La propensione a non distinguere tra fatti e finzione

Cos'è la fiducia selettiva e come influenza il nostro modo di pensare?

ARTICOLO AGGIORNATO

Oggi vorremmo ricordare uno studio che ha da poco compiuto dieci anni dalla sua data di pubblicazione originale, e di cui in Italia (curiosamente) si è sempre parlato poco.

Lo studio, pubblicato a novembre 2013 su Cognitive Science e firmato da autori di diverse provenienze, dalla Boston University a quelle di Hong Kong e Harvard, s’intitola:

Judgments About Fact and Fiction by Children From Religious and Nonreligious Backgrounds

Che in italiano potremmo tradurre (parafrasando) come:

La fiducia selettiva dei bambini: l’influenza delle credenze religiose sulla distinzione tra realtà e fantasia

Lo studio di Corriveau, Chen e Harris si occupa di indagare la fiducia selettiva dei bambini di età prescolare nell’apprendimento da testimonianze esterne, ovvero quanto più inclini siano al credere a una storia sulla base del tipo di educazione che hanno ricevuto. La ricerca si è concentrata sui bambini provenienti da contesti religiosi e laici a cui sono state lette tre diverse storie, ognuna delle quali rappresentava un tipo di evento diverso da distinguere tra plausibile, impossibile, miracoloso. Dopo la lettura ai bambini è stato chiesto di valutare la credibilità delle storie che avevano sentito. I bambini dovevano appunto decidere se le stesse narrassero eventi reali o immaginari.

Il testo dello studio non riporta i dettagli delle tre storie narrate ai bambini nell’appendice allo studio stesso (grazie a R.D.Olivaw che è andato a scovarla), si tratta di 9 brevissime storie, ognuna narrata con tre differenti approcci, ovvero:

  • Realistico: che racconta eventi che potrebbero accadere nella vita quotidiana.
  • Fantastico: che presenta eventi impossibili o magici, tipici delle fiabe.
  • Miracoloso: che descrive eventi soprannaturali, legati a narrazioni religiose o credenze spirituali.

Il risultato ha permesso di notare come i bambini che avevano ricevuto un’educazione religiosa fossero più propensi a considerare realistico il racconto con eventi miracolosi rispetto ai bambini cresciuti in un ambiente laico. Questo ha portato gli studiosi alla conclusione, non così sorprendente, che avere familiarità con le narrazioni religiose possa in qualche modo influire sulla capacità di giudizio di un individuo.

Una cosa curiosa è che, mentre i bambini con educazione religiosa credevano più facilmente alla storia miracolosa e quelli con educazione laica a quella realistica, la storia fantastica non ha suscitato fiducia in nessuno dei due gruppi.

Le implicazioni dello studio però non riguardano solo lo sviluppo cognitivo infantile, ma possono avere ripercussioni sulla vita da adulti. Aver avuto un’educazione religiosa, secondo gli studiosi, può influenzare il modo in cui percepiamo la realtà che ci circonda, portandoci a essere più propensi a credere a eventi che violano il pensiero razionale, mentre chi ha avuto un’educazione laica è più spinto a dubitare dello straordinario, anche se gli si presenta di fronte.

Tutto questo a nostro avviso andrebbe sviluppato con ricerche ulteriori, per capire se possa realmente influire sulla percezione della disinformazione, purtroppo però pur essendo passati oltre dieci anni dalla pubblicazione dello studio non ci sono stati approfondimenti e pertanto rimaniamo fermi a quanto riscontrato all’epoca. Secondo noi è un peccato perché, specie in un momento storico come quello attuale, sarebbe importante capire l’impatto che l’educazione può avere nella propensione nel cascare appunto nella disinformazione.

E per concludere, non siete anche voi un po’ stufi dei titoloni di giornale che usano i termini “miracoloso” e “straordinario” per ogni evento che avrebbe semplici spiegazioni razionali, dalle guarigioni ai salvataggi, dalle condizioni climatiche ai terremoti? Noi sì, moltissimo.

maicolengel at butac punto it

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