La CIA in Ucraina: stessa notizia, articoli differenti

Un confronto tra testate italiane

Un mese fa circa, il 25 febbraio, Adam Entous e Michael Schwirtz hanno pubblicato sul New York Times un interessantissimo articolo intitolato The Spy War: How the C.I.A. Secretly Helps Ukraine Fight Putin, riportato poi da numerose testate italiane: Il Giornale, La StampaLa Repubblica, Il Fatto Quotidiano, AnsaRai News e molte altre che non prenderemo qui in considerazione. Ognuna di esse ha scelto cosa cosa dire, come dirlo e cosa tralasciare. Come capite bene, in questo momento storico il tema in questione risulta delicatissimo. Infatti a queste informazioni, come sempre accade, è legata la nostra interpretazione degli eventi e da quest’ultima discende a sua volta una presa di posizione in riferimento a quanto sta accadendo da due anni in Ucraina. Chiarita quindi l’importanza della tematica, ci si aspetterebbe una certa professionalità dalle nostre testate: vediamo se l’hanno avuta.

Iniziamo col dire che The Spy War è un’inchiesta giornalistica e come tale piuttosto lunga, per cui consiglio a chiunque di trovarsi del tempo per leggerlo tutto (e spero lo troviate in tanti), soprattutto perché non sarà possibile qui riportarne nemmeno le parti più importanti, tante esse sono. I più curiosi, peraltro, avranno bisogno di ulteriore tempo per approfondire ognuno degli eventi menzionati, magari con l’aiuto di Wikipedia, per cui mettetevi comodi.

Di seguito presento un brevissimo riassunto diviso in paragrafi per darvi una panoramica di quanto ricostruito nell’inchiesta, soffermandomi unicamente sulle informazioni riportate nelle testate di cui sopra e inserendo, per ciascuna di queste informazioni, quei “puntini sulle i” che hanno dimenticato di mettere.

New York Times – The Spy War: How the C.I.A. Secretly Helps Ukraine Fight Putin. For more than a decade, the United States has nurtured a secret intelligence partnership with Ukraine that is now critical for both countries in countering Russia.

1. L’inizio dei rapporti tra CIA e servizi ucraini risale al 24 febbraio 2014 – tre giorni dopo la fuga di Yanukovich e la fine della Rivoluzione della Dignità – quando il nuovo capo dello spionaggio Valentyn Nalyvaichenko ha trovato documenti bruciati fuori, e computer infettati da malware russi dentro, il quartier generale dell’intelligence nazionale: i servizi ucraini se ne erano andati assieme al presidente in carica. A questo punto Nalyvaichenko telefona alle uniche persone alle quali avrebbe potuto rivolgersi per ricostruire tutto da capo: il capo della CIA, John O. Brennan, e il MI6 (i servizi inglesi).

2. Le relazioni incominciarono all’insegna della diffidenza reciproca (“mutual distrust”), in particolare gli statunitensi si chiedevano quanto a lungo il governo filo-occidentale sarebbe rimasto in carica (“the unknown question was how long Mr. Nalyvaichenko and the pro-Western government would be around”). Dopotutto, in quei giorni la Russia stava prendendo il controllo della Crimea.

3. I consiglieri dell’allora presidente Obama dissero a Brennan di non voler provocare Mosca, per cui gli ordinarono di non fornire alcun supporto dal quale ci si potesse ragionevolmente aspettare (“reasonably ecpected”) conseguenze letali:

We made a distinction between intelligence collection operations and things that go boom,” a former senior U.S. official said.

“Abbiamo fatto una distinzione tra operazioni di intelligence e cose che finiscono per esplodere”, ha detto un ex alto ufficiale U.S.

4. Già nello stesso 2014 i servizi ucraini sorpresero gli americani fornendo loro una serie di intercettazioni che incastravano la Russia nella vicenda del volo MH17 nel giro di poche ore dall’abbattimento.

5. Solo nel 2016 le relazioni tra i servizi sono divenute, propriamente, partnership (“Now the partnership was real”). La CIA ha incominciato ad addestrare l’Unità 2245 dell’intelligence ucraina e a costruire dodici basi lungo il confine russo, dalle quali si è proceduto a raccogliere informazioni sulla Russia: in particolare, i droni russi venivano presi e studiati dagli statunitensi.

6. Nello stesso 2016 ha avuto inizio l’Operazione Goldfish: all’interno delle dodici basi veniva coordinata la rete di agenti appositamente preparati dalla CIA per portare avanti azioni di intelligence su suolo russo.

Chiariti questi punti, procediamo adesso analizzando quanto scritto da ciascuna testata, una alla volta. Quelle che seguiranno, ovviamente, saranno personali considerazioni che ciascuno di voi potrà divertirsi a verificare, condividere o criticare.

Il Giornale – Basi segrete, operazioni speciali e addestramento: il supporto della Cia all’Ucraina

L’articolo del Giornale fa subito presente che la collaborazione tra servizi statunitensi e ucraini è iniziata “appena dopo la cacciata del governo filo-russo e l’annessione della Crimea”, essendo sostanzialmente fedele a quanto detto dal NYT, pur non inserendo la data esatta. Viene poi specificato che gli Stati Uniti “non si fidassero degli ucraini”, che nel 2016 la CIA ha iniziato ad addestrare l’Unità 2245 e a costruire le dodici basi segrete: si aggiunge quindi che gli americani hanno posto il “divieto di condurre operazioni letali” agli ucraini.

L’articolo del Giornale riporta correttamente tutte le informazioni essenziali del NYT, chiarendo sia quando sia in quali circostanze i rapporti tra i servizi sono iniziati, per poi proseguire con la narrazione degli eventi fino a oggi.

Rai News – NYT, c’è la Cia dietro i servizi segreti di Kiev: “Obiettivo è Putin”

Il titolo di Rai News riporta un virgolettato che non si capisce bene da dove sia stato preso, questione di cui abbiamo trattato molteplici volte qui su BUTAC. Il problema principale è che un conto è scrivere che l’obiettivo è “Putin”, un altro è scrivere che l’obiettivo è “combattere Putin” (“Fight Putin” nel titolo del NYT). Abbiamo già scritto che gli statunitensi hanno parlato di una linea rossa da non superare, la linea della letalità delle operazioni, ma se l'”obiettivo è Putin” il lettore può facilmente finire col pensare che i due servizi abbiano collaborato per colpire il presidente della Federazione Russa. Non è questo che ha scritto il NYT.

Passando all’articolo, troviamo che

la partnership non è iniziata nel 2021, ma dieci anni fa quando il presidente ucraino e filorusso Petro Poroshenko lasciò il potere e gli statunitensi cominciarono a costruire una loro rete che puntava a eliminare agenti russi infiltrati nelle agenzie ucraine.

Il caso di Rai News è del tutto peculiare sotto ogni aspetto. Anzitutto, descrivere Petro Poroshenko come presidente “filorusso” che “dieci anni fa […] lasciò il potere” è a dir poco disorientante: pare trattarsi di un errore talmente clamoroso da risultare evidente che ci si volesse riferire a Viktor Janukovyc, ma è sicuramente da segnalare. Intendendo in tal modo quanto scritto, l’articolo risulterebbe il più preciso assieme a quello del Giornale, soprattutto per quanto riguarda la datazione dell’inizio delle relazioni, stante il fatto che “gli statunitensi cominciarono a costruire una loro rete” subito dopo la fuga del presidente. Gli agenti russi, però, non potevano essere il bersaglio della suddetta rete, poiché il NYT mette bene in evidenza come presso le sedi dell’intelligence non fosse rimasto più nessuno.

Dopodiché, l’articolo prosegue informandoci delle dodici basi segrete costruite negli ultimi otto anni lungo il confine con la Russia, dell’Unità 2245 e della cattura e studio dei droni russi. Infine, viene segnalato il punto di svolta nelle relazioni dovuto alle intercettazioni sul volo MH17.

I problemi in questo articolo sono due: il virgolettato nel titolo e lo scambio di presidenti. Se il secondo è riconoscibile, il primo è fuorviante, soprattutto per quanti non hanno letto l’articolo per intero, fermandosi proprio al titolo.

La Stampa – La guerra delle spie, come la Cia aiuta l’Ucraina. NYT: “Postazioni vicino al confine russo e addestramento”

L’articolo riporta la richiesta avanzata dall’allora nuovo capo dell’intelligence ucraina alla CIA e all’MI6 nel 2014, aggiungendo che i rapporti iniziarono “all’insegna della diffidenza” americana nei confronti degli ucraini. Certo, quando si parla di eventi del 2014 in Ucraina sarebbe bene se possibile riportare la data esatta, poiché un conto è che siano accaduti prima del 21 febbraio, un conto è che siano accaduti in seguito. Parlando di “ricostruire l’agenzia”, al lettore non viene spiegato se essa sia stata, per così dire, ricostruita per mera volontà politica, oppure, come riporta il NYT, ricostruita da zero in quanto tutti erano fuggiti assieme l’ormai ex presidente. Dopodiché, la Stampa ci dice che le relazioni ebbero una svolta con le intercettazioni inerenti il volo MH17. Si riportano, infine, la creazione nel 2016 dell’Unità 2245 e la costruzione di dodici basi finanziate dalla CIA lungo il confine con la Russia, per poi concludere ricordando come

la Cia continua ad aver delle linee rosse da non superare, quali non aiutare l’Ucraina in offensive letali.

In questo articolo l’unica criticità da rilevare è la mancanza della data esatta di inizio delle relazioni, seppur non manchi l’anno e nella formulazione appaia evidente che l’agenzia sia stata ricostruita da zero. In questo senso l’articolo può considerarsi sostanzialmente fedele a quanto riportato dal NYT, per quanto la mancanza di una datazione esatta (fornita dal quotidiano statunitense) risulti comunque grave.

La Repubblica – Le dodici basi segrete costruite dalla CIA in Ucraina per spiare le mosse di Mosca

Sia il titolo che il sottotitolo, seppur modificati, si limitano a riportare informazioni contenute nell’articolo del NYT:

Nascoste nella foresta lungo il confine con la Russia, sono bunker sotterranei dotati delle più moderne apparecchiature, totalmente finanziate e parzialmente allestite dall’agenzia di spionaggio americana. Lo rivela il New York Times

Repubblica scrive del “programma lanciato dalla CIA dieci anni fa”, senza dubbio il 2014 quindi, ma senza specificare la data esatta. Nessun riferimento all’inizio piuttosto teso dei rapporti, ma viene riportata la svolta del volo MH17 e il ruolo svolto dagli ucraini nel contrasto agli hacker russi durante la campagna presidenziale del 2016 negli Stati Uniti, oltre che la costituzione dell’Unità 2245.

L’unica critica che è possibile avanzare è quella relativa alla mancanza di una datazione precisa d’inizio delle relazioni, in quanto di centrale importanza e soprattutto fornita dal NYT.

Ansa – NYT, ‘basi e addestramento, così la Cia aiuta l’Ucraina’

Il titolo differisce dal NYT, ma il sottotitolo sembra esserne un’abbreviazione:

‘La collaborazione dura da 10 anni, oggi è cruciale’

Dopo qualche riga, l’Ansa riporta ancora una volta che

La partnership […] non è iniziata con la guerra ma affonda le sue radici ad almeno 10 anni fa

Qui il problema sta nella dicitura “almeno 10 anni” che potrebbe risultare fuorviante. Questa dicitura è più imprecisa sia di quella usata da La Stampa che di quella usata da Repubblica, essendo banalmente, per esempio, dieci anni e quattro mesi più di dieci anni. Come capite bene, un conto è che le relazioni siano iniziate prima della Rivoluzione della Dignità, un conto è che siano iniziate dopo: quattro mesi sono sufficienti a rovesciare il senso dell’articolo del NYT, il significato di quanto accaduto tra 2013 e 2014 e l’interpretazione del lettore in riferimento a quegli eventi.

Per questa ragione dobbiamo rilevare come l’Ansa lasci il lettore in una situazione di pericolosa ambiguità, direttamente derivante da una carenza informativa ingiustificata, poiché la data, come già detto, è presente nell’articolo del NYT.

Nessun cenno dell’iniziale sfiducia statunitense, né della loro cautela, così come delle intercettazioni inerenti l’MH17. Piuttosto, l’agenzia giornalistica preferisce informarci delle dodici basi costruite al confine, dell’Unità 2245 e delle operazioni di cattura e studio dei droni russi iniziata nel 2016: lo fa per ben due volte, ripetendo tutto dalla metà dell’articolo in poi.

Non riportare la data del 24 febbraio 2014, riportando invece un ambiguo “almeno dieci anni” per poi soffermarsi ben due volte su quanto accaduto negli anni successivi, significa dare a intendere al lettore che “la Russia aveva le sue buone ragioni per fare ciò che ha fatto”: l’esatto contrario di quanto è desumibile dall’articolo del NYT. Per queste ragioni è possibile definire l’articolo dell’Ansa come malinformazione.

Il Fatto Quotidiano – “Decine di basi della Cia costruite in Ucraina per spiare la Russia”: la rivelazione del NYT

L’articolo del Fatto riporta che le relazioni tra servizi ucraini e statunitensi vanno avanti “da oltre dieci anni”, ribadito poi con un “da almeno dieci anni” qualche riga dopo. Ritroviamo quindi lo stesso problema riscontrato nell’Ansa: entrambe le espressioni sono corrette, ma la loro ambiguità è del tutto illegittima (quando non strumentale) considerando la centralità dell’anno al quale ci riportano e, soprattutto, considerando che il NYT riporta una data esatta, il 24 febbraio 2014: digitare questi 14 caratteri (16 con le spaziature), credetemi, non costa particolare fatica, ma a livello informativo fa la differenza.

Si parla poi delle dodici basi di confine e della creazione dell’Unità 2245, assieme all’operazione con i droni russi per bersaglio. Nessun accenno, come nell’Ansa, né alle difficoltà iniziali né alla linea rossa imposta dagli statunitensi agli ucraini, tantomeno al volo MH17.

Il lettore è, quindi, non solo privato della ricostruzione dell’inizio della vicenda, ma anche esposto a una lettura fuorviante degli eventi basata sulle informazioni del tutto parziali che gli vengono fornite: anche questo articolo si configura perciò come esempio di malinformazione.

Conclusioni

I risultati dell’analisi delle sei testate sono stati i seguenti:

  • 2 casi di malinformazione (il Fatto Quotidiano e Ansa);
  • 2 casi (Repubblica e La Stampa) in cui è stato possibile rilevare una mancanza grave (la data di inizio delle relazioni) suscettibile di fuorviare il lettore;
  • 1 caso (Rai News) in cui si è rilevato un altro errore grave (lo scambio dei presidenti), oltre a un virgolettato del tutto inventato (“Obiettivo è Putin”) suscettibile anch’esso di fuorviare il lettore;
  • 1 caso (il Giornale) in cui le informazioni del NYT sono state riportate in maniera sostanzialmente corretta.

Si trattava semplicemente di riportare quanto già emerso all’interno di un’inchiesta del NYT, ma solamente una testata su sei è riuscita a restituire ai lettori italiani tutte le informazioni essenziali nel modo corretto, mentre le altre cinque si sono rivelate fuorvianti o, peggio ancora, esempi di malinformazione. Nessuna, peraltro, è riuscita a riportare la data centrale del 24 febbraio 2014. Complessivamente, pessima performance.

Quando vi capiterà di leggere che “una testata internazionale ha detto che”, vi invito a fare quanto fatto in questo articolo: andate a leggere direttamente quanto scritto da quella testata e poi divertitevi a confrontare quanto riportato da quelle italiane. L’esperienza non potrà che essere formativa.

A ogni modo, dopo aver dipinto un quadro del giornalismo italiano tutt’altro che felice, vorrei chiudere il presente articolo provando a strappandovi un sorriso. Sapete perché l’hanno chiamata Operazione Goldfish?

The program was called Operation Goldfish, which derived from a joke about a Russian-speaking goldfish who offers two Estonians wishes in exchange for its freedom.

The punchline was that one of the Estonians bashed the fish’s head with a rock, explaining that anything speaking Russian could not be trusted.

Il programma è stato ribattezzato Operazione Goldfish in omaggio a una barzelletta su un pesce rosso (goldfish in inglese) russofono che promette a due estoni di esaudire i loro desideri in cambio della libertà.

La barzelletta termina con uno degli estoni che prende una pietra e spacca la testa del pesce, spiegando che non si può credere a niente che parli russo.

RC

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