Un Natale sull’orlo del conflitto nucleare

Tra pressappochismo e allarmismo, tra opinioni campate in aria e mancanza di argomentazioni

Quello che segue, per quanto corredato da fonti ed argomentato, non è da intendersi come articolo di fact-checking. Traendo spunto da un articolo apparso sul Fatto Quotidiano qualche giorno prima di Natale, che passava in rassegna molteplici eventi di rilevanza internazionale e mondiale, ho deciso di scrivere l’articolo presente per le seguenti ragioni:

  • soffermarmi sulle questioni da esso sollevate e lasciare qualche link per approfondire;
  • riflettere sul fatto che a scrivere l’articolo sia stato un ex magistrato e politico italiano;
  • che sia stato pubblicato su una delle principali testate giornalistiche del nostro paese;
  • augurare a tutti buon anno nuovo. Sì, perché dipingere il mondo più nero di quanto già non sia può essere tuttalpiù inutile, alla peggio dannoso. Dunque, iniziamo.

Toni e contenuti del linguaggio di Putin, tutt’altro che indebolito, sempre più inquietanti. Gli ucraini non solo hanno avuto l’autorizzazione da Usa e Nato di utilizzare i missili a lungo raggio in territorio russo, ma hanno consolidato le azioni terroristiche anche a Mosca, da ultimo con l’uccisione […] del generale russo Kirillov

Quel “tutt’altro che indebolito” è semplicemente gratuito, poiché non supportato da alcun dato o ragionamento. Anzi, a rigore, le perdite di Aleksey Kolomeitsev, colonnello russo a capo dell’unità specializzata in attacchi con droni, di Mikhail Shatsky, a capo del dipartimento per la modernizzazione dei missili e, infine, quella riportata da de Magistris del generale Kirillov, dovrebbero essere di per sé stesse sufficienti perlomeno a evitare di inserire un commento di quel tipo. Per non parlare poi della Siria, ma l’articolo ci arriva più avanti:

L’Europa è sempre più destabilizzata sul piano politico: sull’orlo della guerra civile in Georgia, l’estrema destra che avanza nei paesi più forti, la Francia senza governo, in Germania crolla Scholz e si va alle urne.

Questi appena elencati sono certo tutti argomenti degni di approfondimento e di preoccupazione, ma non riesco proprio a capire perché da Magistris abbia inserito la Georgia in Europa. Forse per le chiare aspirazioni europeiste del Paese, forse per le tante bandiere dell’Unione sventolate nelle piazze georgiane, ma tutto questo non basta – perlomeno non ancora, chissà in futuro – a giustificare un tale discorso. Ad ogni modo, prosegue l’articolo:

In Corea del Sud, uno Stato super alleato degli Usa, va in scena un tentativo di colpo di Stato con proclamazione della legge marziale, che viene fatto passare come un colpo di testa del capo di stato coreano. Gli americani fanno sapere di non saperne nulla.

Al di là dell’espressione “super alleato”, che mi ha strappato una risata, questa frase è costruita in modo da lasciare intendere che gli USA siano dietro al tentato colpo di stato in Corea del Sud. Eppure al 19 dicembre – data in cui scrive de Magistris – sappiamo bene quale sia stato l’esito di quel tentativo: un’eccellente dimostrazione di come le istituzioni e la popolazione abbiano saputo reagire compatti in difesa della democrazia. Ora una domanda sorge spontanea: perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto appoggiare un colpo di stato in un Paese già loro alleato, che non ha mostrato la volontà di allontanarsi e in cui è proprio la popolazione ad essere insoddisfatta del presidente? Non solo tutto questo non ha il minimo senso, ma non viene nemmeno minimamente argomentato.

In Siria crolla la dittatura dispotica e disumana della famiglia Assad […] alleata di Mosca e Teheran, e avviene la liberazione, piuttosto agevole, ad opera delle forze di opposizione, guidate dal comandante jiadista Abu Mohammed al-Jolani, proveniente dalla cellula siriana di al Qaeda […] Dopo aver liberato Damasco, con il sostegno degli israeliani, il terrorista ritenuto pericolosissimo passa in Occidente per un nuovo democratico liberatore. La categoria del terrorista che muta a seconda della convenienza.

Ricordando quanto da lui scritto sopra, viene di nuovo da domandarsi la ragione di quel “tutt’altro che indebolito” se Putin ha perso un suo alleato e il Paese di cui era dittatore. Peraltro non un Paese qualsiasi, ma la Siria.

Dopodiché, de Magistris dapprima fa finta che al-Jolani e HTS (l’organizzazione della quale è a capo) non siano più considerati terroristi dalle Nazioni Unite, quando invece lo sono ancora, poi accusa l’Occidente di ipocrisia quando definisce il leader siriano “democratico”, senza specificare chi, dove e quando l’avrebbe così definito.

Al-Jolani è un uomo che, lo si voglia o meno, da semi-sconosciuto è divenuto il leader di un Paese chiave per tutto il Medio Oriente, un uomo che pur avendo un passato da tagliagole afferma adesso che la Siria è esausta dopo una guerra che va avanti dal 2011 e non è certo una minaccia per il mondo, un uomo che pur provenendo dalla “cellula siriana di al Qaeda” è stato ed è in buoni rapporti col vescovo dei cattolici di Siria e ha parlato di una “Costituzione” da dare al Paese. Per chi volesse approfondire, Il Post ha pubblicato una interessantissima breve biografia di Al-Jolani e un’intervista al vescovo dei cattolici di Siria.

Personalmente ho l’impressione che de Magistris confonda l’apertura mostrata dall’Occidente – prima peraltro del tutto escluso dal Paese – con una dichiarazione collettiva di “democraticità”. Così facendo, banalizza e distorce il senso di tale apertura, strumentalizzandola per sostenere l’accusa di ipocrisia.

Infine, l’avanzata sulle alture del Golan di Israele, i suoi bombardamenti in Siria e le motivazioni fornite dal ministro degli esteri Gideon Sa’ar commentano da soli quel “sostegno degli israeliani” di cui lo stesso parla.

Sul fronte Usa-Cina gli americani sventolano minacciosi la bandiera di Taiwan tanto per non farci mancare niente e provocare una crisi pericolosissima in estremo oriente contro la Cina, la più forte potenza mondiale.

Anzitutto a sventolare la bandiera di Taiwan non sono gli americani, ma i taiwanesi. Quello che de Magistris voleva probabilmente dire, con l’ennesima formulazione alquanto discutibile, è che gli USA stanno sostenendo militarmente ed economicamente l’isola, rendendo così i rapporti con la Cina sempre più tesi. Nessuna parola sulle esercitazioni militari cinesi in acque taiwanesi. Ora due domande sorgono spontanee: è più verosimile un attacco americano-taiwanese alla Cina o un attacco cinese a Taiwan? In base alla risposta che ci diamo, chi starebbe provocando chi e chi starebbe invece prendendo delle precauzioni?

Ovviamente poi de Magistris ammonisce su un sempre più probabile “olocausto nucleare”, ma se riduciamo tutto a un “la Russia e la Cina hanno avanzato delle richieste e siccome hanno le armi nucleari non possiamo farci nulla”, allora stiamo implicitamente sostenendo che la prima potenza nucleare che avanza una proposta deve ottenere tutto ciò che chiede, altrimenti olocausto nucleare. Tradotto: vince la potenza nucleare che alza la voce per prima. Questa affermazione non è né accettabile, né sostenibile.

Per concludere, una perla:

L’unica notizia che potrebbe essere positiva è quella che sta crollando il mondo fondato sui due blocchi di superpotenze: Usa da una parte e Russia dall’altra. La nascita dei Brics testimonia che il mondo è multipolare e soprattutto che l’Occidente non può essere il depositario della verità e della esportazione della democrazia nel mondo.

Di “depositari dell’esportazione della democrazia”, visti soprattutto i risultati finora ottenuti, sarebbe bene che non ce ne fossero affatto, mentre l’Occidente già non è “depositario della verità” e de Magistris – insieme a molti altri – ne è la prova. In quello stesso Occidente è infatti permesso esprimere tranquillamente qualsiasi opinione, anche la più campata in aria, sulle pagine delle più importanti testate nazionali, o in prima serata in questo o quel programma televisivo, da personaggi che si spacciano per esperti di questo e quello.

E “l’unica notizia che potrebbe essere positiva” è arrivata 33 anni fa col crollo dell’Unione Sovietica.

Come anticipato all’inizio, buon anno nuovo a tutti.

RC

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