Le iene, The China Study e le diete
Quando entrate in libreria, c’è tutto un fiorire di libri di medicina e pseudomedicina. Anzi, le mie frequentazioni di alcune librerie di Bologna mi portano a credere che la maggioranza sia raggruppata nella seconda categoria.
È il caso di The China Study, libro che ormai troviamo anche sul banchetto dell’ortofrutta sotto casa. Come ci tengono a dire tanti vegetariani, non è uno studio scientifico e basta: è “la dimostrazione pratica di quanto faccia bene passare a frutta e verdura lasciando perdere la carne”.
Ci tengo a precisare che NON SONO un medico: non ho fatto studi scientifici e mi limito solo a divulgare quello che la Scienza riporta. Non vi fidate di me? Va benissimo, ma dovreste perlomeno fidarvi del vostro medico curante. Se non vi piace quello assegnato d’ufficio dalla ASL, cercatene un altro, ma mi raccomando: un vero medico con vero ambulatorio, con una laurea in medicina, iscritto all’Ordine e che operi presso strutture sanitarie riconosciute.
Le Iene hanno portato in pompa magna questo testo in libreria, grazie ai loro servizi di “controinformazione” e una brutta dose di disinformazione pericolosa. Tanto basta trincerarsi dietro la solita frase “abbiamo solo raccontato una storia” e sciacquarsi le mani. E se poi scappa il morto? Ops…
Cos’è The China Study?
È un libro scritto da Colin Campbell che tratta di alimentazione. I dati riportati da Campbell si basano su The China Project, uno studio scientifico sull’alimentazione in Cina condotto a cavallo degli anni ’70 e ’80. Il libro si è rivelato un instant bestseller e ogni tentativo di critica scientifica viene bollato dai suoi sostenitori come “evidente timore di case farmaceutiche e di lobby dei prodotti animali”. Il problema è che lo stesso China Study è in parte fuffoso e non è una Bibbia da seguire alla lettera. Specie senza un medico che ci segua con regolarità e che conosca il nostro stato di salute.
Riporterò onestamente le parole di persone più preparate di me. Mi dispiace che la gente sia sempre un poco ottusa quando si toccano i loro miti, perciò non potrò riportare il bellissimo testo di Denise Minger. Ogni supporter di Campbell parte dallo stesso presupposto: siccome la signorina Minger è solo un’appassionata di nutrizionismo ex-vegetariana, le sue parole non hanno lo stesso peso del dottor Campbell. Ed è un peccato: Denise, pur non essendo scienziata, era riuscita a scrivere splendide risposte a Campbell ribattendo punto su punto ogni claim da lui fatto. Ha spiegato tutto in maniera facile e fruibile anche a chi di Scienza e Medicina non ha alcuna conoscenza. Se volete potete trovare TUTTE le sue risposte a Campbell qui. Per i meno anglofili, qui c’è il testo in italiano delle sue prime considerazioni.
Le critiche agli studi di Campbell
Esistono risposte “titolate” al testo di Campbell tristemente non in italiano; sono state rese il più semplici possibili per esser fruite da un pubblico ampio, anche se non siamo ai livelli di Denise Minger. Fra tutte le risposte, quella che più apprezzo viene da Chris Masterjohn, laureato con un Ph.D. in scienze nutrizionali – una persona adatta a parlare dell’argomento. Il testo completo lo trovate qui, ma io non ho tempo e modo di tradurvelo tutto: è mia intenzione riportarvi solo le sue conclusioni (ricordate, per “curarsi da soli” sarebbe buona pratica conoscere bene le lingue e fare regolari ricerche).
Il dott. Masterjohn ci racconta:
Only 39 of 350 pages are actually devoted to the China Study. The bold statement on page 132 that “eating foods that contain any cholesterol above 0 mg is unhealthy,” is drawn from a broad — and highly selective — pool of research. Yet chapter after chapter reveals a heavy bias and selectivity with which Campbell conducted, interpreted, and presents his research.
Solo 39 delle 350 pagine sono in realtà dedicate allo studio in Cina. La dichiarazione in grassetto a pagina 132 sostiene che ” mangiare alimenti che contengono qualsiasi colesterolo superiore a 0 mg non è sano” viene da un largo – e altamente selettivo – bacino di ricerca . Eppure, capitolo dopo capitolo rivela la forte distorsione e selettività con cui Campbell ha condotto , interpretato , e presentato la sua ricerca. ….
What is most shocking about the China Study is not what it found, but the contrast between Campbell’s representation of its findings in The China Study, and the data contained within the original monograph.
Campbell summarizes the 8,000 statistically significant correlations found in the China Study in the following statement: “people who ate the most animal-based foods got the most chronic disease.” He also claims that, although it is “somewhat difficult” to “show that animal-based food intake relates to overall cancer rates,” that nevertheless, “animal protein intake was convincingly associated in the China Study with the prevalence of cancer in families.”
Ciò che è più scioccante di The China Study non è quello che ha trovato, ma il contrasto tra la rappresentazione di Campbell dei suoi risultati sullo studio , e i veri dati contenuti nella monografia originale (The China Project ndr).
Campbell riassume le 8.000 correlazioni statisticamente significative rilevate nel progetto nella seguente dichiarazione: “Persone che hanno mangiato per la maggior parte alimenti di origine animale hanno preso le malattie più croniche “. Sostiene inoltre che , anche se è “un po ‘difficile”, “l’assunzione di alimenti di origine animale si relaziona a percentuali maggiori d’insorgenze di cancro” , e che pertanto, ” l’assunzione di proteine animali è stata associata in maniera convincente nel China Study con la prevalenza del cancro nelle famiglie.”
By the title, one would expect The China Study to contain objective and complete information derived from the China Study. Page one touts “real science” above “junk science” and “fad diets.” Yet Campbell consistently presents only half the story — at best — through the duration of the book.Dal titolo , ci si aspetterebbe che The China Study contenga informazioni oggettive e complete derivate dal progetto in Cina. In prima pagina una delle dichiarazioni è “vera scienza” al di sopra della “scienza spazzatura” e delle “diete fuffa”. Eppure Campbell presenta costantemente solo metà della storia – al massimo – per tutta la durata del libro .
Tutto questo dovrebbe farvi scattare molti campanelli d’allarme, vero? E ancora…
In Part II, Campbell presents evidence incriminating animal products as the cause of nearly every disease. He cites several health care practitioners, including Dr. Caldwell Esselstyn Jr. and Dr. Dean Ornish, who claim to have been able to reverse heart disease with plant-based diets,34 and cites the Papua New Guinea Highlanders as an example of a traditional society without the occurrence of heart disease.
Yet the pages of The China Study make no mention of George Mann’s and other researcher’s extensive study of the heart-healthy Masai or the healthy primitives of Weston Price, who relied extensively on fatty animal foods.
Nella seconda parte del libro, Campbell ci presenta prove che colpevolizzano i prodotti di origine animale come la causa di quasi tutte le malattie . Egli cita diversi operatori sanitari , tra cui il Dr. Caldwell Esselstyn Jr. e il dottor Dean Ornish , che affermano di essere stati in grado di invertire le malattie cardiache con le diete a base vegetale, e cita gli highlanders della Papua Nuova Guinea come esempio di un tradizionale società senza l’insorgenza di malattie cardiache .
Eppure le pagine dello studio Cina fanno alcuna menzione di George Mann e altri studiosi sull’ampio studio sulla salute del cuore nei Masai o i sani primitivi di Weston Price , che si basano entrambi ampiamente su cibi animali grassi.
Qui vorrei aprire una piccola parentesi: lo sapete che la vita media in Papua-Nuova Guinea è nettamente più bassa che in Europa? Lo sapevate che il cannibalismo è praticato come fosse normale e che i bambini muoiono spesso di fame? Questo dovrebbe esser sufficiente a farvi capire quante cose vengono tenute celate da questo studio per apparire più belli. La dieta italiana e il nostro stile di vita, che include il mangiare carne e pesce, ci ha portato ad esser oggi uno dei popoli che vive più a lungo. Forse sarebbe meglio raccontarlo più spesso nelle trasmissioni televisive, ma tanto so che chi è convinto d’aver trovato la Bibbia per vivere sano non leggerà mai fino a qui.
The most curious of such statements is one found on page 220, where Campbell declares, “Folic acid is a compound derived exclusively from plant-based foods such as green and leafy vegetables.”47 (My italics.) This is a fascinating statement, considering that chicken liver contains 5.76 mcg/g of folate, compared to 1.46 mcg/g for spinach!48 A cursory look through the USDA database reveals that the most folate-dense foods are organ meats.
La più curiosa delle dichiarazioni di Campbell è quella che si trova a pagina 220, dove dichiara: “L’acido folico è un composto derivato esclusivamente da alimenti a base di vegetali come le verdure a foglia verde “. Questa è una dichiarazione affascinante , considerando che il fegato di pollo contiene 5,76 mcg / g di folato , rispetto a 1,46 mcg / g che troviamo negli spinaci! Un rapido sguardo attraverso il database USDA rivela che i cibi più densi di folati sono le frattaglie animali.
In conclusione:
The China Study contains many excellent points in its criticism of the health care system, the overemphasis on reductionism in nutritional research, the influence of industry on research, and the necessity of obtaining nutrients from foods. But its bias against animal products and in favor of veganism permeates every chapter and every page.
The China study contiene molti ottimi punti nella sua critica al sistema sanitario, l’eccessiva enfasi sul riduzionismo nella ricerca nutrizionale , l’influenza dell’industria sulla ricerca , e la necessità di ottenere sostanze nutritive dagli alimenti . Ma il suo pregiudizio nei confronti di prodotti di origine animale e in favore del veganismo permea ogni capitolo e ogni pagina.
Insomma, The China Study ha sicuramente il pregio di aver portato alcune critiche al sistema nutrizionale in uso nelle case di tanti. È facile comprendere il target originale: stiamo parlando di paesi come gli Stati Uniti, dove il consumo di carne e grassi è altissimo in confronto a vegetali. Non è un discorso applicabile in Europa, in particolar modo nei paesi a dieta mediterranea: seguiamo già un sistema nutrizionale molto più corretto di quanto non facciano oltreoceano, abbiamo un indice di obesità inferiore e un’aspettativa di vita sana più lunga rispetto alla maggior parte dei paesi al mondo.
Cambiare non sempre vuol dire andare a stare meglio, anzi: senza seguire le indicazioni di un medico, il rischio può portare a risultati negativi invece di miglioramenti.
Siate Utenti, non uTonti. Non fidatevi di un libro comprato in libreria per cambiare la vostra vita. Rivolgetevi al medico che conosce la vostra situazione di salute; seguite i suoi suggerimenti, lasciate che strutturi una dieta adatta alle vostre abitudini, allo stile di vita, ai risultati delle vostre analisi del sangue. Ricordate: solo i medici e i biologi hanno le conoscenze per potervi prescrivere una vera dieta – tutto il resto è fuffa!
The China Study e il cancro: una bufala pericolosa
Nel loro servizio, Le Iene davano ad intendere tra le righe che il percorso di The China Study può aiutare a “guarire” dal cancro. Questa è davvero fuffa della peggior specie e non lo dico io: lo dice la Scienza. Spacciare una cosa del genere in TV a un pubblico immenso è da criminali peggiori di Wanna Marchi. Chi guarda queste trasmissioni è a volte un pigro che si fiderà ciecamente, senza mai verificare quanto detto! Sulla cosa si era espressa Pro-Test Italia tramite la sua portavoce Giulia Corsini.
Il servizio di mercoledì 7 maggio 2014 intitolato Alimentazione, tumore e altre malattie spacciava il libro The China Study come straordinaria rivelazione della cura per il cancro. Si mostra un elenco di malattie che verrebbero curate attraverso un cambio di alimentazione. E queste malattie includono il cancro. Il messaggio che passa è: “a questo punto, perché devo fare la chemio, che comporta dolore, quando posso guarire semplicemente mangiando vegetale?”. Purtroppo per tutti, dal punto di vista scientifico tutto ciò non vale di più di un romanzo rosa. La pecca (grave per chi vuole fare giornalismo) è stata di non cercare e analizzare i giudizi critici. Eccone un esempio in cui le affermazioni critiche fanno riferimento alle relative fonti:ScienceBasedMedicine.org.
Qui c’è il debunking completo di The China Study in italiano: The China Study: fatti o fandonie?, traduzione di The China Study: Fact or Fallacy?, 31 pagine, formato PDF.
Ricordiamo che Steve Jobs è sempre stato vegano (anzi di più: fruttariano), ed è morto di cancro al pancreas, una delle forme più mortali di tumore.
Qui non si tratta di una guerra di vegani contro carnivori contro onnivori, si tratta semplicemente di mettere in guardia dal fatto che la dieta vegana non guarisce dal cancro. NON è un invito a mangiare carne.Noi non stiamo manifestando contro la libertà di informazione, ma per il rispetto del codice deontologico. La verifica delle fonti è importantissima, soprattutto quando si parla di scienza e salute. C’è la vita delle persone in ballo. Ricordiamo inoltre che nel campo scientifico non tutte le opinioni hanno pari valore: ciò che conta sono le evidenze. Se le evidenze sperimentali mancano, si tratta di aria fritta, da qualunque parte provenga.
Creare allarmismo, sfiducia nel sistema sanitario, nella scienza, nei ricercatori e nei medici, dando valore a presunti inventori di cure miracolose, significa mettere in pericolo la salute delle persone.
Il fattore psicologico gioca un ruolo importantissimo: una persona può rifiutarsi di curarsi quando è ancora in tempo. Una persona può essere spacciata solo per avere ricevuto delle informazioni sbagliate.
Qui non è questione di darwinismo. Non si tratta di selezione naturale meritata. Le persone si fidano di programmi che si sono fatti rispettare condannando le truffe, e Le Iene ce lo ricordiamo tutti così. Vorremmo che tornasse a essere quel che era: un programma al servizio del cittadino. Purtroppo non tutte le persone hanno gli strumenti per identificare la bufala, ci vuole un’infarinatura scientifica di base, un briciolo di scetticismo, l’attitudine ad analizzare ciò che si recepisce e anche l’essere in condizioni non critiche (avere una persona cara in gravi condizioni porta automaticamente ad abbassare le difese di fronte a promesse di guarigione).
Guaritori e ciarlatani si vendono bene. Il loro lavoro non è curare le persone, ma arricchirsi di soldi e/o di popolarità. Vivono di conferenze, di chiacchiere, di libri. Ingannare è la loro professione.
L’informazione è una cosa seria, soprattutto quando si parla di salute, e deve essere trattata con consapevolezza e responsabilità.
Credo che con questo sia tutto. So già che nei commenti subirò i soliti attacchi da vegani, vegetariani, salutisti, omeopati, naturopati e compagnia fuffante. Ormai ci sonoabituato. Ricordo come sempre che non amo la censura, a meno che non diventiate volgari e/o offensivi!
Qualche ulteriore fonte:
The American journal of clinical nutrition
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon, può bastare anche il costo di un caffè!