Giornalismo 3.0
Niente sbufalate oggi, e neppure un editoriale, ma una piccola guida che mi è stata ispirata dai fatti dell’ultimo periodo.
Il giornalismo oggi
L’informazione non è più quella di un tempo, oggi molte delle notizie che diventano virali non lo sono in quanto grandi inchieste giornalistiche, come ai tempi del Watergate. Spesso e volentieri il tutto avviene per merito di una spinta dal basso. Sono gli stessi lettori a rendere una notizia più o meno importante condividendola migliaia di volte. Poco conta che la notizia di partenza fosse o meno corretta.
Ed è così che sono nate tantissime trasmissioni che si occupano prevalentemente di fare giornalismo a tesi.
Cosa è il giornalismo a tesi?
Purtroppo non tutti sono in grado di accorgersi se si trovano di fronte ad articoli che non stanno facendo informazione ma stanno solamente portando avanti un preciso percorso. Il problema è complesso, perché dipende dall’autorevolezza di chi parla, ma anche dalla tematica che viene trattata.
Vedete, è molto facile sfruttare certi argomenti sapendo che faremo leva sulle paure dei lettori. Nel momento esatto in cui lavoro a un servizio che tratta argomenti dibattuti posso scegliere più modi per raccontarlo:
- Intervistare tutti gli esperti del settore
- Intervistare le voci fuori dal coro
- Seguire una tesi
Nel primo caso il servizio probabilmente avrà pochissima diffusione, gli esperti sono noiosi e puntigliosi, il lettore/spettatore che già conosce il loro punto di vista non avrà interesse alcuno a seguire i fatti.
Nel secondo caso è facile che il servizio sia molto fazioso, rendendo palese anche a chi la pensa come gli autori che manca qualcosa.
Il terzo caso è quello più sfruttato: si parte da una tesi preconfezionata (ad esempio i vaccini contengono nanoparticelle pericolose) e si sentono esperti sia da un lato che dall’altro. Avendo però una tesi di partenza e un titolo in mente si cercherà di mettere in evidenza solo le risposte che danno ragione alla nostra ipotesi di partenza, omettendo o riducendo a solo rumore di fondo gli altri. Così facendo il servizio finale sembrerà dare spazio a tutti, ma le domande che sono state fatte e le risposte che si sono usate servono solo a portare acqua al proprio mulino.
Vaccini
Se io dico che nei vaccini ci sono nanoparticelle metalliche non sto dicendo una bugia, nessuno potrà accusarmi di bufala. Omettere però che quel quantitativo di nanoparticelle è inferiore a quello che trovo comunemente in un bicchiere d’acqua è importante. Chi seguirà il mio servizio, senza avere un metro di paragone, si sentirà già a disagio all’idea di queste particelle pericolose.
Nucleare
Lo stesso avviene se racconto che smaltire i rifiuti nucleari costa all’Italia qualche miliardo di euro in totale, spaventando il lettore che ovviamente troverà quel costo folle e esagerato. Peccato che si ometta di raccontare che lo sviluppo di energie pulite alternative ci sta costando molto di più, ogni anno. Anche questo è fare giornalismo a tesi, evitare di fornire tutte le informazioni al lettore.
Manipolazione e smentite
Manipolare l’informazione in questa maniera è facilissimo, guarda caso è pieno di redazioni che lavorano ormai solo così. Redazioni che quando vengono colte con le mani in fallo agiscono solitamente in due maniere.
Spesso fanno finta di niente, anche avvertiti evitano di cancellare l’errore lasciando che l’informazione distorta che hanno passato resti in rete. Questo è un danno immenso, perché tante informazioni errate fanno sì che i motori di ricerca le indicizzino, togliendo spazio alle poche informazioni corrette che potremmo trovare.
L’indicizzazione
Così facendo chi, tra qualche anno, dovrà fare una ricerca sull’argomento si troverà prima i link agli articoli errati, e solo con un po’ di fatica sarà in grado di estrapolare le informazioni corrette. Basta pensare al caso Xylella: se cerco in rete informazioni relative al momento di boom del problema, i primi articoli che trovo sono tutti negazionisti del problema. Da lettore potrei convincermi che abbiano ragione, solo un’analisi ragionata mi porta a capire come stessero realmente le cose. Altre volte (sempre molto rare) le redazioni cancellano in toto l’articolo, senza spiegare il perché. Chi ha condiviso l’articolo rimosso sulla sua bacheca continuerà a vederne l’immagine e il titolone, si accorgerà della rimozione solo andando a rileggere, cosa che fanno in pochi.
Evidenziare le correzioni
L’unico valido sistema è il modificare, evidenziando la correzione, spiegandone il perché. In quella maniera nessuno penserà a una censura e il lettore che ci arrivi oggi o tra dieci anni avrà tutti gli elementi in mano per trarre le sue conclusioni.
Purtroppo nel 2018 la maggioranza delle redazioni giornalistiche lavora ancora come nell’Ottocento, non sanno sfruttare la potenzialità della rete o non vogliono farlo, e così facendo avvelenano costantemente l’informazione. Non c’è da stupirsi se l’emergenza “fake news” (odio questa parola) fatica a scemare.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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