Le citazioni, il pacifismo e la mancanza di oggettività

Virgolettati vecchi di anni ripresi allo scopo di costruire una narrazione a posteriori che sia basata sugli errori di valutazione riguardo al conflitto in Ucraina. Cerchiamo di fare chiarezza

Qualche giorno fa sul Fatto Quotidiano, con la firma di Nico Piro, è stato pubblicato un articolo dal titolo:

Chi chiederà scusa a pacifisti e morti?

Articolo che comincia con questo sottotitolo:

4 anni dopo – L’economia di Mosca non è implosa, gli oligarchi non si sono ribellati, niente malattia fatale per Putin. L’Ucraina ha la più alta mortalità e la più bassa natalità al mondo. E 7 milioni di emigrati

L’articolo circola in rete con svariate citazioni che vengono premesse al testo, ad esempio queste:

“A oltre un mese dall’inizio dell’invasione, appare evidente che Putin ha fallito” (Maurizio Molinari, Repubblica, 27.3.22).
“40 democrazie sono più forti della Russia. Non c’è storia, vinciamo noi” (Beppe Severgnini, Otto e mezzo, La7, 1.5.22).
“Le sanzioni contro la Russia sono un successo completo. Il momento di massimo impatto sarà l’estate” (Mario Draghi, 31.5.22).
“A Est i russi sono in fuga: ‘Non reggono all’inverno’” (Repubblica, 3.10.22).
“La grande ritirata russa. Svolta nella guerra” (Repubblica, 10.11.22).
“Putin ha già perso la guerra… Il bersaglio minimo del Donbass… s’è mutato in una ritirata” (Goffredo Buccini, Corriere, 19.11.22).
“Putin non mangerà il panettone del 2023” (Parsi, 30.6.23).
“La Russia è in trappola: può cadere prima del voto Usa” (Antonella Scott, Sole 24 Ore, 28.9.23).
“Porteremo Putin alla resa” (Pina Picierno, eurodeputata Pd, Riformista, 21.9.24).

Citazioni che non sono presenti nell’articolo di Piro, ma vedremo tra poco perché ne parlo. Si tratta di dichiarazioni uscite per la maggior parte nei mesi subito successivi all’inizio del conflitto in Ucraina – 6 su 9 risalgono al 2022 -, dichiarazioni che vengono riportate come virgolettati con nome e cognome di chi le ha pronunciate e la data in cui questo è avvenuto. Nessun link, nessuna indicazione per andarle a leggere all’interno del loro contesto. Lo scopo è quello di costruire una narrazione a posteriori che sia basata sugli errori di valutazione riguardo al conflitto in Ucraina.

Io non sono nessuno – anche se, come l’autore dell’articolo del FQ, ho vinto il Premiolino (lui nel 2016 io nel 2023) – ma vorrei provare a rispondere a una domanda che mi frulla nella testa: questi virgolettati, presi singolarmente, hanno davvero il valore che si vuole loro attribuire, oppure si tratta di una forzatura, un esercizio ex post di cherry picking che ignora il contesto più ampio?

Quella del cherry picking sui virgolettati è infatti di una delle strategie del giornalismo d’opinione più note e comuni: prendere dichiarazioni passate e confrontarle coi fatti per sottintendere l’incompetenza di chi le ha fatte inizialmente. Prendiamo ad esempio queste qui:

  • “Putin ha già perso la guerra” (Goffredo Buccini, Corriere, 19.11.22)
  • “Le sanzioni contro la Russia sono un successo completo” (Mario Draghi, 31.5.22)

Si tratta di opinioni formulate in momenti specifici, opinioni che sono basate sulle informazioni che erano disponibili all’epoca in cui sono state fatte. Nessuna di esse è una profezia assoluta né un dato di fatto. Eppure, vengono presentate come se fossero dogmi scolpiti nella pietra, il cui errore di previsione costituirebbe una colpa grave da imputare a chi le ha pronunciate.

L’articolo del FQ

Sia chiaro, Nico Piro nel suo articolo non usa quelle citazioni, ma è comunque critico nei confronti di coloro che all’inizio del conflitto avevano espresso ottimismo su come le cose potevano andare. Che è di fatto lo stesso schema argomentativo di chi critica a posteriori quei virgolettati. La cosa che mi ha fatto sorridere è che nel suo pezzo Piro attua un ribaltamento dei ruoli: mentre accusa i “bellicisti” di aver imposto un’unica narrazione – quella della vittoria dell’Ucraina – propone una narrazione equivalente con la stessa granitica certezza, quella dell’inevitabile sconfitta.

Nel 2022, l’Ucraina sembrava in grado di respingere l’invasione russa con un forte sostegno occidentale; nel 2025, le difficoltà ucraine sono evidenti, ma non implicano automaticamente che la strategia adottata precedentemente fosse priva di fondamento o che esistesse un’alternativa migliore. Cosa che invece Nico Piro sembra voler dare a intendere, come ha fatto il quotidiano su cui scrive fin dall’inizio del conflitto.

La mancanza di obiettività

Siamo di fronte a un esercizio di retrospettiva selettiva che ha l’intento abbastanza evidente di screditare una parte del dibattito pubblico (i “bellicisti”). A nostro avviso, se c’è davvero una lezione da imparare come Piro dà a intendere, non è il doversi scusare per valutazioni errate, ma che la storia non la fanno i virgolettati, e che usare il senno di poi per giudicare il passato è un esercizio sterile, specie se non si accompagna l’analisi a una contestualizzazione completa di come e quando certe cose sono state dette.

Concludendo

La guerra purtroppo è imprevedibile, e le facili polarizzazioni sono sempre dietro l’angolo. Fingere che la complessità del dibattito pubblico sia tra pacifisti e bellicisti è un meccanismo parte di quella polarizzazione che in un momento come quello attuale andrebbe evitata. Il giornalismo, per essere utile, dovrebbe favorire la comprensione, non la polarizzazione.

maicolengel at butac punto it

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