Intervista a una sposa bambina

Siete in tanti ad averci segnalato un video che sta circolando con insistenza sul web, un video che colpisce allo stomaco e che riteniamo sia giusto trattare.

Una delle segnalazioni che abbiamo ricevuto ci racconta:

un mio amico su facebook ha condiviso questo video. non mi sembra che la ragazza abbia 13 anni e non mi sembra che quando appare anche il presunto marito 29enne lei sia cosi disperata. inoltre perchè intervistarla in tv e permetterle di lamentarsi davanti al marito se questa per loro è considerata normalità? non ha senso.

Ed è stata proprio questa a spingermi a voler trattare la notizia. Il video in questione è il seguente:

 

Non è un falso, si tratta veramente di un’intervista a una bambina di 13 anni che ha sposato un uomo di 29, costretta dalla sua famiglia. L’intervista è condotta da Malek Maktabi nel programma televisivo Ahmar Bel Khat El Arid, un talk show che discute questioni sociali e umane. La trasmissione va in onda dal 2008 ed è una delle trasmissioni di punta di LBC. Maktabi è una delle personalità televisive libanesi più note nel Paese e da sempre affronta temi che sollevano le critiche dei musulmani conservatori.

Quello che ci interessa fare è rispondere alla domanda che ci è stata posta:  perché intervistarla e permetterle di lamentarsi se questa per loro è considerata la normalità?

Prima di tutto vediamo i fatti. Il Libano non ha una legge che regoli questioni come l’età legale per il matrimonio, a decidere sono i 18 diversi gruppi religiosi presenti sul territorio che regolamentano la questione. Ognuno ha da dire la sua, ad esempio da dicembre 2020 il Consiglio supremo islamico sunnita ha approvato l’innalzamento dell’età minima per sposarsi a 18 anni, mentre le autorità religiose sciite hanno messo come età minima i 15 anni. Questo significa appunto che diverse realtà religiose hanno diverse regole.

Per questo esiste una trasmissione come quella di Malek Maktab, per cercare di esercitare pressione mediatica (e di rimando politica) su una questione che non viene decisa dal governo libanese ma dalle comunità religiose che lo compongono. È tragico che ci siano bambine di 13 anni costrette a sposarsi per volere della famiglia, vorrei però ricordare che fino al 1975 in Italia l’età minima per una donna per sposarsi era 14 anni, non mille anni fa, ma solo cinquanta. Noi ci siamo evoluti da quella norma del codice civile e ora vietiamo i matrimoni tra minori (pur prevedendo delle eccezioni), in Libano evidentemente esiste una classe di soggetti che ritengono che le cose debbano cambiare e Malek Maktabi sta dando a questa spinta al progresso maggiore visibilità, proprio grazie a questo tipo di interviste.

Però va anche detto che non è corretto sostenere che questa sia la normalità in Libano, la maggioranza dei matrimoni avviene tra maggiorenni, “solo” il 20% delle ragazze minorenni si sposa prima della maggiore età. Purtroppo a causa dell’instabilità economica nel Paese la percentuale del 20% è quella a cui si è arrivati dopo aver avuto in precedenza numeri più bassi. Ma per cercare di dare loro un futuro economicamente più stabile – e probabilmente per eliminare una spesa dal budget – le famiglie che hanno dato in sposa la figlia in età giovanissima sono cresciute rispetto ad anni fa.

Per mostrarvi ulteriormente come la pratica non sia apprezzata da tutti i musulmani vi riporto (tradotto in automatico) un pezzo di un articolo del quotidiano Al Akhbar:

La “piaga” dei matrimoni precoci è chiaramente visibile tra i rifugiati siriani, che registrano la percentuale più alta (45%), seguiti dai libanesi (36%), ovvero il 20% dei libanesi intervistati. Le donne siriane sono in cima alla lista delle studentesse non iscritte a scuola (80%), a causa delle difficili condizioni di vita nei campi, soprattutto delle condizioni di sicurezza “che costituiscono un fattore che incoraggia il matrimonio”, per il 46% delle persone incluse nello studio, oltre alle “condizioni di vita che incidono sulla sicurezza dei bambini”.

L’uso del termine piaga, seppur tra virgolette, fa capire quanto poco la pratica sia apprezzata dal giornalista che ha firmato il pezzo. Come spiega UNICEF nei suoi rapporti ci sono Paesi come il Libano in cui cambiare si può, ed è proprio grazie a soggetti come Malek Maktabi e la sua trasmissione televisiva che si può sperare che quel cambiamento avvenga il più in fretta possibile.

maicolengel at butac punto it

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