Il Ministero della Verità e gli sceriffi della rete
Benvenuti nella nuova sede del Ministero della Verità!
Ebbene sì, come ci spiegano Matteo Salvini e il fido Jacopo Granzotto è giunta l’ora, da domani io, David Puente, Paolo Attivissimo e Walter Quattrociocchi avremo le chiavi dell’internet e potremo a nostro piacimento chiudere siti, cacciare dal web personaggi scomodi, sanzionare chi non sta alle regole da noi imposte.
Non lo sapevate? Beh, non lo sapevo neppure io, poi oggi mi sono trovato citato in un articolo di Jacopo Granzotto e ora mi sento molto potente.
Apriamo le danze
Bel coraggio. Nonostante l’immondo piazzamento mondiale quanto a libertà di stampa (siamo 77esimi, dietro il Burkina Faso e il Botswana) c’è gente (in Parlamento) che si cruccia delle bufale in rete, le fake news.
Si sa, internet brulica di notizie false e tendenziose create ad arte per tornaconto politico o economico. Pubblicità spicciola ad effetto dilagante. Ma andarci contro è come sfidare il mulino a vento, una ne cancelli di bufala, tre ne escono di fresche. E così, dopo il Ddl in Senato, arriva il debunking di Laura Boldrini. Bisognerà smascherare la disinformazione «coinvolgendo i social network». La presidentessa della Camera annuncia pure di essere in contatto con un gruppetto di abili debunker, bravi a smascherare la sciocchezza attraverso una verifica puntuale sulle fonti. Costoro sono Paolo Attivissimo («Il Disinformatico»), Michelangelo Coltelli («Bufale un tanto al chilo»), David Puente («Davidpuente.it») e Walter Quattrociocchi del CssLab dell’Imt di Lucca.
La libertà di stampa
Zuck, dai accontentala
Matteo Salvini, uno che la Boldrini non l’ha mai retta, insorge su Facebook. E non è un fake. «La maestrina Boldrini scrive (ancora?) a Zuckerberg contro odio e bufale su Facebook, invocando chiusure e censure…Zuck, dai, accontentala, almeno un messaggino in chat o un Mi piace!». «Di post con notizie inventate e insulti nei miei riguardi ne leggo ogni giorno – aggiunge il leader della Lega Nord- Ma non mi sono mai sognato di invocare l’Inquisizione, e comunque la Boldrini fa tutto questo senza rendersi conto che la peggior bufala vivente è proprio lei!»
Chissà, Orwell sarebbe stato orgoglioso di tutto ciò. Nel 1949 raccontava il «Ministero della Verità», uno dei quattro che governano lo stato immaginario di Oceania nel romanzo 1984. Scriveva: «Questo ministero ha il compito di produrre tutto ciò che ha a che fare con l’informazione: propaganda di partito, editoria, programmi radiotelevisivi, ma anche la letteratura. Oltre che di realizzarlo, questo ente si occupa di rettificarlo e, di fatto, anche falsificarlo, per renderlo conforme alle direttive del partito, ad esempio». Di questo passo, a forza di bufale (e presunte tali), ci si arriva sicuro.
Quisquilie
Sorvolando sulla fallacia “non sequitur” tra le premesse e la tesi dell’articolo, in cui si contesta la volontà di Laura Boldrini di porre un freno alla falsa informazione riportando l’affermazione di Matteo Salvini di non avere mai preteso la censura di chi lo insulta (come se la diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose e l’ingiuria fossero giuridicamente e logicamente equivalenti), “Il Giornale”, ma anche “Il Fatto Quotidiano”, “Libero”, “Il Corriere della Sera” e qualsiasi altra testata italiana, soffrono d’un semplice, banale problema: non vendono. In un paese dove la media dei lettori farebbe fatica a leggere pure la quarta di copertina d’un libro, non caccerebbe un euro e qualche spicciolo per un quotidiano neppure se riportasse in esclusiva la dichiarazione di guerra alla Germania, e si “informa” per osmosi cognitiva condividendo i post degli amici, la radicalizzazione degli utenti è un’opzione di marketing strategico, ancor prima che una questione di partigianeria politica. “Il Giornale” attaccherebbe Laura Boldrini pure se decidesse di donare un rene a un bambino in dialisi, perché i loro ventincinque lettori – così come quelli di qualsiasi altra pubblicazione colpita dal web nel fatturato – sono fidelizzati dal mobbing giornalistico verso l’avversario, non dalla ragionevolezza delle argomentazioni. Qualsiasi direttore editoriale e giornalista, dall’alto dei suoi due anni e passa di praticantato, iscrizione all’albo e deontologia professionale, dovrebbe esultare all’idea di rendere la pubblicazione difficile ai bugiardi di professione. Se non lo fa, e invoca l’abusatissimo “1984” con lo spauracchio della censura di stato, è già un passo nella “post-verità” dei falsari che gli hanno sottratto introiti e dignità professionale.
Appendice
- Altri tre pagati a sbafo per cercare il nulla,visto i commenti del presidente Boldrini
- Deve essere sottoposta a TSO. Quando sarà recuperata, se sarà recuperata, sia sottoposta a processo per crimini contro la sicurezza nazionale. Deve pagare tutto, senza alcuno sconto di pena.
- .. e fatemi capire, li paghiamo noi sti tre cercatori di nulla? Non vorrei.
- SE LI PAGA DI TASCA SUA,BENE. DIVERSAMENTE LE TOGHE DOVREBBERO INCRIMINARLO PER USO IMPROPRIO DEI SOLDI DI PANTALONE E CONDANNARLA AL GABBIO CON L’AUMENTO DI UN TERZO DELLA PENA,OCCUPANDO UNA CARICA PUBBBLICA!!
- lei li assume e noi li paghiamo. accetto scommesse
Noto con piacere che la questione pagamento è davvero importante per tanti, ed è giusto che sia così, sarebbero soldi pubblici. Bene, sia chiaro che a oggi (quarto anno da quando ho aperto BUTAC) noi non abbiamo visto un euro, quindi sono 4 anni che sbufaliamo senza che nessun parlamentare italiano ci abbia pagato alcunché.
Per ora quella con la Presidenza della Camera è una consulenza totalmente gratuita, rimborsati solo delle spese di viaggio per andare a Roma e quando necessario dormirci, ma per il resto paghiamo noi pranzi e cene e nessuno ci rimborsa le tante ore spese per lavorare al progetto#BastaBufale. Sì certo, entra qualcosa grazie alla pubblicità e alle donazioni di chi ci legge con regolarità (e non preoccupatevi cari lettori del Giornale, dubitiamo che questi provengano da voi), ma nel caso di BUTAC forse arriviamo a parlare di 500 euro in entrata al mese di cui circa 350 vengono subito spesi in servizi di gestione per il blog.
Ci verrà proposta una qualche forma di pagamento prima o poi? Non ci conto molto, ma finora sono andato in tasca…
“Until they became conscious they will never rebel, and until after they have rebelled they cannot become conscious.”
― George Orwell, 1984
maicolengel at butac punto it
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PS
Per curiosità, se vi capita, qui trovate tutti gli articoli su BUTAC che hanno Il Giornale tra i tag, divertitevi a vedere quante volte ci è toccato citarli per articoli decisamente poco verificati.