L’eterna ricerca di un capro espiatorio
Alcune riflessioni a partire dall'elezione di Donald Trump alla presidenza USA
Viviamo in un’epoca in cui ci viene spontaneo cercare sempre un colpevole a cui addossare tutte le responsabilità, e spesso lo facciamo andando a colpire chi in realtà è prima di tutto una vittima.
So che quanto segue non piacerà ad alcuni dei lettori abituali di BUTAC, lettori che a volte si sentono superiori ai soggetti che cascano vittime delle tante notizie di disinformazione di cui parliamo qui con regolarità.
Questo atteggiamento si manifesta in molti contesti, come ad esempio nelle recenti elezioni presidenziali americane, dove, dopo l’elezione di Trump, l’opinione pubblica ha additato “gli americani” come degli ignoranti buzzurri e quindi i soli responsabili del risultato. Sono lo stesso popolo che ha portato alla presidenza Barack Obama per ben due mandati uno di seguito all’altro. Sostenere che ora, siccome il nuovo presidente non ci piace, siano diventati un intero popolo di persone irresponsabili e superficiali è un errore grave. È un approccio miope, che ignora il contesto di manipolazione, propaganda e disinformazione in cui queste elezioni hanno avuto luogo.
La stessa dinamica si ripete in situazioni tragiche, dove persone muoiono o si ammalano gravemente a causa di pseudomedicine e di santoni che hanno convinto la gente a seguirli. I primi a essere incolpati sono spesso i familiari, i genitori, definiti “irrazionali” per aver creduto a promesse prive di fondamento scientifico. Colpevolizzare chi soffre, chi ha perso una persona cara, è un errore crudele. È come se si volesse voltare le spalle a chi è già stato manipolato, ignorando il vero problema: coloro che diffondono false informazioni con l’intento di trarne un profitto.
Di recente, mi è capitato di discutere di disinformazione con un amico. Mi ha chiesto se avrei trattato una determinata teoria in un mio articolo. Quando gli ho risposto che non l’avrei fatto, poiché si trattava di una bufala talmente terra-terra da non meritare approfondimenti, si è risentito. Mi ha chiesto: “Ma come, terra-terra? Io pensavo fosse vera. Sono io stupido allora? È colpa mia se ci sono cascato?” Ho cercato di spiegargli che non era affatto così. Non è colpa sua se è stato ingannato, perché la disinformazione oggi è progettata in modo sofisticato e mirato, capace di trarre in inganno anche persone istruite, con un forte spirito critico.
Il vero problema risiede in chi diffonde queste menzogne, sfruttando le paure, le speranze e le incertezze delle persone.
La colpevolizzazione è un errore
La colpevolizzazione delle vittime della disinformazione è un errore grave, che le isola e le spinge a chiudersi ancora di più. Questo isolamento, a sua volta, le rende più vulnerabili a nuove manipolazioni e le priva degli strumenti necessari per difendersi in futuro. Continuare a puntare il dito contro chi è caduto in trappole, truffe e manipolazioni significa lasciare libero campo d’azione a chi queste trappole le costruisce con metodi sempre più avanzati e sofisticati.
Un esempio emblematico viene da un recente servizio di una nota trasmissione televisiva su un truffatore online. Tra le testimonianze, una persona raccontava di essere andata a cercare di recuperare i propri soldi, ma di essere uscita dall’ufficio del truffatore avendo firmato un assegno per altri ventimila euro. Questo livello di manipolazione non è segno di debolezza della vittima, ma di grande abilità da parte di chi inganna. Non possiamo ignorare quanto queste figure siano preparate e quanto siano abili nel manipolare emozioni e situazioni a proprio vantaggio.
Dobbiamo cambiare prospettiva
Colpevolizzare le vittime significa non affrontare il problema alla radice: chi studia, progetta e diffonde bufale e disinformazione deve essere il nostro vero bersaglio, qualsiasi sia il motivo per cui lo fa. È un punto che molti divulgatori hanno capito, ma che fatica a essere assimilato dal pubblico. Quando leggiamo sui giornali di persone truffate o di genitori che hanno fatto scelte mediche discutibili per i loro figli, la reazione immediata è quella di puntare il dito contro di loro. Invece, l’attenzione dovrebbe essere rivolta a chi ha abusato della loro fiducia e ingenuità.
redazione at butac punto it
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