I giovani, la voglia di lavorare e i post senza fonte
Un'immagine impossibile da verificare che è diventata virale ma che contiene alcune cose che non tornano...
Ci avete segnalato lo screenshot di una conversazione che pare venire da WhatsApp, screenshot che sta circolando in maniera virale su alcune piattaforme. Per chi faticasse a leggerlo abbiamo pensato di farne la trascrizione esatta, ma lo potete vedere qui sotto nella sua interezza:
Interlocutore 1
Per gli orari, dalle 9 alle 19 continuato, il sabato solo dalle 9 alle 13 e la domenica dalle 9 alle 20. È un full-time. Il primo mese è di prova, purtroppo non rimborsiamo spostamenti. Poi successivamente sono 380 euro mensili.
Interlocutore 2
scusi…..full-time…..380 euro mensili???
sono 65 ore settimanali…..neanche 0,17 cent l’ora…..no guardi non sono interessata…
Interlocutore 1
sei una ragazza giovane, avevo capito che non hai voglia di lavorare…..ho solo perso tempo…..ciao
Noi non possiamo fare un vero fact-checking di questo screenshot, visto che viene condiviso senza alcun dettaglio; sappiamo benissimo che esistono annuncia lavorativi che portano a offerte simili, ma nel caso specifico ci sono alcune cose che non ci tornano.
- Il tono del dialogo sembra costruito a tavolino per sensazionalizzare quanto riportato;
- Nell’immagine mancano i riferimenti tipici di uno scambio messaggi su WhatsApp o altre piattaforme di messaggistica, tipo l’ora dei messaggi e le spunte di invio e lettura;
- I puntini sono usati in maniera anomala, ma entrambi gli interlocutori li sbagliano alla stessa maniera: cinque puntini, da entrambi gli utenti, senza spazio prima della parola successiva, il che può portare a ipotizzare che siano scritti dalla stessa persona. La regola dei puntini di sospensione (sempre e solo tre, ma di più mai di meno, spazio prima della parola successiva ma non dopo la parola precedente) si può sbagliare in tantissimi modi, ed è molto improbabile (anche se non impossibile, ovviamente) che due interlocutori facciano casualmente – ma regolarmente – lo stesso errore.
Riteniamo, per l’ennesima volta, utile evidenziare che la condivisione di contenuti non verificati è un danno, anche quando riguarda qualcosa che potrebbe essere vero. Chi per primo ha condiviso quel contenuto dovrebbe spiegarne la provenienza specificando anche il nome del datore di lavoro che ha fatto l’offerta, perché se il dialogo fosse reale il datore di lavoro starebbe proponendo una violazione gravissima dei diritti dei lavoratori e andrebbe denunciato all’Ispettorato del lavoro, e non anonimizzato sui social.
redazione at butac punto it
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