L’Estonia, i russofoni e l’antieuropeismo

Un'interrogazione al Parlamento Europeo di più di vent'anni fa è la miccia per una nuova ondata di disinformazione antieuropeista

Ci è stato segnalato un post del 26 febbraio 2025 della pagina Facebook L’Economia Spiegata Facile (ESF). Il post riporta alcuni screenshot di un’interrogazione al Parlamento Europeo sulla supposta violazione dei diritti sociali e civili in Lettonia ed Estonia, e questo testo:

MICA COME IN RUSSIA
Ripetiamo tutti assieme:
1) Europa di pace
2) Europa di democrazia
3) Non importa chi ha cominciato per primo
4) Europa dei diritti
Ma soprattutto: L’Europa è una montagna di merda.

Gli screenshot rimandano a questa interrogazione parlamentare del 2003, ovvero ventidue anni fa. Vediamo nel dettaglio i fatti per cercare di capire meglio le cose.

Partiamo dall’inizio, visto che negli ultimi anni sono diverse le fonti che hanno diffuso la narrativa secondo cui l’Estonia starebbe violando i diritti umani della minoranza russofona. Proviamo a vedere insieme cosa ci sia di reale in questo genere di affermazioni, analizzando i fatti con il supporto di fonti verificate.

Partiamo però da…

Il contesto storico

Per capire i fatti occorre fare un salto indietro nel tempo di oltre trent’anni. Difatti, dopo il ripristino dell’indipendenza nel 1991, l’Estonia ha adottato una legge sulla cittadinanza basata sul principio dello ius sanguinis. Questo significa che solo coloro che erano cittadini estoni prima dell’occupazione sovietica, o i loro discendenti, hanno ottenuto automaticamente la cittadinanza. Tutti gli altri (e i loro discendenti) hanno dovuto affrontare un processo di naturalizzazione che includeva la conoscenza della lingua estone e una residenza prolungata nel Paese.

Queste politiche sono state negli anni criticate da alcuni osservatori internazionali per il loro impatto sulla comunità russofona. Comunità che al momento dell’indipendenza rappresentava circa il 30% della popolazione estone. L’Estonia però non ha mai negato la possibilità di acquisire la cittadinanza ai residenti russofoni: il processo di naturalizzazione è sempre stato accessibile, seppur con requisiti stringenti.

Le accuse, l’OCSE e il Consiglio d’Europa

Secondo le organizzazioni di cui sopra, la richiesta di superare un esame di lingua estone era da considerare discriminatoria; da qui le accuse di violazione dei diritti dei cittadini non madrelingua. A seguito di queste accuse, si sono mossi l’OSCE e il Consiglio d’Europa, che hanno monitorato la situazione e sollecitato un maggiore impegno per l’integrazione della comunità russofona. Ma non hanno mai classificato le politiche estoni come violazioni dei diritti umani.

Come dicevamo, queste politiche sono state criticate da alcuni osservatori internazionali per il loro impatto sulla comunità russofona. Esiste un rapporto del 2008 del Relatore Speciale sul Razzismo delle Nazioni Unite che ha affermato che alcune misure adottate dall’Estonia potevano essere percepite come discriminatorie. Queste conclusioni sono però state contestate dal governo estone, che ha evidenziato il diritto sovrano di ogni Stato di stabilire le proprie regole per l’acquisizione della cittadinanza.

La situazione attuale

Negli ultimi anni l’Estonia ha implementato nuovi programmi di integrazione per facilitare e favorire l’apprendimento della lingua estone tra le comunità russofone che abitano nel Paese e ancora non si sono adeguate. Programmi che prevedono corsi gratuiti e incentivi per facilitare la naturalizzazione. Purtroppo continua a esistere uno “zoccolo duro” di russofoni che si rifiutano di imparare l’estone e si sentono discriminati. Questo aspetto viene sfruttato a piene mani dalla propaganda russa per alimentare la narrativa della “persecuzione dei russofoni” nel Paese, guarda caso esattamente quanto fatto anche dalla pagina Economia Spiegata Facile, che con il post che abbiamo trattato si schiera senza mezzi termini contro l’Unione Europea e a fianco della Russia.

Nel 2016 Lorenzo di Stasi su East Journal scriveva così:

Dopo l’ingresso dell’Estonia nell’Unione Europea nel 2004 il numero di naturalizzazioni è quasi raddoppiato rispetto agli anni precedenti. La naturalizzazione si ottiene dopo otto anni di residenza nel paese di cui almeno cinque consecutivi, con un esame di lingua estone e conoscenza della costituzione. Al primo marzo 2016 solo il 6,1% della popolazione estone è ancora senza cittadinanza. Il parlamento si è impegnato nell’ultimo anno a semplificare ulteriormente la procedura tramite una serie di emendamenti tra i quali si prevede, tra gli altri, la naturalizzazione per tutti quei bambini nati nel paese con entrambi i genitori senza una cittadinanza.

Concludendo

Non si può sostenere che in Estonia siano in atto violazioni sistematiche dei diritti umani dei russofoni, dall’indipendenza sono passati oltre trent’anni ed è giusto che il Paese abbia facoltà di decidere se chi vuole la cittadinanza debba saper parlare la lingua, d’altronde è la stessa cosa che succede in buona parte del mondo moderno. Non vanno negate le difficoltà della minoranza russofona, ma va chiarito che esistono da tempo iniziative concrete per favorire un’integrazione, iniziative che non vengono in considerazione da chi preferisce portare avanti specifiche narrative. ESF e il suo autore hanno legami abbastanza stretti con un altro sito di cui in passato ci siamo occupati più volte.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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