Perle di Facebook: San Fabrizio Corona martire
Ancora Corona? Sì, ancora lui. Vale la pena parlare ancora di ‘ste cose? Sì, perché la speranza che la gente con piccole dosi di razionalità possa arrivare a capire che condividere sciocchezze del genere fa solo male è un qualcosa al quale ci vogliamo aggrappare.
Partiamo dall’inizio. Chi sono i tre nell’immagine?
- Francesco Schettino “32 morti sulla coscienza. Condannato in primo grado a 16 anni e non andrà in carcere”; ex comandante della Costa Concordia che naufragò nel 2012.
- Salvatore Parolisi “35 coltellate alla moglie. Negata l’aggravante di crudeltà”; ex caporal maggiore dell’esercito che uccise la moglie nel 2011.
- Fabrizio Corona “Due fotografie a Trezeguet e qualche banconota falsa. Condannato a 13 anni e niente sconto di pena”; ex fotografo ed ex marito di Nina Moric che per anni è stato nel vivo delle cronache per svariati reati.
Partendo sempre dalla possibilità che queste immagini vengano prodotte apposta per stimolare reazioni nella gente, quindi non da persone che ci credono, quello che è certo è che vengono condivise da persone che credono ciecamente a quanto vedono, dato che corrisponde al proprio modo di vedere e alla leggenda che tutti la facciano franca tranne Corona. Il primo problema di fondo è un trucco classico, paragonare “oranges and apples” – arance e mele – come dicono in America, cioè si stanno paragonando casi estremamente diversi e dettagli molto diversi tra di loro. Per capire meglio, si stanno confrontando una condanna in primo grado con una parte di una sentenza in cassazione e solo due dei vari reati contestati, ridicolizzandone uno perché ovviamente non è aver fatto le foto ma tutto quello che ne è seguito.
Questa tecnica permette di spostare il peso degli argomenti a favore della tesi che si sta sostenendo e cioè che Corona sia un perseguitato dalla giustizia italiana. Avevamo già parlato tempo fa di Corona VS Kabobo, ma ogni tanto è necessario riformulare questi meme e aggiornarli perché la gente si dimentica in fretta; cerchiamo di mettere in chiaro una volta per tutte quanto queste argomentazioni siano sciocche.
Partiamo dalla frase su Schettino. Il problema più grande su questa frase è che fa riferimento ad un avvenimento già passato e superato: la condanna di primo grado è stata emessa nel 2015 e siamo già arrivati alla sentenza finale della Cassazione dove viene riconosciuta la sua colpa e confermata la condanna a 16 anni di carcere, e tra le varie:
“era tutt’altro che ignaro della rotta tenuta dalla nave”, impartiva ordini sulla manovra, ordinando di procedere “con timone alla mano”, e quando assunse formalmente il comando avrebbe potuto ripristinare la rotta programmata; in ogni caso “gli errori e le omissioni attribuiti ad altri ufficiali non furono in alcun modo decisivi, né tanto meno tali da ingannare il comandante sullo stato della navigazione”.
“la condotta posta in essere da Schettino fu attuata in violazione di numerose precise regole di corretta navigazione” e anche “gli errori attribuiti al timoniere Rusli Bin furono in larga parte indotti dallo stesso Schettino e dalle sue concitate modalità di impartire gli ordini in rapida sequenza”.
Il capitano Schettino avrebbe dovuto dare l’allarme di emergenza generale “alle 21.50 o al più tardi alle 22″, cioè quando fu comunicato in plancia che il locale dei motori elettrici era allagato: il ritardo nella segnalazione e nell’ordinare l’ammaino delle scialuppe ha assunto un evidente rilievo causale” nella morte di 32 persone. Lo scrive la Cassazione nella sentenza. “Dopo l’impatto – scrivono i giudici citando quanto accertato nei giudizi di merito – l’inclinazione della nave fu progressiva e non immediata, la velocità si riduceva di minuto in minuto, le scialuppe potevano essere tempestivamente calate”.
Cosa vuol dire quindi che la Cassazione ha confermato la sentenza di primo grado e quindi le sue colpe? Che Schettino ora è in carcere. Infatti:
La polizia penitenziaria gli ha notificato l’ordine di esecuzione della pena, nel quale si precisa che l’ex comandante deve scontare 15 anni, sei mesi e sette giorni, per effetto del periodo pregresso di custodia cautelare. Tra cinque anni, dopo aver espiato cioè un terzo della pena, potrà chiedere di essere ammesso a misure alternative rispetto alla detenzione in carcere.
Dopo aver fatto fino a quel momento (13 maggio 2017) circa 6 mesi di custodia cautelare, gli sono rimasti 15 anni e 6 mesi da scontare.
SCHETTINO È IN CARCERE E STA SCONTANDO LA SUA PENA
Passiamo a Parolisi. L’argomento è decisamente delicato e se non si stesse parlando di una tragedia credo che mi scapperebbe un sorriso sulla frase del meme, in quanto si sottintende che sarebbero le 35 le coltellate inflitte a rendere necessaria l’aggravante di crudeltà mentre nella sentenza della Cassazione si dice proprio che “è pacifico che la mera reiterazione dei colpi inferti alla vittima non integri di per sé l’aggravante del delitto di omicidio”. Il legalese è una lingua difficile, ma sarebbe bello che si provasse a capire il significato delle parole e soprattutto che la circostanza di aggravante di crudeltà ha dei requisiti specifici e non è dato in base a quanto ci possa sembrare “crudele” un reato. Parolisi è in carcere, la sentenza finale è di 20 anni, ma l’aggravante non è stata riconosciuta in Cassazione perché:
La giurisprudenza pronunciatasi sulla aggravante della crudeltà è pacifica e costante. L’aggravante è ritenuta sussistente quando le modalità della condotta rendono obiettivamente evidente la volontà di infliggere alla vittima sofferenze che esulano dal normale processo di causazione dell’evento e costituiscono un quid pluris rispetto all’attività necessaria alla consumazione del reato, rendendo la condotta stessa particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e priva del più elementare senso d’umana pietà.
Cercando di spiegare in maniera semplice e umana, l’aggravante non viene riconosciuta perché l’imputato per raggiungere il suo scopo – l’omicidio per il quale è stato riconosciuto colpevole e per il quale si trova in carcere – non ha intrapreso dei comportamenti particolarmente efferati, disumani o violenti. Detto in maniera un po’ meno delicata, le coltellate erano funzionali e congrue con il suo scopo, cioè uccidere una persona. Se per esempio l’avesse tenuta prigioniera per giorni senza darle da mangiare e picchiandola nel frattempo, o asportato delle parti del corpo come tortura, allora potrebbero aver avuto delle basi per richiedere l’aggravante, ma l’omicidio, per quanto deplorevole e ovviamente crudele, non aveva in questo caso i requisiti.
PAROLISI È IN CARCERE E STA SCONTANDO LA SUA PENA
Passiamo a Fabrizio Corona. Da dove partire? Partiamo dal fondo, quello che viene omesso dal meme e cioè che a Corona era stato concesso nell’arco del 2015 di uscire dal carcere, uscire dalla comunità di Don Mazzi e tornare a casa, affidato ai servizi sociali:
Potrà uscire di casa tra le 6 e le 23 e nel fine settimana (a partire da venerdì) tra le 10 e le 24 e dovrà rimanere in Italia, anzi più precisamente sempre in Lombardia e potrà usare il telefono soltanto per esigenze di lavoro e famiglia. Il fine pena scatterà nel marzo del 2021, ossia dovrà scontare ancora altri cinque anni e mezzo circa (che potranno essere ridotti con la liberazione anticipata) e al termine di un’udienza, fissata per il 9 dicembre prossimo, la Sorveglianza dovrà dare il via libera al proseguimento dell’affidamento.
La libertà è durata poco dato che nell’ottobre 2016 viene arrestato di nuovo dopo il ritrovamento di milioni di euro in contanti in casa. Alla fine per questo viene condannato ad 1 anno di reclusione. Merita questa frase:
L’imputato ha sempre sostenuto che i soldi non era frutto di illeciti, ma soltanto il tesoretto accumulato per le sue serate nei locali e pagate in nero.
Quindi nella mente di Corona prendere compensi in nero è lecito. Per chi non capisse il problema, Corona non ha pagato le tasse su svariati milioni di euro guadagnati dal 2008 al 2012, quindi è un evasore fiscale. Evasore fiscale oltre a tutti gli altri reati per i quali è stato riconosciuto colpevole:
- Estorsione e tentata estorsione
- Estorsione di nuovo
- Detenzione e spendita di danaro falso e ricettazione di arma da fuoco
- Bancarotta fraudolenta
- Corruzione
- Truffa
Senza contare anche la fuga all’estero. Ora, considerando che Corona è un criminale estremamente creativo e assiduo, è così strano che stia in carcere? Si potrebbe discutere del peso delle varie sentenze nel meme, in cui in effetti si pone l’accento sul fatto che non abbia ricevuto alcuno sconto di pena, che è parzialmente vero in quanto il tribunale di Milano glielo aveva concesso, ma quello di Roma revocato. Il tribunale di Milano ha ricalcolato e alla fine Corona non sconterà mai 13 anni di carcere, ma considerando anche l’anno appena guadagnato dovrebbe avere un residuo di circa 5 anni.
CORONA È IN CARCERE E STA SCONTANDO LA SUA PENA
Forse alcune sentenze sono state troppo alte, ma se volessimo essere pignoli Corona ha ricevuto in Cassazione degli sconti sulle pene richieste in primo grado esattamente come Parolisi: nella sentenza di estorsione nei confronti di Coco e Adriano dai 7 richiesti si è passati a 3 e poi a 1 e mezzo.
Perché Corona sia stato eletto paladino della gente e martire della giustizia italiana non l’ho mai capito veramente. Forse perché è un bell’uomo, forse per via delle sue relazioni con Nina Moric e Belen Rodriguez, due delle showgirl più famose in Italia degli ultimi decenni, forse perché rappresenta quella furbizia che molti invidiano, quella che ti permette di fare un sacco di soldi in barba allo Stato “oppressore”.
Ognuno ha diritto ad avere una opinione sulla entità delle pene di Schettino, Parolisi e Corona – anche se bisognerebbe leggere le motivazioni e conoscere le pene previste per ciascuno dei reati prima di giudicare – e Fabrizio Corona non vi deve essere simpatico o antipatico per forza, ma non è un perseguitato dalla giustizia bensì un pluripregiudicato che continua a commettere crimini e a non rispettare la legge, pertanto continua a tornare in carcere. Come è giusto che sia.
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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