No, Peter McCullough non lavora più alla Baylor
...e i suoi studi peer reviewed pubblicati su "prestigiose riviste scientifiche" non hanno passato alcuna revisione perché le riviste sono in realtà predatorie, altro che prestigiose
Durante il mese di agosto abbiamo ricevuto numerose segnalazioni che, a causa delle vacanze estive, non siamo riusciti a gestire tempestivamente. In alcuni casi abbiamo deciso di soprassedere, sperando che certi articoli non venissero più segnalati; in altri, abbiamo optato per rimandare l’analisi a fine mese.
Oggi parliamo di uno di questi articoli, firmato dal saggista Paolo Gulisano e pubblicato a metà agosto 2024 su La Nuova Bussola Quotidiana, una testata che nel 2020 ci definì gli “acchiappa bufale” di regime.
Non abbiamo intenzione di smontare punto per punto l’articolo di Gulisano, poiché se siete tra coloro che si fidano delle raccomandazioni mediche di questa testata non saremmo certo noi a farvi cambiare idea. Vogliamo invece limitarci a mostrarvi come sia possibile conferire autorevolezza a un soggetto che ha perso credibilità da tempo. Gulisano, parlando del cardiologo americano Peter McCullough, scrive:
“Il cardiologo, che lavora al Baylor University Medical Center a Dallas, in Texas, e ha pubblicato 678 lavori scientifici, con oltre 30 studi peer-reviewed sul coronavirus SARS-CoV-2 ed è attualmente Chief Scientific Officer della Wellness Company, che fornisce terapie domiciliari, ha pubblicato su una rivista scientifica tra le più prestigiose, il Journal of American Physicians and Surgeons, la sua proposta terapeutica.”
Il problema è che McCullough ha smesso di lavorare per la Baylor University nel 2020, pur continuando a utilizzare quelle credenziali quando si presenta, al punto che la stessa università gli ha fatto causa. Gulisano, quindi, affermando che il cardiologo lavori ancora lì, disinforma, dimostrando di non essersi realmente documentato sul medico di cui sta parlando. Ma andiamo oltre: Gulisano sostiene che il Journal of American Physicians and Surgeons sia una rivista scientifica tra le più prestigiose, quando invece si tratta di una rivista pubblicata dal 1996 da un’associazione di medici politicizzata e legata alla destra conservatrice. Questa associazione, nel corso degli anni, ha diffuso attraverso il suo giornale disinformazione su vaccini e autismo, oltre a schierarsi contro l’aborto e la contraccezione. Inoltre, è contraria al controllo delle armi, non riconoscendo l’abuso e la violenza delle armi da fuoco come un problema di salute pubblica, ma anzi sostiene che esse salvino vite e che il loro possesso non dovrebbe essere regolamentato.
La testata non è inclusa tra quelle indicizzate da PubMed, in quanto non è una rivista scientifica, ma anzi, dal 2016 fa parte della lista di testate predatorie stilata da Beall.
Altro che una delle testate più prestigiose, potremmo dire che si tratta di una delle peggiori.
Tutto questo solo per farvi capire quanto poco vengano approfondite le fonti da parte di certi autori, interessati principalmente a portare acqua al proprio mulino. Sappiamo bene che dovremmo approfondire anche i contenuti del protocollo di cui Gulisano parla nel suo articolo, ma onestamente analizzare una terapia che non ha passato alcuna peer review e di cui, da novembre 2023 quando è stata pubblicata, nessuno ha sentito il bisogno di parlare, ci sembra una perdita di tempo.
Se qualcuno della redazione della NBQ avrà voglia di rispondere a quanto riportato, magari stavolta faranno lo sforzo di linkare il nostro articolo, per dare modo ai loro lettori di fare le dovute vaultazioni.
redazione at butac punto it
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