L’esercito israeliano spara ai bambini?
Ci sono domande che ci fate a cui onestamente non sappiamo dare una risposta, quello però che possiamo fare è riportarvi la cronaca dei fatti. Sono tante le segnalazioni relative al conflitto tra israeliani e palestinesi, e abbiamo ritenuto corretto questa volta occuparcene, perlomeno per quanto è nelle nostre possibilità fare.
La segnalazione di cui parliamo ora è di quelle che prendono allo stomaco, perché, come avete letto dal titolo, si riferisce ai più innocenti che possono diventare vittime in un conflitto, i bambini. Ho dovuto ascoltare tante interviste, leggere tanti resoconti, vedere tante foto di bambini, bambini feriti, bambini morti, bambini che non avranno un futuro da vivere.
Sono partito da un lettore che ci aveva segnalato questo video:
Dove, senza immagini violente, sentiamo il racconto in inglese di un medico americano, il dottor Feroze Sidhwa, che appunto racconta che tra i feriti gravi con cui ha avuto a che fare, feriti che si aspettava di vedere in un conflitto di questo genere, ce ne erano alcuni che risultavano essere stati colpiti da un solo colpo di proiettile, a volte alla testa a volte a organi vitali. Come se fossero stati presi di mira intenzionalmente. Il medico parla da una struttura nella striscia di Gaza, pertanto si riferisce alle forze militari israeliane, che, a quanto gli è stato detto, prendono di mira anche i bambini uccidendoli o menomandoli con un colpo, probabilmente da cecchino.
Cercando ho trovato altre testimonianze, anche con immagini, che eviteremo di riproporre su BUTAC. Altri però hanno lavorato al posto nostro, il Guardian ad esempio ad aprile aveva pubblicato un lungo articolo dal titolo (qui tradotto in italiano):
“Non è una guerra normale”: i medici affermano che i bambini sono stati presi di mira dai cecchini israeliani a Gaza
Le IDF affermano di “respingere completamente” l’accusa secondo cui i loro soldati avrebbero deliberatamente sparato su uno qualsiasi delle migliaia di civili uccisi nell’offensiva israeliana
Articolo in cui raccontano di aver potuto visionare materiale relativo a otto di questi bambini (oltre ad aver intervistato alcuni medici sul posto), vi riportiamo le loro testimonianze:
…i medici hanno riferito anche di aver curato un flusso costante di bambini, anziani e altre persone che chiaramente non erano combattenti, con ferite da proiettile singolo alla testa o al torace.
Alcuni medici hanno affermato che il tipo e la posizione delle ferite, nonché i racconti dei palestinesi che hanno portato i loro bambini in ospedale, li hanno portati a credere che le vittime fossero state prese di mira direttamente dalle truppe israeliane.
Altri medici hanno affermato di non conoscere le circostanze delle sparatorie, ma di essere profondamente turbati dal numero di bambini gravemente feriti o uccisi da singoli colpi d’arma da fuoco, talvolta con proiettili di grosso calibro che hanno causato gravi danni ai corpi dei bambini.
E ancora:
Il Guardian ha condiviso descrizioni e immagini di ferite da arma da fuoco subite da otto bambini con esperti militari e patologi forensi. Hanno affermato che era difficile determinare in modo conclusivo le circostanze delle sparatorie basandosi solo sulle descrizioni e sulle foto, sebbene in alcuni casi siano stati in grado di identificare le munizioni utilizzate dall’esercito israeliano.
Il Guardian non spiega altro sulle munizioni, e ad oggi non abbiamo trovato ulteriori testimonianze che possano dirci come si siano svolti i fatti, se davvero ci siano cecchini delle forze israeliane che hanno mirato a bambini piccoli o piccolissimi per ucciderli, o se ci siano altre circostanze che non sono state riportate. I tanti medici nelle loro testimonianze riportano sempre ciò che a loro volta hanno sentito da genitori o parenti che hanno portato i bambini all’ospedale. Genitori e parenti che ipotizzano – non avendo visto materialmente gli autori di questi vili atti di vigliaccheria – che si tratti di cecchini dell’esercito israeliano.
Il Guardian in aprile riportava che le forze militari israeliane, ovviamente, respingevano ogni accusa, ma anche questo è ovvio e scontato, chi mai ammetterebbe di aver sparato alla testa di un bambino di due o tre anni?
Dove sta la verità?
Non possiamo accertarlo, e ce ne dispiace, ma vorremmo, per l’ennesima volta, ripetere che le notizie dai territori di guerra andrebbero date sempre specificando quel termine che piace tanto ai quotidiani internazionali: allegedly, avverbio che potremmo tradurre con “si dice che”, “presumibilmente”, e che viene usato per spiegare qualcosa che è raccontato da altri senza che la testata che ne parla abbia potuto verificare appieno i fatti. Invece in Italia è tutto sempre o bianco o nero, ho ragione io o hai ragione tu, la verità non sembra mai stare nel mezzo. E questo a nostro avviso è gravissimo. Quindi dobbiamo limitarci a quanto abbiamo riportato, perché, come ripetiamo da anni, le informazioni che arrivano da territori di guerra sono difficilissime da verificare.
redazione at butac punto it
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