Marte, ma quale atterraggio…
La NASA mente, in realtà Perseverance è tra i monti della Francia [SARCASM]
Qui su BUTAC amiamo l’esplorazione spaziale, l’amiamo molto, e quando possibile cerchiamo di fare chiarezza sulle bufale che circolano in merito. Ci sono luoghi dove quella chiarezza è fatta in maniera molto più seria, come ad esempio da parte dei ragazzi che gestiscono la pagina Facebook Chi ha paura del buio?. Poi ci sono i luoghi dove invece si ribalta sempre tutto e si racconta e diffonde tanta disinformazione.
Come succede su CieliParalleli, blog complottista che diffonde disinformazione sull’esplorazione spaziale. Ci avete segnalato un’immagine, sfruttata proprio da CieliParalleli nel 2012, che sta venendo riutilizzata in queste ore per negare che siamo arrivati su Marte con Perseverance.
L’immagine è questa:
Due scatti, praticamente identici: quello superiore viene da un sito francese dedicato alla montagna e allo sci, e mostra un paesaggio sulle montagne di Lozère, in Francia, nella regione dell’Occitania. Quella di sotto, con colori tendenti al rossastro, è un falso creato dagli stessi bufalari. Basta cercare i due scatti per rendersene conto.
Vedete, chiunque usi quelle due immagini per sostenere che non è vero che siamo arrivati su Marte, e che la Nasa mente al riguardo, dovrebbe anche mostrarvi dove l’immagine coi colori rossi sia stata usata dalla NASA – o chi per lei – sostenendo fosse uno scatto di Curiosity. Se non lo fa (e di solito non lo fanno) è perché non ha minimamente compreso come funzioni il fact-checking. Siamo buoni tutti a manipolare un’immagine e dire: “Vedete, questa foto diffusa dalla NASA sostenendo che si tratti di Marte non è di Marte, sono i colli bolognesi, quindi la NASA ci mente quando dice che è andata su Marte.”
Ma dovrei trovare la stessa immagine su un sito o altro archivio della NASA, con una descrizione che accerti che sia stata usata come immagine di Marte. La bufala in questo caso non è “quello nell’immagine non è Marte, sono i monti della Francia”, bensì “la NASA in un suo corso sostiene che quello sia Marte, mentre invece sono i monti della Francia”. L’immagine che sta circolando, infatti, esiste solo nella versione a confronto con le montagne francesi innevate, non si trova traccia della stessa foto virata in rosso spacciata per un’immagine di Marte – se non sui siti di complottisti e negazionisti vari – figuriamoci in un corso della NASA. Purtroppo di soggetti che cascano in giochetti simili se ne trovano sempre, come si trovano coloro che ritengono che quelli per l’esplorazione spaziale siano soldi usati male, e proprio per questa ragione voglio riportarvi le considerazioni fatte da Chi ha paura del buio qualche giorno fa:
Ogni volta che una missione spaziale atterra da qualche parte è purtroppo inevitabile il dilagare di una domanda sempre più puntuale: «Perché spendere tutti quei soldi per andare su Marte quando abbiamo tanti problemi qui?». Spesso sono gli stessi che si infuriano quando dici che il riscaldamento globale incontrollato ci annienterà, ma non appena una sonda arriva da qualche parte i problemi terrestri diventano improvvisamente priorità assoluta. Chi si lamenta per i soldi investiti in ricerca spaziale magari lo fa da uno smartphone, quindi appoggiandosi a dei satelliti. Che sono stati messi lì non dalla grazia divina, ma dalla ricerca spaziale. E sicuramente usano il GPS, guardano le previsioni meteo e accendono la tv satellitare. Altra tecnologia spaziale. Vale la pena spendere i soldi nella ricerca spaziale perché hanno delle ricadute tecnologiche enormi che migliorano la vita anche dei più sfortunati. Sistemi di purificazione dell’acqua, coltivazione idroponica, satelliti per il monitoraggio terrestre. Ma anche i sistemi per la dialisi, gli strumenti diagnostici, i visori per vigili del fuoco e squadre di salvataggio, il monitoraggio della salute del nostro pianeta dallo spazio, prevenzione di incendi, alluvioni, eventi estremi… i contributi al progresso dell’umanità sono DECINE DI MIGLIAIA e sarebbe impossibile stilare un elenco anche solo minimamente parziale. Andate nel NASA Spinoff Database che elenca le ricadute tecnologiche NASA a partire dal 1976: vi si aprirà un mondo.
Ma il purista della critica acchiappa-like avrà da lamentarsi comunque, perché sono sempre soldi non spesi direttamente per salvare l’umanità.
Va bene, facciamo un po’ di conti insieme. Il PIL italiano sta sui 2000 miliardi di dollari. La metro C di Roma almeno sui 7 miliardi. Poca roba: è lo 0,35% del PIL. Con questa cifra si finanziano due missioni e mezzo come Perseverance (2,7 miliardi) e avanzano pure i soldi per la pizzata di fine anno. Nel 2019 gli italiani hanno speso 110 miliardi nel gioco d’azzardo, perdendo quasi 20 miliardi. VENTI MILIARDI DI PERDITE. Sono abbastanza per finanziare 7 missioni come Perseverance. E i soldi buttati sono quelli per andare su Marte?
I soldi per lo spazio sono briciole nell’economia mondiale. La guerra in Iraq è costata 2400 miliardi di dollari. Sono 890 Perseverance. Davvero il problema è Perseverance?
Ma c’è di più. I soldi investiti in ricerca spaziale tornano con gli interessi sotto forma di PIL e valuta circolante. Vi linko anche un autorevole studio della London Economics, secondo cui in Europa il ritorno economico DIRETTO della ricerca spaziale è di 3-4 euro per ogni euro investito. Se contiamo anche il ritorno indiretto vanno aggiunti altri 6-12 euro per ogni euro investito. Sono soldi buttati? Davvero?
Vale la pena spendere quei soldi perché quei soldi ne generano molti di più. Alcuni dei quali vanno al supporto umanitario, come è giusto che sia. Ma prima di arrivarci attraversano un processo che nel frattempo migliora la vita di tutti e contribuisce al progresso dell’umanità. Alla fine non servirebbe nemmeno giustificare le spese per la ricerca scientifica. Esplorare è parte della natura umana, esplorare per natura e non per necessità è anche ciò che ci distingue come specie intelligente. Esplorare, scoprire, meravigliarci è ciò che ci fa sentire vivi e – non dimentichiamolo – ci aiuta a non smettere di sognare.
-Filippo, Matteo e Lorenzo
Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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