L’esperimento del riso di Masaru Emoto
La pseudoscienza è stupefacente.
Nel senso che le persone si devono calare oppiacei a non finire per crederci.
Uno degli “esperimenti” pseudoscientifici per eccellenza è l’esperimento del riso, ideato dal “Dr” Masaru Emoto (personaggio che abbiamo già trattato qui).
Emoto, laureato in relazioni internazionali, crede fermamente che la mente umana possa influenzare, fisicamente, ciò che ci circonda. E l’esperimento del riso dovrebbe confermare la sua “teoria”.
Il procedimento è semplice: mettere in due contenitori -sigillati- del riso cotto, indirizzare verso uno pensieri positivi, verso l’altro pensieri negativi.
Tutto qui, semplice.
Dopo 30 giorni, il riso “positivo” dovrebbe essere in condizioni decisamente migliori rispetto a quello “negativo”.
Perché si tratta di una bufala?
Perché nessuno può credere che questo sia un esperimento scientifico.
Non ha controlli, né cieco (o doppio cieco), e usa il più piccolo campione possibile.
È una bestemmia definirlo esperimento scientifico.
Il risultato è totalmente casuale, e totalmente lasciato all’interpretazione di chi lo segue.
Il riso “positivo” è ammuffito come o più di quello negativo? “Oh no! Si vede che non mi sono concentrato abbastanza!”
Il riso “negativo” è quello più ammuffito? “Evviva! Ho una mente potentissima!”
Patrick McComb, in questo articolo, ci spiega come dovrebbe essere strutturato l’esperimento del riso per poter essere considerato un vero esperimento scientifico.
Notate qualcosa? Che ne so, tipo che ci sono 10000 passaggi e controlli in più?
La pseudoscienza vi inganna. Vi fa credere che quello che fate sia al 100% scientifico e corretto.
Quando, in realtà, vi affida al caso e all’auto-convincimento.
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