L’elettrico, l’IA e l’informazione un tanto al chilo

Oggi trattiamo il lungo post di una pagina Facebook, l’ennesima, che si scaglia contro l’elettrico, la pagina si chiama UTOPIA e il post del 24 luglio al momento ha oltre 42mila like e 30mila condivisioni, tra l’altro anche di amici e follower di BUTAC, la cosa come sempre dispiace un po’.

Partiamo col primo fatto, il post, lungo, è accompagnato da una foto, una foto dove vediamo una Cyber Truck Tesla in fiamme.

La foto è falsa, si tratta di un’immagine fatta con l’IA. Usare una foto falsa per portare avanti la propria personale battaglia contro le auto elettriche è dimostrazione di non essere interessati ai fatti ma al sensazionalismo sugli stessi, come vediamo fare spesso.

Ma il testo che viene condiviso troviamo sia interessante perché solleva l’argomento, già trattato anche da noi in passato, dell’impatto ambientale delle vetture elettriche. Il testo condiviso da UTOPIA è questo:

Le batterie non creano elettricità, ma immagazzinano elettricità prodotta altrove, specialmente attraverso carbone, uranio, centrali elettriche naturali o generatori a diesel.
Quindi l’affermazione che un’auto elettrica è un veicolo a zero emissioni non è affatto vera, perché l’elettricità prodotta proviene da centrali elettriche e molte di esse bruciano carbone o gas. Quindi oggi il 40%? delle auto elettriche sulla strada sono basate sul carbonio.
Ma non è tutto. Chi è entusiasta delle auto elettriche e di una rivoluzione verde dovrebbe dare un’occhiata più da vicino alle batterie, ma anche alle turbine eoliche e ai pannelli solari.
Una tipica batteria di auto elettrica pesa 450 kg, grande circa quanto una valigia. Contiene 11 kg di litio, 27 kg di nichel, 20 kg di manganese, 14 kg di cobalto, 90 kg di rame e 180 kg di alluminio, acciaio e plastica. Ci sono più di 6.000 cellule individuali agli ioni di litio all’interno.
Per fare ogni batteria BEV, dovrai trattare 11.000 kg di sale per litio, 15.000 kg di minerale per cobalto, 2.270 kg di resina per nichel e 11.000 kg di minerale di rame. In totale, devi estrarre 225.000 kg di terra per una batteria. Il problema più grande con i sistemi solari sono i prodotti chimici usati per convertire il silicato nella ghiaia usata per i pannelli. Per produrre abbastanza silicio pulito, deve essere trattato con acido cloridrico, acido solforico, fluoruro, tricloroetano e acetone. Inoltre, sono necessari gallio, arseniuro, diselenuro di rame-indiano-galio e tellururo di cadmio, che sono anch’essi altamente tossici. La polvere di silicone rappresenta un pericolo per i lavoratori e le piastrelle non possono essere riciclate. Le turbine eoliche non sono plus-ultra in termini di costi e distruzione ambientale. Ogni mulino a vento pesa 1.688 tonnellate (equivalente al peso di 23 case) e contiene 1300 tonnellate di cemento, 295 tonnellate di acciaio, 48 tonnellate di ferro, 24 tonnellate di fibra di vetro e terre rare difficili da ottenere Neodimio, Praseodimio e Disprosio. Ognuna delle tre pale pesa 40.000 kg e ha una vita di vita compresa tra 15 e 20 anni, dopo i quali devono essere sostituite. Non possiamo riciclare pale rotori usate. Certamente queste tecnologie possono avere il loro posto, ma bisogna guardare oltre il mito della libertà di emissione. Going Green può sembrare un ideale utopistico, ma se guardi i costi nascosti e incorporati in modo realistico e imparziale, scoprirai che “Going Green” oggi fa più danni all’ambiente terrestre di quanto sembri. Non mi oppongo alle miniere, ai veicoli elettrici, all’energia eolica o solare. Ma la realtà non è così idilliaca.

Il grassetto l’ho aggiunto io. La prima cosa che ritengo sia importante è che è vero, le batterie non creano elettricità, esattamente come i serbatoi usati finora non creavano benzina, ma occorreva qualcuno che estraesse il petrolio, lo raffinasse e lo portasse a destinazione. Omettere dal discorso che l’estrazione e uso dei combustibili fossili comporta a sua volta enormi impatti ambientali significa manipolare i fatti a proprio favore. Quest’omissione serve a dare quell’idea che solo il “Going Green” sia dannoso, quando invece lo è sempre stato anche quanto fatto fino a oggi. Chi fa così rientra nella categoria dei disinformatori pericolosi, quelli consci di come sia possibile manipolare l’opinione pubblica facendo meno ricorso alla menzogna e più a un uso strumentale dei dati.

Perché vedete, quanto riportato nel lungo testo è in buona parte corretto: la produzione delle batterie richiede una quantità significativa di minerali, tra cui litio, nichel, manganese e cobalto, oltre a rame, alluminio, acciaio e plastica. L’estrazione delle materie prime necessarie per costruire batterie è un processo ad alta intensità energetica e con un notevole impatto ambientale. I pannelli solari richiedono vari processi chimici per la loro produzione, molti dei quali coinvolgono sostanze chimiche tossiche. Le turbine eoliche richiedono una notevole quantità di materiali, inclusi cemento, acciaio e terre rare, che hanno un costo ambientale. Si tratta di informazioni corrette e che bisognerebbe sempre tenere a mente quando si fanno confronti, ma appunto, bisogna fare quei confronti usando i dati completi sia per quanto riguarda la mobilità elettrica sia per quanto riguarda quelli a combustione interna. Il tutto ovviamente prendendo in considerazione le emissioni durante l’intero ciclo di vita. Solo così difatti si può avere un quadro reale della situazione.

Vi riassumiamo in poche righe quanto riportato dallo studio del 2023 intitolato appunto:

Comparison of Carbon Emissions of Gasoline Vehicles and Electric Vehicles

Studio che si occupa proprio delle emissioni nell’intero ciclo vitale dei veicoli a cui facciamo riferimento. Studio che riporta molto chiaramente che la produzione iniziale di un veicolo elettrico è più inquinante, ma anche che l’assenza di emissioni durante l’uso nel tempo compensa questo svantaggio. Lo studio inoltre indica che le emissioni iniziali aggiuntive delle auto elettriche vengono “ripagate” dopo circa 4.900 miglia (circa 7.900 km) per un veicolo elettrico di medie dimensioni, con vantaggi che crescono col tempo grazie all’utilizzo di energia più pulita e a miglioramenti nella produzione delle batterie. In zone dove l’energia elettrica è prodotta principalmente da fonti rinnovabili, le emissioni sono significativamente ridotte. Ma anche nei casi in cui l’elettricità proviene da fonti fossili, le emissioni complessive dei veicoli elettrici tendono a essere inferiori a quelle dei veicoli a combustione interna dopo un certo numero di chilometri percorsi.

Concludendo

I veicoli elettrici, nonostante un maggiore impatto iniziale durante la produzione che nessuno vuole negare, risultano essere più ecologici rispetto ai veicoli a benzina e diesel nel lungo termine. La transizione verso un’energia elettrica più pulita e l’adozione di tecnologie avanzate nella produzione delle batterie sono fondamentali per massimizzare i benefici ambientali dei veicoli elettrici. Cui prodest continuare a ignorare tutto questo?

maicolengel at butac punto it

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