattato da noi ad agosto 2024, ma visto che sta tornando a circolare abbiamo pensato di fare cosa utile nel riproporvelo con qualche dettaglio in più.

Il testo che è diventato virale ve lo riportiamo per intero, paragrafo per paragrafo, commentando ogni affermazione sensazionalistica o manipolatoria:

Le batterie non creano elettricità, ma immagazzinano elettricità prodotta altrove, specialmente attraverso carbone, uranio, centrali elettriche naturali o generatori a diesel. Quindi l’affermazione che un’auto elettrica è un veicolo a zero emissioni non è affatto vera, perché l’elettricità prodotta proviene da centrali elettriche e molte di esse bruciano carbone o gas. Quindi oggi il 40% delle auto elettriche sulla strada sono basate sul carbonio.

Qui siamo nell’ovvietà più grossa: certo che le batterie non producono energia, come non lo fa il serbatoio dell’auto endotermica, si tratta di sistemi per immagazzinare l’energia e basta. Ed è sicuramente vero che l’energia ivi conservata può provenire anche da fonti non rinnovabili. Qui un grafico a torta realizzato da GeoPop e ricavato sulla base dei dati IEA del 2019:

Sulla base di questo è un’ovvietà anche il sostenere che l’auto elettrica non sia a emissioni zero: la sua produzione e l’energia che utilizza possono generare emissioni. Esattamente come un’auto tradizionale, poco conta quale sia il carburante che usa. Ma, considerando l’intero ciclo di vita (dalla produzione allo smaltimento), esistono diversi studi che dimostrano che un’auto elettrica emette significativamente meno CO₂ rispetto a una a benzina o diesel. Qui su BUTAC ne abbiamo già parlato in abbondanza.

Andiamo avanti:

Chi è entusiasta delle auto elettriche e di una rivoluzione verde dovrebbe dare un’occhiata più da vicino alle batterie, ma anche alle turbine eoliche e ai pannelli solari.
Una tipica batteria di auto elettrica pesa 450 kg, grande circa quanto una valigia. Contiene 11 kg di litio, 27 kg di nichel, 20 kg di manganese, 14 kg di cobalto, 90 kg di rame e 180 kg di alluminio, acciaio e plastica. Ci sono più di 6.000 cellule individuali agli ioni di litio all’interno.
Per fare ogni batteria BEV, dovrai trattare 11.000 kg di sale per litio, 15.000 kg di minerale per cobalto, 2.270 kg di resina per nichel e 11.000 kg di minerale di rame.
In totale, devi estrarre 225.000 kg di terra per una batteria.

Anche qui siamo nel campo del sensazionalismo e della manipolazione dei fatti: sostenere che per produrre una batteria servano 225000 chili di terra è fuorviante, ne abbiamo già parlato, inoltre il litio può essere riciclato e come già osservato ci sono tantissime innovazioni tecnologiche in atto per cercare di ridurre sempre di più l’usura delle batterie e le necessità per produrle. Siamo di fronte a una nuova tecnologia che ogni anno si migliora, bocciarla come fatto nel post di 365animali è tipico di soggetti che hanno interessi nelle vecchie tecnologie o sono troppo anziani per capire il cambiamento. Triste vederlo fare da una pagina che si vende per gli amanti degli animali, e quindi della natura. Il cambiamento verso l’energia più pulita, seppur non a emissioni zero, dovrebbe essere ben visto da chi si presenta come animalista. Ma sono solo abili disinformatori, interessati ai like e alle interazioni, non alla vera salvaguardia dei pucciosetti.

Il problema più grande con i sistemi solari sono i prodotti chimici usati per convertire il silicato nella ghiaia usata per i pannelli.

Per produrre abbastanza silicio pulito, deve essere trattato con acido cloridrico, acido solforico, fluoruro, tricloroetano e acetone.
Inoltre, sono necessari gallio, arseniuro, diselenuro di rame-indiano-galio e tellururo di cadmio, che sono anch’essi altamente tossici.
La polvere di silicone rappresenta un pericolo per i lavoratori e le piastrelle non possono essere riciclate.
Le turbine eoliche non sono plus-ultra in termini di costi e distruzione ambientale.
Ogni mulino a vento pesa 1.688 tonnellate (equivalente al peso di 23 case) e contiene 1300 tonnellate di cemento, 295 tonnellate di acciaio, 48 tonnellate di ferro, 24 tonnellate di fibra di vetro e terre rare difficili da ottenere Neodimio, Praseodimio e Disprosio.
Ognuna delle tre pale pesa 40.000 kg e ha una vita di vita compresa tra 15 e 20 anni, dopo i quali devono essere sostituite. Non possiamo riciclare pale rotori usate.

Anche qui siamo ancora nel campo della disinformazione fuorviante: è vero che il processo produttivo dei pannelli solari usa sostanze chimiche di vario genere, ma il loro impatto ambientale è comunque di molte grandezze inferiore all’estrazione e combustione di carbone e gas naturale. Inoltre bisogna ricordare che i pannelli solari sono in buona parte riciclabili e hanno una durata media di vita di 25-30 anni. Stesso discorso per le turbine, che è vero che usano terre rare per la loro produzione ma l’impatto delle stesse viene compensato dalla produzione di energia completamente priva di emissioni per circa vent’anni. In questo caso ad oggi le pale delle turbine non sono sempre riciclabili, ma sono allo studio nuovi sistemi per far sì che lo diventino. Tutte cose che andrebbero spiegate invece che omesse.

Ma concludiamo con l’ultimo paragrafo del post che ci avete segnalato:

Certamente queste tecnologie possono avere il loro posto, ma bisogna guardare oltre il mito della libertà di emissione. Going Green può sembrare un ideale utopistico, ma se guardi i costi nascosti e incorporati in modo realistico e imparziale, scoprirai che “Going Green” oggi fa più danni all’ambiente terrestre di quanto sembri.
Non mi oppongo alle miniere, ai veicoli elettrici, all’energia eolica o solare. Ma la realtà non è così idilliaca.

Tutte le energie rinnovabili hanno dei costi, esattamente come ce li hanno le energie non rinnovabili, quello che però è assodato ormai da qualche anno è che comunque le rinnovabili sono meno inquinanti rispetto ai combustibili fossili, prendendo in considerazione tutto il ciclo produttivo. Il post che viene fatto circolare ha il grave errore di omettere completamente i grandissimi danni fatti dall’estrazione di petrolio e carbone al nostro ambiente. Danni che hanno causato ferite immani al nostro pianeta, ferite che, se va bene, ci vorranno secoli perché si rimargino.

Sia chiaro, riteniamo sia corretto considerare sempre gli aspetti critici di una tecnologia e analizzarne l’impatto sull’ambiente, ma questo va fatto con la testa, evitando facili semplificazioni e prendendo in considerazione tutte le tecnologie esistenti. Il post di 365animali, pagina social da oltre 1 milione di follower grazie al nome acchiappaclick, è puro sensazionalismo fatto per disinformare.

Guardando chi gestisce la pagina scopriamo che ben sette amministratori si trovano in Spagna, il dubbio che siano nel solito posticino al sole nelle isole Canarie – dove trovano sede buona parte dei siti di disinformazione politica che operano nel nostro Paese – è alto.

Ma ormai siamo abituati al fatto che di questa gente che dalle Canarie disinforma a piene mani non importa a nessuno, se non a noi fact-checker. Chissà, magari un giorno qualche redazione come le Iene o Fanpage si sveglierà e andrà a fare qualche ricerca in più, e allora tutti si diranno sorpresi di questa “scoperta”, quando noi e altri colleghi la denunciamo da anni.

PS se avete il like a 365animali toglietelo, state contribuendo a dare visibilità a una pagina di disinformatori seriali.

maicolengel at butac punto it

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Foto di Rabih Shasha su Unsplash