Il Metodo Di Bella e le fallacie argomentative di Radio Radio
Ci avete segnalato l’ennesima difesa a spada tratta al Metodo Di Bella su Radio Radio, difesa portata avanti stavolta dal direttore della stessa, Ilario Di Giovambattista. Vi riportiamo il testo con cui viene condiviso il suo intervento su YouTube:
Se un utente neutrale cerca “metodo #DiBella” su Google, spuntano una serie di articoli denigratori e avversi. Alcuni ufficiali, altri meno: a loro dire, il discorso sul metodo Di Bella si è chiuso alla fine degli anni ’90; qualcuno insinua che chi vi torna sopra sia animato da interessi personali. Il primo argomento è facilmente smentibile, il secondo è classificabile tra le più becere teorie del complotto. Il metodo Di Bella non si è mai fermato. In molti si affidano ancora a Giuseppe Di Bella, prima e dopo la diagnosi che attesta la presenza di un tumore. Questo perché il dott. Di Bella ha portato avanti gli studi del padre Luigi, avvalendosi di pubblicazioni disponibili su PubMed, archivio scientifico sottoposto regolarmente a peer review. E negli anni dei risultati ci sono stati. Tanto che davanti all’evidenza, alcuni giudici hanno imposto alle Asl di pagare la cura Di Bella a pazienti visibilmente migliorati, ma la riabilitazione totale del metodo non è mai avvenuta. Questo perché i detrattori si rifanno alla sperimentazione che fu effettuata nel 1998 per ordine del Ministero della Salute: in seguito al fallimento di quella sperimentazione che affossò Di Bella tanti dubbi su ciò che accadde davvero vennero a galla. Come le carte dei NAS che certificarono che erano stati utilizzati farmaci scaduti (ma i pazienti migliorarono lo stesso); eppure una nuova sperimentazione trasparente per certificare la verità non arrivò mai. L’allora Ministro della Salute era Rosy #Bindi, che di recente è anche tornata sull’argomento su carta stampata. Parla di fake news e interessi personali, ma lei stessa ebbe un atteggiamento di immediata avversità quando 100mila persone arrivarono a Palazzo Chigi: “Mi disse che avrebbe scoperto chi c’era dietro di me. Ministro, lo hai più scoperto? Neanche io so chi ci fosse dietro di lei, ma non so chi si vergognerebbe di più facendo questa scoperta”. A parlare è il direttore Ilario #DiGiovambattista, il cui dubbio è sempre il medesimo: “Ho intervistato persone sopravvissute con tumori cerebrali. Ma allora perché devono imporre una cura? E perché senza neppure confrontarsi con Di Bella? Quello che mi piacerebbe, quando faremo un webinar a settembre, è che medici scettici si presentassero con gli studi scientifici e ne chiedessero conto al dottor Di Bella. Mi piacerebbe molto, ma questo non avviene mai”.
Il testo è un sunto di quanto poi viene detto nel video. Perché abbiamo scelto ancora una volta di parlarne? Perché è evidente che se loro continuano a farlo significa che ci sono soggetti, malati di tumore, che ci credono e si fidano, soggetti che avrebbero bisogno di chiarezza invece che di questa confusione mediatica. Ne parliamo anche perché riteniamo interessante mostrare le varie fallacie a cui ricorrono per portare avanti le proprie tesi e dare intendere al proprio pubblico di essere dalla parte dei giusti.
Per comodità vi riportiamo una alla volta le affermazioni a nostro avviso discutibili, e a seguire la nostra risposta.
- Il discorso sul metodo Di Bella si è chiuso alla fine degli anni ’90; qualcuno insinua che chi vi torna sopra sia animato da interessi personali. Il primo argomento è facilmente smentibile, il secondo è classificabile tra le più becere teorie del complotto.
Questo tipo di affermazione è un esempio di “ipse dixit”, ossia un’affermazione non supportata da prove. Dichiarare che qualcosa è “facilmente smentibile” senza fornire evidenze specifiche non è un metodo corretto per costruire un’argomentazione scientifica o logica.
- Il metodo Di Bella non si è mai fermato. In molti si affidano ancora a Giuseppe Di Bella, prima e dopo la diagnosi che attesta la presenza di un tumore.
Il fatto che ci siano alcuni soggetti che lo seguono non implica che sia scientificamente valido, ma solo che quei pazienti si fidano, che ci credono. La scienza si basa su studi clinici controllati e ripetibili, non su aneddoti o su quanti pazienti scelgono un trattamento rispetto a un altro.
- Il dott. Di Bella ha portato avanti gli studi del padre Luigi, avvalendosi di pubblicazioni disponibili su PubMed, archivio scientifico sottoposto regolarmente a peer review.
PubMed, come ripetuto più volte sulle nostre pagine, è un archivio di letteratura scientifica, non una testata a sé stante, e di per sé non può essere “sottoposto regolarmente a peer review”. Il fatto che un testo sia presente su PubMed non garantisce la qualità o la validità delle pubblicazioni elencate. Esistono testate riprese da PubMed classificabili come predatory publishing, altre che pur di pubblicare non fanno una peer review rigorosa. Pertanto non tutti gli articoli pubblicati su PubMed sono ugualmente affidabili. Citare la presenza di studi su PubMed senza discutere la loro qualità o il consenso scientifico che hanno ricevuto non dimostra l’efficacia di un trattamento.
- Tanto che davanti all’evidenza, alcuni giudici hanno imposto alle Asl di pagare la cura Di Bella a pazienti visibilmente migliorati…
Quante volte abbiamo ripetuto che le sentenze giudiziarie non sono prove scientifiche? Le sentenze non si basano sul parere della comunità scientifica ma del giudice che le emette, e degli eventuali periti di cui si è avvalso. Un giudice può prendere decisioni basate su criteri legali, ma ciò non significa che la cura sia scientificamente valida. La giustizia e la scienza operano su principi diversi.
- I detrattori si rifanno alla sperimentazione che fu effettuata nel 1998 per ordine del Ministero della Salute: in seguito al fallimento di quella sperimentazione… carte dei NAS che certificarono che erano stati utilizzati farmaci scaduti…
La sperimentazione del 1998 fu condotta con rigore scientifico, il suo fallimento è stato ben documentato e non è dipeso dall’uso dei farmaci scaduti. La menzione dell’uso di farmaci scaduti è arrivata dopo che la sperimentazione non aveva portato prove di efficacia. In ogni caso non si trattò di un uso sconsiderato da parte di chi effettuava la sperimentazione, infatti come riportato in un’interrogazione parlamentare del 20 novembre 2000:
il professor Di Bella aveva fornito le piu` ampie assicurazioni in merito al fatto che, se custodito in ben precise condizioni, al riparo dalla luce e dal calore, lo sciroppo ai retinoidi era del tutto stabile. In effetti, laddove il professor Di Bella avesse ritenuto non piu` utilizzabili i preparati da lui suggeriti dopo un determinato arco temporale, lo avrebbe indicato nel protocollo firmato, cosa che invece non ha fatto…
In ogni caso, se la sperimentazione non viene effettuata in un contesto controllato, il fatto che alcuni pazienti siano migliorati non può essere attribuito con sufficiente certezza alla terapia.
- Quello che mi piacerebbe, quando faremo un webinar a settembre, è che medici scettici si presentassero con gli studi scientifici e ne chiedessero conto al dottor Di Bella.
E questa è la dimostrazione ultima del non aver compreso nulla di come funziona la scienza. Sta a chi sostiene la validità del metodo a doverla provare, non a chi ritiene che il metodo non funzioni a doverlo dimostrare. La scienza, tutta, funziona così da sempre, ma al direttore di Radio Radio evidentemente non importa.
Concludendo
Radio Radio fa leva su un approccio di tipo emotivo e non scientifico alla questione, utilizzando aneddoti e teorie del complotto oltre agli attacchi personali rivolti all’ex Ministro Rosy Bindi. La sperimentazione del metodo Di Bella è stata condotta in modo rigoroso, e i risultati non hanno dimostrato la sua efficacia come trattamento per il cancro. La comunità scientifica si basa su prove replicabili e verificabili, e non su convinzioni personali o sentenze legali. Nel video viene mostrata la pubblicità del libro del figlio del professor Di Bella (di cui abbiamo parlato pochi giorni fa) tre volte in dieci minuti, libro che come riporta la pubblicità è acquistabile proprio sullo shop di Radio Radio.
Non crediamo di dover aggiungere altro.
redazione at butac punto it
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