Giorgio Bianchi e i dati sulla mortalità

Non tanto, un po' di più, un po' di meno... si muore come prima se c'è da ignorare chi ancora muore per Covid, non si muore come prima se c'è da insinuare qualche causa che non ciela dikono...

Ci è stato segnalato un post apparso sui canali social di Giorgio Bianchi, fotogiornalista che si occupa in particolare del conflitto tra Russia e Ucraina di cui ci siamo occupati più volte negli ultimi tre anni. Il post ve lo riportiamo nella sua interezza:

Marco Cosentino_ dati ufficiali ISTAT. Nel 2022 in Italia un po’ più morti che nel 2021 e un po’ meno che nel 2020. Ma non tanto, un po’.
Si muore come prima, ma non di C***d. Quindi non frega nulla a nessuno. La morte senza lo shock di una pandemia, la morte anonima che colpisce per altri motivi o per motivi che — per carità — non si possono nemmeno pensare, non è di utilità alcuna per il potere. Per questo il potere non se ne occupa. Nemmeno se ne accorge. I bei tempi in cui ogni cosa poteva e doveva essere sacrificata per salvare vite sono passati: oggi ogni vita può e deve essere sacrificata per salvare altro.
Sic transit…
Sergio Porta.

Il post, come è facile intuire dal nome all’inizio e quello alla fine, è un classico copia e incolla, non scritto da Bianchi. La/le fonte/i fanno parte di quelle evidentemente ritenute affidabili da Bianchi. Uno è Marco Cosentino, docente al Centro Ricerche Farmacologia Medica dell’Università dell’Insubria, l’altro è Sergio Porta, professore di Progettazione Urbana, direttore della Urban Design Studies Unit e co-direttore della Strathclyde Research centre of Urban Policy and Technology alla University of Strathclyde di Glasgow, UK. Il primo è probabilmente l’autore del post, il secondo l’ha a sua volta condiviso.

La prima informazione da sfatare è quella che nel 2022 i morti nella popolazione siano solo “un po’ meno” che nel 2020. Il dato ISTAT ci racconta che la differenza nel numero dei decessi tra il 2020 e il 2022 è di quasi 33mila morti in meno, non un po’ meno, ma molto di meno. L’altra cosa da sfatare è che non si muoia più di COVID, leggenda che viene spacciata dai tanti che vogliono sminuire la pandemia. In Italia tutti i giorni si continua a morire di COVID, tutti i giorni ci sono casi, ad oggi, per il 2023,  l’OMS ne certifica oltre 3600, ovvero una media di oltre 36 morti al giorno per COVID. Non zero. Sostenere che non si muore più per COVID è raccontare una bugia. Chi pubblica questo post di questi morti “non se ne occupa. Nemmeno se ne accorge.” Chissà perché, probabilmente non sono “di utilità alcuna”.

Il resto del post sembra contraddirsi da solo: dopo aver affermato che “si muore come prima”, infatti, si butta lì un’insinuazione molto interpretabile e che un pubblico che ha pregiudizi interpreterà probabilmente con l’ennesima narrazione in salsa negazionista e antivaccinista dell’aumento delle morti improvvise: “la morte anonima che colpisce per altri motivi o per motivi che — per carità — non si possono nemmeno pensare“. Ma come abbiamo spiegato molte volte il numero delle morti improvvise pre-pandemia si aggirava intorno alle 110 al giorno, a causa di patologie precedentemente non diagnosticate o per cause esterne (ad esempio incidenti domestici). 110 morti di cui fino a due anni fa al massimo parlavano quotidiani locali se il deceduto era particolarmente noto o giovane. Ma per il resto decessi a cui normalmente si dà poco risalto perché, semplicemente, non fanno notizia. L’unica ragione per cui oggi ci sembra che siano di più del normale è che le testate italiane hanno scelto di dare più visibilità a quei decessi dopo essersi accorti che questo tipo di notizie, in questo specifico periodo storico, aumenta significativamente i lettori e le interazioni.

Abbiamo scelto di continuare a occuparci di determinati contenuti (e di determinati soggetti) perché riteniamo sia importante farlo, specie quando i giornalisti, quelli con regolare stipendio e una deontologia professionale da rispettare, hanno smesso di occuparsene, o peggio danno spazio a quei soggetti senza verificare alcunché di quanto riportato.

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