Pacifismo e propaganda

L'influenza della propaganda filorussa sui movimenti anti-NATO

Ultimamente ci è capitato sempre più spesso di parlare di cose che, apparentemente, non sembrano avere a che fare con gli obiettivi di questo sito. Non è la prima volta che qualcuno ci chiede: ma questo cosa c’entra col fact-checking?

Sono passati molti anni da quando – spinto dalla paura che la rete diventasse terreno di caccia per truffatori e disinformatori – ho aperto BUTAC. Non che sperassi di poter porre un argine a quanto vedevo, ma stavo per diventare papà, e volevo perlomeno provare a fare qualcosa per il futuro dei miei figli, o almeno dare loro un esempio positivo di attivismo online.

Attivismo, una parola che oggi si usa molto: sono tutti molto attivi a manifestare per i propri ideali, tra chi vuole un’Unione Europea forte e unita e chi invece vorrebbe solo la pace, ed è proprio di questa tema che voglio parlare oggi.

Quante volte negli ultimi anni ci avete sentito parlare di propaganda e “dezinformatsiya”, facendo spesso riferimento alla Russia e a certe tattiche per influenzare l’opinione pubblica? Tante, forse troppe. Ecco, anche l’attivismo pacifista ha qualche attinenza con le stesse identiche tattiche. Purtroppo però è un qualcosa di cui si parla poco, anche perché alcuni tra i politici di oggi dovrebbero ammettere di esserci a loro volta cascati negli anni della Guerra fredda.

Io non sono uno storico, ma solo un fact-checker, quindi ovviamente ho dovuto documentarmi su fonti che, come sempre, linkiamo per chiunque voglia approfondire. Ogni eventuale errore è ovviamente colpa mia.

La guerra psicologica

Partiamo da lontano, ovvero appunto dagli anni della Guerra fredda, anni durante i quali l’URSS sviluppò una strategia estesa di “guerra psicologica” che appunto prevedeva l’uso di abbondante propaganda e disinformazione. Tutte tattiche che stiamo vivendo sulla nostra pelle anche oggi, come ripetiamo ormai da qualche anno.

L’obiettivo era quello di indebolire la coesione occidentale, seminare sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche e soprattutto ostacolare la NATO. Curioso che siano gli stessi obiettivi di un progetto come l’Operazione Overload di cui abbiamo parlato più volte qui su BUTAC nell’ultimo anno e mezzo.

Esiste un rapporto della CIA del 1983, oggi declassificato, in cui vengono fatte le stime su quanto l’URSS spendesse in questa “guerra psicologica”. Le stime parlano di cifre tra i 3,5 e i 4 miliardi di dollari che servivano a finanziare:

  • Congressi per la pace
  • Movimenti pacifisti e anti-nucleari
  • Organizzazioni giovanili e sindacati “amici”
  • Attività editoriali e mediatiche

Le operazioni venivano gestite da KGB e GRU (l’Intelligence militare russa). Stanislav Lunev, ex ufficiale del GRU, che disertò negli Stati Uniti a inizio anni Novanta del secolo scorso, raccontò che GRU e KGB finanziarono quasi tutti i movimenti pacifisti in Europa e negli Stati Uniti. I fondi venivano canalizzati attraverso società fittizie, associazioni culturali e partiti comunisti locali. Ci sarebbero tante domande da farsi – ad esempio sul come mai in Italia si finì per votare no al nucleare – ma non è questo lo spazio in cui farlo.

Un esempio lampante di questi movimenti finanziati dalla Russia è il World Peace Council (WPC), nato nel 1950. Apparentemente indipendente, in realtà era manovrato da Mosca. L’Archivio Mitrokhin, custodito presso il Churchill College di Cambridge, documenta come il KGB ne dettasse la linea e finanziasse le attività.

Allo stesso modo quando negli anni Ottanta la NATO decise di installare i Pershing II nelle basi europee scoppiarono proteste in tutta Europa, ma materiali usati dai manifestanti e slogan coniati per le proteste erano prodotti con l’aiuto diretto (o indiretto) del blocco sovietico.

Qualche fonte extra:

Concludendo

Tutto questo per ricordare, se ce ne fosse bisogno, che quanto sta avvenendo oggi è figlio di queste strategie, ed è possibile che i movimenti pacifisti che vediamo manifestare contro un eventuale riarmo dell’Unione Europea siano a loro volta spinte da gruppi di potere vicini alla Russia.

BUTAC vorrebbe evitare i temi politici, ma il momento storico che stiamo vivendo necessita che certe cose vengano dette, e siccome sono pochi i quotidiani che fanno questo tipo di informazione ho pensato potesse avere un senso parlarne qui da noi, come gli articoli del nostro RC su Bucha di pochi giorni fa: anche questo è un modo per contrastare il disturbo dell’informazione.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!

Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.

BUTAC vi aspetta anche su Telegram con il canale con tutti gli aggiornamenti e il gruppo di discussione, segnalazione e quattro chiacchiere con la nostra community.