La fallacia dell’aneddoto

Lo vediamo usare spesso, ma abbiamo chiaro che cos'è?

Nel girare per segnalazioni su uno di quei canali che su BUTAC abbiamo trattato decine di volte ho sentito l’inizio di un video, e l’ho stoppato subito decidendo di scrivere questo piccolo editoriale.

Non starò a fare nomi e cognomi, non serve, si tratta di un soggetto le cui uscite qui su BUTAC abbiamo trattato più volte, tanto basta a descrivervi quei primissimi secondi (ben 21) di video. Ma tanto qui si parla di fallacie, non di persone.

Il video si apre con l’immagine fissa del calendario vaccinale dell’infanzia e dell’adolescenza distribuito online dalla Regione Emilia Romagna, questo per capirci:

E la voce in primo piano dice (trascrizione offerta da Google, punteggiatura da maicolengel):

Ecco qua: Questo è il calendario vaccinale per i bambini! Ma vi rendete conto? Vi rendete, vi rendete conto che c’è gente come chi vi sta parlando, il sottoscritto, che tutta questa roba non ce ne ha neanche una. Eppure sopravvive tranquillamente, per altro anche devo dire con i dovuti scongiuri in ottima salute…

Ecco questa è una fallacia, una fallacia da scuola elementare. Sfruttata in questi contesti per portare avanti una narrazione fallace.

Si tratta della Fallacia dell’aneddoto personale. È una delle fallacie più comuni e insidiose. Il fatto che qualcuno sia sopravvissuto o sia in buona salute senza aver fatto uso di vaccini non rappresenta una prova contro la loro utilità. Gli esempi aneddotici non tengono conto delle evidenze scientifiche, che si basano su studi epidemiologici e clinici che includono migliaia, se non milioni, di individui.

È come dire “mio nonno fumava due pacchetti di sigarette al giorno ed è vissuto fino a novant’anni, quindi fumare non fa male”. È un ragionamento fallace che ignora tutti i dati che dimostrano il contrario.

Eppure funziona, o meglio, è un modo di fare che troviamo ripetuto su milioni di bacheche, specie oggi che la civiltà da social network chiede esperienze personali tutti vivono di aneddotica. Capita anche a me di scrivere post sui social che vorrebbero far riflettere partendo da mie esperienze personali. Raccontare il proprio vissuto è un conto, generalizzare come viene fatto poco sopra, dando a intendere che la propria esperienza personale possa essere rappresentativa di un insieme di individui, è ciurlare nel manico.

Certo che si può vivere senza vaccini pediatrici! Lo sappiamo tutti che si può, visto che fino poco più di duecento anni fa i vaccini nemmeno esistevano. Si può vivere e portare avanti il pianeta anche con una mortalità infantile del 27%, cioè ogni 100 bambini nati 27 morivano. C’è un minuscolo problema: con quel tasso di mortalità e i bassi tassi di natalità, specie in Paesi come il nostro, nel giro di qualche decennio ci estingueremmo – non che sia un male in assoluto eh, il pianeta ha necessità di rigenerarsi e stare senza di noi, il peggior parassita possibile, non può fargli che bene. Ma in ogni caso, senza vaccini, c’è il rischio che la mortalità infantile torni ad alzarsi: ha senso?

Sia chiaro, BUTAC non è fervente sostenitore della legge Lorenzin, a suo tempo criticammo i modi con cui si passava da un niente da fatto a un obbligo importante. A nostro avviso prima di quel passaggio verso l’obbligo ci sarebbe voluta della comunicazione fatta bene, che spiegasse ai genitori perché era importante vaccinare i propri figli, sperando magari che bastasse questo a fare tornare il tasso di vaccinazione a numeri che non causassero preoccupazione. Invece si è scelta la strada dura dell’obbligo fin da subito, strada che ha contribuito a far crescere, perlomeno come visibilità, il numero di chi ha paura dei vaccini e non si vergogna a dirlo – come anche il numero di chi, su queste persone, ha capito che può lucrare.

Come dicevo all’inizio non è importante chi abbia fatto ricorso a questa fallacia dell’aneddoto personale, ma è importante riconoscerla e contrastarla, evidenziando quanto sia una sciocchezza.

Ma la usano tutti, dai venditori di magici trattamenti a base di acqua e un po’ di zucchero, a quelli che sostengono che la chemioterapia faccia male, da chi vende i numeri del lotto a chi professa la sensatezza dell’oroscopo.

Sappiamo che BUTAC non risolverà nulla, oggi come ieri, speriamo sempre che il nostro blog possa servire a iniettare un bruscolino di spirito critico in rete, consci che si tratta di un granellino in una spiaggia di disinformazione.

maicolengel at butac punto it

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