Femminicidi, IA ed etica

È corretto sfruttare immagini realizzate con l'intelligenza artificiale a corredo di un articolo che parla di due femminicidi?

Oggi so già che non andrà benissimo: sto per criticare un’associazione, e non escludo che la reazione possa essere tutt’altro che amichevole.

Oggi parliamo di due immagini che accompagnano il post di un’asssociazione di avvocati a tutela delle donne, si chiamano proprio TutelaDonne.it e hanno profili social a loro collegati un po’ ovunque, profili su cui nei giorni scorsi hanno pubblicato il post di cui vi riportiamo il testo qui sotto e che potete vedere screenshottato in apertura d’articolo:

Sara e Ilaria: la stessa violenza, la stessa cultura.

Quando dire “no” significa morire.

Nel giro di poche ore, due giovani donne, Sara Campanella e Ilaria Sula, sono state uccise brutalmente da uomini che avevano amato o conosciuto da vicino.

La cronaca ci racconta dettagli agghiaccianti: la premeditazione, la crudeltà, l’assenza totale di empatia, persino il tentativo di fuga, il depistaggio, l’indifferenza davanti alla vita tolta.
Ma la cronaca non basta. Serve coscienza, serve azione.

Questi non sono casi isolati. Sono l’ennesima manifestazione di un problema strutturale:
la cultura del possesso, del dominio, della violenza maschile sulle donne.
Una cultura che cresce nel silenzio delle case, nelle scuole che non educano al rispetto, nei media che spettacolarizzano, nei tribunali che a volte minimizzano.

Sara e Ilaria non sono solo vittime.
Sono simboli di una generazione tradita, a cui avevamo promesso pari diritti, libertà, autodeterminazione.
Ma dire “no” oggi, per una donna, può ancora significare morire.

Questa è un’emergenza nazionale.
E non bastano più le panchine rosse o le commemorazioni. Serve un’azione sistemica: nelle scuole, nella magistratura, nelle forze dell’ordine, nella politica.

Serve una rivoluzione culturale che parta dagli uomini.
Perché l’amore non è possesso, non è controllo, non è violenza.

E serve giustizia. Rapida. Esemplare.

Ogni femminicidio impunito è un messaggio implicito di tolleranza.

A Sara e Ilaria dobbiamo non solo il cordoglio,
ma la promessa che le loro morti non saranno vane.
Che ogni donna, ragazza, bambina, possa vivere in un Paese dove
dire NO non significherà più rischiare la vita.

#SaraCampanella #IlariaSula #StopFemminicidio #MaiPiù #PerTutte #PerMarta
#Giustizia #RivoluzioneCulturale

Il testo, va detto, è costruito per piacere al pubblico indignato dei social: retorico, emozionale, forse un po’ superficiale. Ma questo non è il problema principale.

Quel testo, infatti, è accompagnato da immagini che non sono autentiche. Sono ricostruzioni fatte con l’intelligenza artificiale, basate su fotografie reali di Sara e Ilaria. Una di queste immagini è stata riconosciuta come falsa da chi conosceva le ragazze: una psicologa, cugina di Sara, che ha commentato pubblicamente già il 3 aprile, sotto una delle foto postate da TutelaDonne:

Scusate ma quella non è la foto di mia cugina Sara

Chi ci ha inviato la segnalazione l’ha fatto dopo aver chiesto delucidazioni sulla scelta di usare un’immagine fatta con l’intelligenza artificiale per commemorare due ragazze vittime di femminicidio, per tutta risposta è stato bloccato dalla pagina Instagram di TutelaDonne.

Chi ci ha inviato la segnalazione ha a sua volta fatto un post Instagram per segnalare il problema con quelle foto, post in cui spiega che le foto sono false e scrive:

È impensabile che avere una foto più definita per un post si chieda all’intelligenza artificiale di ricostruire per intero la foto di una vittima di femminicidio. È disumano, un oltraggio alla memoria di Sara Campanella (e Ilaria Sula aggiungiamo noi). Vi chiedo di segnalare il post in questione.

Noi non sappiamo perché TutelaDonne abbia scelto di usare un’immagine irrealistica delle due povere ragazze, riteniamo sia offensivo nei confronti delle due famiglie, ma ovviamente non siamo nessuno per sapere come la pensino. Ciò non toglie che ci siamo fatti un’idea – magari sbagliata – cioè che si sia scelto di rifare i volti delle ragazze perché le foto che circolavano non erano abbastanza belle e definite, mentre l’IA fa miracoli…

Ma sfruttare delle immagini generate da un’IA in un caso come questo è a nostro avviso profondamente sbagliato: si fa circolare un falso, col rischio che col passare del tempo – visto che le ragazze non sono più in vita e non hanno modo di generare contenuti nuovi – potrebbe diventare l’immagine che anche chi non le conosceva ricorderà di loro, e questo è qualcosa di molto simile alla post-verità.

Non ci interessa se chi ha scritto quel post non comprende il problema. Ci interessa che lo comprendano le persone che ci leggono: Sara e Ilaria meritano che il loro ricordo sia custodito con rispetto, non ricostruito artificialmente. Speriamo che TutelaDonne rifletta su questa scelta e decida di correggerla.

Nel frattempo, abbiamo recuperato e conservato le immagini autentiche, perché sono quei volti a dover restare nella memoria collettiva. Abbiamo scelto di non usare mai in quest’articolo quelle fatte con l’IA e sfruttate da TutelaDonne per non dare loro alcuna visibilità.

Non crediamo di dover aggiungere altro, se non un grazie a chi ci ha inviato la segnalazione.

redazione at butac punto it

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