L’oro da investimento, stateci attenti!

Un altro approfondimento sulle società che ci offrono "investimenti" in oro

Nell’ultimo periodo moltissimi canali di controinformazione hanno abbracciato nuovi sponsor; uno lo stiamo vedendo dilagare, non ne farò il nome, ma negli ultimi mesi lo stesso marchio l’ho visto pubblicizzato davvero su molti dei siti che visitiamo grazie alle vostre segnalazioni. Evidentemente chi è dietro al brand si sta pubblicizzando dove ha ben chiaro che tipo di pubblico trova.

A me la cosa preoccupa moltissimo.

Chi legge BUTAC da tempo sa bene che lavoro faccio nella vita, di oro mi occupo dalla mattina alla sera da quando sono nato, e la mia famiglia se ne occupa da 190 anni. Diciamo che è una di quelle materie su cui posso permettermi davvero di fare il debunker e non solamente il fact-checker, la conosco approfonditamente. Di oro difatti su queste pagine abbiamo già parlato più volte in passato.

Chi, parlando di oro, usa la parola “investimento”, sta partendo col piede sbagliato fin da subito. Capiamoci, un investimento rappresenta l’allocazione di risorse  con l’obiettivo di generare un valore aggiunto nel futuro. Un bene rifugio, d’altro canto, è un tipo di investimento che tende a mantenere o aumentare il suo valore in periodi di turbolenza del mercato o incertezza economica.

L’oro è un bene rifugio, nel lungo periodo infatti tende a mantenere il proprio valore aumentandolo di pari passo con l’inflazione. L’oro ha una quotazione di borsa, quotazione che chiunque può verificare giornalmente; pagarlo più del suo valore significa scommettere sul fatto che aumenterà nel breve periodo.

Quindi, se il valore di borsa è al momento (20 marzo 2024) di 63,86 euro al grammo un chilo dovrebbe costarmi 63.950 euro, non un euro di più. Anche perché quando lo andassi a rivendere non mi verrebbe pagato così, bensì (oggi 20 marzo 2024) non di più di 61,10 euro al grammo. Quindi, se compro quando la quotazione è a 63,95, pagando 65,79 e sapendo che rivenderò a 61,10, sto rischiando di rimetterci. L’unico motivo per acquistare oro a questi valori è quello del metterlo via per un periodo di tempo medio-lungo. Sperando che, come è avvenuto negli ultimi anni, faccia un balzo in su repentino, perché in caso contrario è probabile che, se avrò bisogno di monetizzare nel breve periodo, faccia pari e patta, se non addirittura che ci rimetta dei soldi.

L’oro è un bene rifugio per chi non ha bisogno di fare dei grandi guadagni nel breve periodo, ma vuole accumulare, magari per lasciare qualcosa ai figli o ai nipoti. Nel caso uno voglia – invece che acquistare oro da investimento in lingotti da compagnie nate sull’onda della crisi economica – da gioielliere con 190 anni di attività di famiglia alle spalle da sempre suggerisco di acquistare sterline d’oro, comperandole magari dal numismatico più vicino e fidato. Anche le sterline difatti hanno un valore di borsa, legato al valore dell’oro. Una sterlina oggi costa 482 euro a comperarla, a venderla ci vengono dati circa 458 euro. La sterlina è facilmente smerciabile, la riconoscono in tutto il mondo senza bisogno di fare analisi sulla qualità del metallo, e se ne possono accumulare tante, e rivenderne solo il quantitativo necessario.

Sia chiaro, siccome non vorrei che questo sembrasse uno spot per la mia attività, non mi occupo di compravendita di oro usato, né di lingotti, né di sterline. Non suggerisco dove andare a comperare, ma solo di stare in occhio a cosa vi vendono e a che prezzi ve lo vendono, perché la fregatura è dietro l’angolo.

Ricordo sempre che cercai di mettere in guardia anche dai “diamanti da investimento”, che in seguito fregarono tonnellate di italiani.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.

BUTAC vi aspetta anche su Telegram con il canale con tutti gli aggiornamenti e il gruppo di discussione, segnalazione e quattro chiacchiere con la nostra community.

TAGS