Newsweek, le opinioni e la post-verità

Ci vogliono fatti, non chiacchiere...

Tra le tante segnalazioni del weekend in molti ci avete riportato un articolo apparso su La Verità, dal titolo:

Da “Newsweek” mea culpa sul virus “Noi scienziati ci siamo sbagliati”

L’articolo, pubblicato nell’edizione cartacea il 1 febbraio 2023, è firmato Maddalena Loy. Il titolo riporta appunto quanto raccontato su Newsweek in un articolo del 30 gennaio. Non è una bufala, su Newsweek è stato veramente pubblicato un articolo che riporta quel testo.

Quindi il titolo de La Verità non è una bufala, ma noi abbiamo comunque ritenuto importante analizzare insieme a voi il modo con cui viene riportata la notizia, per sottolineare l’importanza di rendersi conto che l’information disorder si manifesta in molti altri modi oltre a quelle che siamo abituati a definire “bufale”, cioè notizie inequivocabilmente false.

Il titolo italiano apparentemente è chiaro: viene citata la fonte, Newsweek, e viene riportato un virgolettato che fa specifico riferimento a un’intera categoria, “noi scienziati”, quindi chi parla è uno scienziato, portavoce, o campione rappresentativo della comunità scientifica americana o internazionale. Non per niente la pagina de La Verità in alto riporta in evidenza:

COVID, LA RESA DEI CONTI

Dev’essere roba grossa. L’articolo che Loy sta citando si intitola:

It’s Time for the Scientific Community to Admit We Were Wrong About COVID and It Cost Lives | Opinion

Che tradotto:

È tempo che la comunità scientifica ammetta che ci sbagliavamo su COVID e che è costato vite umane | Opinione

Avete visto come è ribaltata la frase? C’è scritto “noi scenziati ammettiamo”? No, vero? E cosa c’è scritto alla fine? Opinione.

E l’opinione è appunto che “è tempo che la comunità scientifica ammetta l’errore”: un invito, fatto da un singolo – che si presume parte della comunità scientifica, visto che parla in prima persona, includendosi nella categoria. L’articolo è firmato da tale Kevin Bass. E chi è Kevin Bass? Lasciamo che lo dica la sua bio, redatta in prima persona:

I am an MD/PhD student. I have bachelor’s degrees in medical anthropology and biology from the University of Texas at Austin. I have a master’s degree in immunology from my current institution. This institution will remain nameless for the sake of my professional security.

I have finished two years of MD training, and I am currently finishing my PhD years. After my PhD, I have two years left of MD training, where I will spend my time learning the basics of how to practice medicine before specializing. I have loved both medical and graduate school.

Che tradotto:

Sono uno studente di MD/PhD. Ho una laurea in antropologia medica e biologia conseguita all’Università del Texas ad Austin. Ho un master in immunologia presso la mia attuale istituzione. Questa istituzione rimarrà anonima per il bene della mia sicurezza professionale.

Ho terminato due anni di formazione in medicina e attualmente sto finendo i miei anni di dottorato. Dopo il mio dottorato di ricerca, mi restano due anni di formazione in medicina, dove trascorrerò il mio tempo imparando le basi di come praticare la medicina prima di specializzarmi. Ho amato sia la scuola di medicina che quella di specializzazione.

Sempre nella sua bio di studente in medicina leggiamo:

La mia motivazione è insolita. Ho avuto un brutto rapporto con la medicina moderna quando ero bambino. Ero amareggiato e arrabbiato. Odiavo la medicina e odiavo la scienza. Quindi è davvero strano trovarmi dove sono ora, l’esatto opposto di dove mi aspetterei: in un programma di MD/PhD che studia sia medicina che scienze.

Sono molto testardo. Quindi ho deciso che, poiché la medicina era sbagliata, avrei dovuto cambiarla diventando un medico. Questa è stata la decisione migliore e peggiore della mia vita: avrei dovuto interiorizzare le identità di “dottore” e “scienziato”, pur essendo sospettoso di entrambi. L’integrazione di questa identità scissa mi ha reso, credo, una persona forte e concreta. Spero di diventare anche un bravo scienziato e medico.

Quindi Newsweek ha dato spazio all’articolo di opinione di uno studente di medicina che fin da quando ha intrapreso quel cammino l’ha fatto con il preconcetto che la medicina è sbagliata e lui deve cambiarla, che la scienza ha torto e lui ragione. Sia chiaro, Bass è molto bravo nell’esporre il suo punto di vista, ma è appunto il suo punto di vista, non il parere della comunità scientifica, o di parte di essa. Il parere di un giovane, che prima di fare l’influencer sulla salute ha passato anni a gestire, con scarso successo di pubblico, un blog sulla corretta alimentazione, e poi è diventato Kevin Bass, studente di medicina ed esperto di comunicazione social sulla salute. Un po’ come se Newsweek riportasse il parere di uno dei tanti opinionisti assoldati nei blog di alcune testate italiane dando a intendere al pubblico degli States che si trattasse di un influente divulgatore europeo. Bass non ha rilevanza nella comunità scientifica internazionale, è un critico della stessa, che magari dice anche cose sensate in determinate occasioni. D’altronde studia medicina, e pare essere soggetto molto appassionato.

Ma questo non trasforma la sua opinione nella “resa dei conti” per la comunità scientifica internazionale. Leggendo l’articolo di Newsweek inoltre notiamo una cosa: nella parte iniziale vengono citati e linkati alcuni studi, ma nelle parole di Bass non troviamo link a studi che supportino le sue posizioni, al massimo sfilze di suoi tweet, o citazioni di altri medici e ricercatori americani con modus operandi simili, dal radiologo Scott Atlas a John Ioannidis, epidemiologo, soggetti su cui ci eravamo già pronunciati in passato (trovate articoli e relative fonti cliccando sui loro nomi).

redazione at butac punto it

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