Elezioni e disinformazione
Come lavorano i bot alimentati dall'AI e come proteggersi dalla loro influenza
Nelle prossime righe andiamo ad offrire, soprattutto a quella fetta del pubblico italiano disabituato alla lingua inglese, la traduzione di un interessante articolo di The Conversation dedicato a un tema decisamente caldo e delicato. Tra meno di un mese si terranno le elezioni europee, per cui invitiamo i nostri lettori a porre particolare attenzione ai contenuti disinformativi a esse legati che stanno circolando (e circoleranno) sul web e, con questo contributo, speriamo di aiutare tutti a districarsi meglio nel groviglio disinformativo diffuso negli ambienti social.
Alcune tematiche legate a quella qui affrontata sono già state trattate da BUTAC: il pensiero critico, le tattiche della disinformazione, deep fake audio e una breve guida di qualche tempo fa, ma sempre valida, su come difendersi dalle bufale.
Buona lettura.
Disinformazione elettorale: come funzionano i bot alimentati da intelligenza artificiale e come puoi proteggerti dalla loro influenza
Le piattaforme dei social media sono diventate più che semplici strumenti di comunicazione. Esse si sono evolute in vivaci arene dove verità e menzogne si scontrano: tra queste piattaforme, X si distingue come campo di battaglia privilegiato. È un luogo dove le campagne di disinformazione prosperano, perpetuate da eserciti di bot alimentati da intelligenza artificiale programmati per influenzare l’opinione pubblica e manipolare le narrazioni.
Questi bot sono account automatizzati progettati per mimare il comportamento umano. I bot sui social media, sulle piattaforme di chat e negli strumenti di AI conversazionale sono fondamentali per la vita moderna: ad esempio, essi sono necessari per far funzionare efficacemente le applicazioni di intelligenza artificiale.
Alcuni bot sono però creati con intenti malevoli. Sorprendentemente, questi costituiscono una parte significativa della base utenti di X: nel 2017 si stimava che ci fossero circa 23 milioni di bot social, pari all’8,5% degli utenti totali. Più di due terzi dei tweet provenivano da questi account automatizzati, con la conseguenza di amplificare la diffusione della disinformazione e inquinare le acque del discorso pubblico.
Come funzionano i bot
L’influenza sui social è divenuta una vera e propria merce, che può essere acquisita indirettamente acquistando dei bot. Alcune aziende vendono falsi follower per aumentare artificialmente la popolarità degli account e questi follower sono disponibili a prezzi sorprendentemente bassi. Tra gli acquirenti vi sono anche molti personaggi famosi.
Nel corso della sua ricerca, ad esempio, Laura Hood e i suoi colleghi hanno individuato un bot che aveva pubblicato 100 tweet coi quali offriva follower in vendita.
Utilizzando metodologie legate all’intelligenza artificiale e un approccio teorico chiamato teoria dell’attore-rete, Hood e colleghi hanno analizzato come i bot sociali maliziosi manipolino i social media, influenzando ciò che le persone pensano e come agiscono con una sorprendente efficacia. Possiamo distinguere se una notizia falsa è stata generata da un umano o da un bot con un tasso di precisione del 79,7%. A tal proposito, è essenziale comprendere come sia gli esseri umani che l’intelligenza artificiale diffondono la disinformazione al fine di capire i modi in cui viene utilizzata l’AI per diffondere informazioni errate.
Per fare un esempio, abbiamo esaminato l’attività di un account chiamato “True Trumpers” su Twitter.
L’account è stato creato nell’agosto 2017, non ha follower e nessuna immagine del profilo, ma aveva, al momento della ricerca, pubblicato 4.423 tweet: tra di essi, una serie di storie completamente inventate. È importante notare che questo bot ha avuto origine da un Paese dell’Europa orientale.