Operazione Overload

Il riassunto di un interessantissimo studio su una nuova tecnica dei disinformatori per avvelenare il pozzo...

Introduzione

Era marzo 2024 quando in un nostro articolo segnalammo qualcosa che non ci tornava:

BUTAC riceve quotidianamente messaggi per segnalare notizie che i nostri lettori ritengono che andrebbero verificate. Succede via Facebook e via e-mail, ma anche via WhatsApp; prevalentemente si tratta di segnalazioni che arrivano dall’Italia, più raramente arrivano mail da italiani residenti all’estero.

Recentemente sono cominciate ad arrivare, con una certa regolarità, segnalazioni in inglese, soprattutto riguardanti il conflitto tra Russia e Ucraina, segnalazioni che arrivano da account che sembrano essere stati creati appositamente per inviare queste mail.

Poche settimane dopo fummo contattati da CheckFirst e Reset.Tech, un gruppo di fact checker, per aiutarli a raccogliere materiale per uno studio che riguardava proprio queste “strane email” che ci avevano allarmato.

Finalmente la ricerca è stata portata a termine e lo studio, denominato Operazione Overload, è stato pubblicato. Siamo felici di potervene riassumere i contenuti che abbiamo contribuito a raccogliere insieme a tanti colleghi europei.

Operation Overload

Il rapporto “Operation Overload” svela una campagna di disinformazione su vasta scala, multi-piattaforma e transnazionale, volta a diffondere propaganda pro-russa in Occidente. Con chiari indicatori di interferenze straniere e manipolazione delle informazioni (foreign interference and information manipulation: FIMI), questa operazione mira a esaurire le risorse di fact-checker, redazioni e ricercatori a livello globale.

Obiettivi e metodologia

L’operazione mira principalmente a bombardare le organizzazioni di fact-checking e le redazioni con email contenenti link a contenuti falsi e narrazioni anti-ucraine. Questi messaggi sono progettati per creare un falso senso di urgenza, costringendo i professionisti della verifica delle informazioni a impiegare tempo e risorse preziose per smentire le falsità.

L’investigazione ha raccolto dati da tre fonti principali: contenuti sulle piattaforme social, email dirette e un elenco di account monitorati su X (precedentemente Twitter). Sono stati analizzati oltre 250 contenuti tra video, immagini e post sui social media, oltre a più di 200 email anonime inviate a diverse organizzazioni di fact-checking tra marzo e aprile 2024.

Tecniche di disinformazione identificate

  1. Bombardamento di email. Le redazioni e i fact-checker ricevono un’ondata di email che richiedono la verifica di contenuti presumibilmente trovati online. Queste email spesso includono incitamenti a verificare affermazioni descritte brevemente nel corpo del messaggio e collegamenti a post su Telegram, X o siti web allineati con la propaganda russa.

  2. Contenuti manipolati. Viene creata una vasta gamma di contenuti falsi, inclusi video, immagini e articoli, spesso con loghi e interfacce di media legittimi per aumentarne la credibilità. Ad esempio, foto manipolate di graffiti o video falsi con loghi di noti media occidentali.
  3. Utilizzo strumentale di Telegram. Telegram è usato come piattaforma principale per seminare e diffondere contenuti falsi. Canali coordinati diffondono il contenuto, che poi viene amplificato su altre piattaforme come X.
  4. Amalgamazione di contenuti. Viene utilizzata una tecnica che amalgama vari tipi di contenuti per creare una storia credibile e multilivello. Questa storia viene poi amplificata strategicamente su diverse piattaforme, creando un falso senso di urgenza tra giornalisti e fact-checker.

Impatto sull’ecosistema dell’informazione

L’operazione ha avuto un impatto significativo sull’ecosistema globale del fact-checking. Oltre 800 organizzazioni sono state bersaglio della campagna, con un focus particolare sui fact-checker e i media. La campagna non solo mira a diffondere disinformazione, ma cerca anche di erodere la fiducia nelle fonti di notizie legittime e polarizzare l’opinione pubblica.

Raccomandazioni per i professionisti dell’informazione

Per contrastare tali operazioni, i professionisti dei media dovrebbero:

  • Rimanere vigili riguardo alle email o ai messaggi diretti sospetti, verificando sempre l’identità del mittente.
  • Coordinarsi con altre organizzazioni per identificare schemi e potenziali sforzi coordinati.
  • Utilizzare le risorse della propria organizzazione per segnalare email sospette ai reparti IT o alle autorità competenti.
  • Prepararsi a riconoscere tattiche di amalgamazione dei contenuti e addestrare i team a identificare contenuti manipolati.

Conclusioni

“Operation Overload” rappresenta una delle campagne di disinformazione più sofisticate e coordinate mai registrate. La sua capacità di adattamento e evoluzione delle tecniche sottolinea l’urgenza di sviluppare strategie più efficaci per contrastare tali minacce. Solo attraverso la cooperazione internazionale e l’innovazione continua nel campo del fact-checking si può sperare di arginare l’ondata di disinformazione che minaccia la stabilità delle società democratiche.

Considerazioni personali

Proprio pochi giorni fa eravamo relatori a un convegno sulla comunicazione responsabile organizzato da FERPI; tra le tante cose di cui abbiamo parlato c’è stata la necessità tra fact-checker e professionisti della comunicazione di lavorare insieme cercando di contrastare il più possibile la disinformazione diffusa.

Una cosa che appare evidente a chi fa questo lavoro è che chi diffonde disinformazione è organizzato e sfrutta il lavoro di tante fonti su tanti canali, quasi come se fossero un unico organo di diffusione, uniti dallo stesso scopo comune: l’avvelenamento del pozzo.

I fact-checker invece spesso sembrano agire in solitaria, piccole isole di corretta informazione in un oceano di disinformazione. Molto spesso sembrano interessati più al proprio singolo progetto che a un lavoro corale che possa aiutare veramente a contrastare quell’oceano di fuffa. Questo purtroppo è dovuto principalmente alle scarse risorse economiche dietro i nostri progetti. Ma dovremmo agire più spesso come un fronte unico, uniti dalla voglia di combattere la disinformazione e difendere il diritto alla verità.

redazione at butac punto it

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