Giornalismo, politica e disinformazione
La (non ancora confermata) candidatura di Nicola Porro in Puglia invia un chiaro messaggio su quale tipo di giornalismo sia particolarmente apprezzato dai nostri politici
C’è una notizia che è circolata nel fine settimana sulle maggiori testate italiane, e che riteniamo meriti alcune riflessioni. La notizia è che pare – anche se mentre scrivo non è ancora confermato al 100% – che Nicola Porro sarà il candidato del Centrodestra in Puglia. La sua famiglia ha radici profonde in Puglia, con interessi nel settore agricolo, in particolare nella produzione di vino e olio; pertanto, visto il vasto seguito che ha, pare il candidato ideale per cercare di scalzare la sinistra dalle poltrone della Regione.
A noi spiace, ma ci sentiamo in dovere di scrivere qualcosa, visto che di Nicola Porro, giornalista e titolare del blog che porta il suo nome, qui su BUTAC abbiamo parlato spesso.
Si passa dall’allarmismo sugli effetti avversi dei vaccini alla propaganda filo-russa, dagli attacchi contro l’Unione Europea alla difesa delle lobby, non proprio quello che ci viene da definire il candidato ideale per guidare una Regione.
Ma evidentemente chi ha fatto la proposta non la pensa come noi.
Onestamente riteniamo che una candidatura del genere debba essere l’occasione giusta per riflettere sull’intreccio tra politica e informazione. Porro è sicuramente uno dei volti chiave della vittoria del Centrodestra alle elezioni, insieme a Mario Giordano, ai loro collaboratori e ai plotoni di sovranisti noti e meno noti che affollano Telegram, YouTube e ogni spazio social, soprattutto quelli dalla loro scarsa (o nulla) moderazione. La notorietà mediatica di questi soggetti influenza l’elettorato, specie grazie allo spazio che hanno nei programmi di informazione (e non solo).
In un momento storico come quello attuale riteniamo sarebbe di vitale importanza che il dibattito politico si basasse su informazioni accurate e verificate, e non su uno pseudogiornalismo che se ne infischia dei fatti.
La candidatura di un soggetto come Porro può causare due conseguenze al nostro panorama mediatico, che già non se la passa benissimo:
- La legittimazione di un modo quantomeno discutibile di fare giornalismo.
- L’incremento di autorevolezza di un giornalista che ha dimostrato di non meritarla.
Era già successo quando qualcun altro aveva deciso di mettere alla dirigenza RAI Marcello Foa, una RAI che ci regalò un giornalismo di altissima qualità, facendo svanire dai palinsesti voci come quella di Luca Bottura (di cui eravamo stati spesso ospiti in Radio), sostituite da trasmissioni in linea con la maggioranza di governo. Si tratta di una pratica consolidata nel nostro Paese, ma riteniamo che sia sbagliata: i canali pubblici di TV e radio non dovrebbero essere nelle mani della politica ma, al massimo, di una federazioni di giornalisti, impegnata soprattutto a fornire un’informazione di qualità e super partes.
Concludendo
In un periodo storico come quello attuale, in cui i social media amplificano qualsiasi voce, sarebbe fondamentale per i cittadini sviluppare un forte spirito critico. La candidatura di un giornalista come Nicola Porro è un chiaro messaggio da parte del nostro attuale governo su quale tipo di informazione voglia promuovere nel nostro Paese.
Vogliamo davvero che le nostre preferenze elettorali siano guidate da chi usa i mezzi di informazione per manipolare e dividere? Forse è venuto il momento di chiedersi quale tipo di giornalismo, e quale tipo di politica, desideriamo per il futuro dei nostri figli.
Qui su BUTAC riteniamo che stia a noi, come comunità, rivendicare il diritto a un dibattito pubblico che si fondi sui fatti, e non sulla propaganda e l’infotainement travestito da giornalismo.
maicolengel at butac punto it
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