Lo smart meter pericoloso per la salute?

il rapporto bioinitiative

Ci è stato segnalato un articolo apparso sulle pagine di un’associazione, di cui non menzioneremo il nome per evitare di dar loro visibilità.

L’articolo è una guida per gli utenti su come bloccare l’installazione dei nuovi contatori delle utenze, i cosiddetti Smart Meter, che inviano i dati dell’utenza direttamente alle aziende fornitrici del servizio, senza più necessità di una lettura manuale del contatore.

L’associazione in questione, come altre che abbiamo già trattato, sostiene che gli smart meter possano rappresentare un rischio a causa delle emissioni di radiofrequenze e delle radiazioni elettromagnetiche, in particolare per le persone affette da elettrosensibilità o altre patologie croniche. Nel testo segnalato viene citata la classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che include le radiofrequenze nella categoria dei “possibili cancerogeni”. Il tutto è condito dai pareri del gruppo Bioinitiative, un’associazione nata nel 2007, composta inizialmente da 14 scienziati che sostengono la nocività delle emissioni elettromagnetiche.

Diversi gruppi di lavoro, nel corso degli anni, hanno avuto modo di analizzare le tesi del Rapporto Bioinitiative.

Vi riportiamo alcune delle risposte che sono state date:

    • Il Consiglio sanitario dei Paesi Bassi ha esaminato il rapporto BioInitiative nel settembre 2008 e ha concluso che si tratta di una revisione selettiva della ricerca esistente e non presenta un’analisi equilibrata considerando la relativa qualità scientifica dei diversi studi. Alcune carenze identificate includevano il fatto che il rapporto conteneva affermazioni false, nonché affermazioni prive di fondamento scientifico. Considerato il modo in cui è stato redatto il rapporto BioInitiative, l’uso selettivo dei dati scientifici e le altre carenze sopra menzionate, il Comitato conclude che il rapporto BioInitiative non è un riflesso obiettivo ed equilibrato dello stato attuale delle conoscenze scientifiche.
    •  L’Australian Centre for Radiofrequency Bioeffects Research (ACRBR) ha esaminato il rapporto BioInitiative e ha concluso:

      Nel complesso, pensiamo che il BioInitiative Report non faccia progredire la scienza e concorderemmo con il Consiglio sanitario dei Paesi Bassi sul fatto che il BioInitiative Report “non è un riflesso obiettivo ed equilibrato dello stato attuale della conoscenza scientifica”. Così com’è, fornisce semplicemente una serie di opinioni che non sono coerenti con il consenso della scienza e non fornisce un’analisi sufficientemente rigorosa da sollevare dubbi sul consenso scientifico.

    • Il gruppo di coordinamento EMF-NET della Commissione Europea per lo studio dell’impatto dei campi elettromagnetici sulla salute si è espresso così nell’ottobre 2007 in merito al rapporto BioInitiative:

      Nel rapporto manca l’equilibrio; non si fa menzione, infatti, di rapporti che non concordano con le affermazioni e le conclusioni degli autori. I risultati e le conclusioni sono molto diversi da quelli delle recenti revisioni nazionali e internazionali su questo argomento… Se si dovesse credere a questo rapporto, i campi elettromagnetici sarebbero la causa di una varietà di malattie ed effetti soggettivi.

    • Il Comitato sull’uomo e le radiazioni (COMAR) dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) ha esaminato il rapporto BioInitiative nel 2009. Ha concluso:

      …che il peso delle prove scientifiche nella letteratura sugli effetti biologici delle RF non supporta i limiti di sicurezza raccomandati dal gruppo BioInitiative. Per questo motivo, COMAR raccomanda che i funzionari della sanità pubblica continuino a basare le loro politiche sui limiti di sicurezza delle RF raccomandati da organizzazioni internazionali consolidate e sanzionate come l’Institute of Electrical and Electronics Engineers International Committee on Electromagnetic Safety e l’ International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection , formalmente correlata all’Organizzazione mondiale della sanità.

    • L’ Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni (BfS) ha commentato nell’ottobre 2007 un programma televisivo di newsmagazine sulla rete tedesca ARD che ha presentato il BioInitiative Report poco dopo la sua pubblicazione. Hanno affermato:

      Il BfS ha condotto una revisione preliminare del cosiddetto “BioInitiative Report” subito dopo la sua pubblicazione e ha concluso che presentava evidenti carenze scientifiche. In particolare, si è impegnato a combinare gli effetti sulla salute dei campi a bassa e alta frequenza che non sono tecnicamente possibili. La stragrande maggioranza degli studi alla base del rapporto non sono nuovi: sono già stati presi in considerazione nella determinazione degli standard attualmente applicabili.

    • L’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria ambientale e sul lavoro ( Agence française de sécurité sanitaire de l’environnement et du travail , AFSSET) ha analizzato il contenuto del rapporto BioInitiative e nell’ottobre 2009 ha dichiarato:

      …i diversi capitoli del rapporto sono di stile e qualità di editing non uniformi. Alcune sezioni non presentano dati scientifici in modo equilibrato, non analizzano la qualità degli articoli citati o riflettono le opinioni personali dei loro autori …, [il rapporto] è tinto di conflitti di interesse in diversi capitoli, non riflette uno sforzo collettivo ed è scritto in uno stile militante.

Tutti questi giudizi risalgono alla prima pubblicazione del rapporto, ma la situazione, 16 anni dopo, non è praticamente cambiata: non sono state trovate prove della nocività delle emissioni contro cui si scagliavano. Quindi, che senso ha che esistano ancora associazioni che diffondono questo tipo di disinformazione? Purtroppo i motivi sono svariati: ci sono persone che guadagnano su questa disinformazione, da chi offre (dietro lauti compensi) trattamenti per chi ritiene di soffrire di elettrosensibilità chimica multipla a chi raccoglie fondi per ricerche sul tema, fino a chi si fa pagare per tenere conferenze e vendere libri che alimentano queste paure.

Perché, come diciamo da tempo: la paura fa 90!

maicolengel at butac punto it

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