Ci avete segnalato questo post:
Quando dormi con una pianta “Sansevieria” (spada di San Giorgio) nella tua stanza, ottieni aria fresca e naturale. Questa pianta rilascia ossigeno di notte, migliorando l’aria intorno a te e questo ti aiuta a dormire meglio. Poiché è in grado di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno, anche la NASA consiglia di coltivarla in casa. Smentendo così la teoria che dormire con le piante in casa sia, in generale, dannoso.
(ps: ATTENZIONE!! SOLO LE PIANTE GRASSE/SUCCULENTE PRODUCONO OSSIGENO DI NOTTE. LE ALTRE PIANTE PRODUCONO CO2 DI NOTTE)
Secondo il Feng Shui, la Sanseveria è una pianta che riesce a scongiurare le cattive energie e attira buone vibrazioni in casa. Può ancora essere usato per pulire a livello sottile i bagni e purificare l’energia, la sua pulizia aurica può ancora AIUTARE a ridurre malattie psichiatriche come panico, schizofrenia e paura. La sanseveria ha inoltre la capacità di contrastare la formaldeide (componenti tossici della plastica) e di contrastare l’elettrosmog generato dai dispositivi elettronici di uso quotidiano. Inoltre è una delle migliori piante assorbi umidità dal momento che produce ossigeno di notte assorbendo il vapore acqueo presente nella stanza.
Come sempre… GrazieMadre Natura
Dal body shaming al pianta shaming: se sei una pianta grassa vai bene, tutte le altre no! Ma è davvero così? No, o meglio, le cose sono decisamente più complesse di come vengono raccontate da questi patiti del feng shui. È vero che al buio (quindi tendenzialmente di notte) le piante classiche non fanno la fotosintesi clorofilliana, e quindi non producono ossigeno, ma continuano a fare la respirazione cellulare, ed è vero che le piante grasse si comportano in maniera diversa. Ma questo non significa affatto che le prime non debbano stare in camera da letto mentre le seconde sì. Entrambe le piante fanno fotosintesi e respirazione cellulare, entrambe le piante rilasciano la CO2 che hanno immagazzinato.
I diversi tipi di piante si dividono in questo caso in tre gruppi, le piante C3, C4 e CAM, e in base alla categoria in cui è classificata la pianta cambia il modo di fare fotosintesi. La sansevieria è nel gruppo CAM (Crassulacean Acid Metabolism).
La fotosintesi di CAM riassunta da Il racconto della Vita – testo per il biennio delle scuole superiori:
Le cosiddette piante succulente (o grasse) – come la maggior parte dei cactus – si sono adattate al clima caldo e asciutto mantenendo gli stomi chiusi durante il giorno e aperti di notte. In queste piante, il diossido di carbonio è assorbito durante la notte e viene fissato in un composto a quattro atomi di carbonio che rimane però “in deposito”. Durante il giorno, quando gli stomi sono chiusi, questo composto è demolito liberando il diossido di carbonio necessario per compiere il ciclo di Calvin. Questo processo è chiamato FOTOSINTESI CAM, dall’inglese crassulacean acid metabolism, ossia “metabolismo acido delle crassulacee”, dal nome della famiglia di piante in cui è stato osservato per la prima volta.
Quindi sì, è vero che la sanseveieria non rilascia carbonio di notte: lo fa di giorno. Ma a parte questo, che impatto potrà mai avere questo rilascio di carbonio nella nostra vita? Nessuno, perché gli studi fatti sia sulle piante dei gruppi C3 e C4 che sulle CAM hanno comunque dimostrato che:
Il bilancio complessivo dei flussi di ossigeno e CO2 da e verso l’ambiente esterno è comunque a favore della fotosintesi ovvero la pianta si comporta come un ‘pozzo’ di accumulazione (assorbitore) di carbonio piuttosto che come una ‘sorgente’ (emettitore) di carbonio verso l’ambiente esterno e viceversa come una ‘sorgente’ di ossigeno piuttosto che un ‘pozzo’ di ossigeno. Questo perché parte del carbonio assorbito e non utilizzato dal ciclo ossidativo della pianta rimane fissato sotto forma di cellulosa e lignina nelle pareti cellulari delle cellule ‘morte’ che costituiscono il legno interno della pianta.
Ma anche così vorrei che leggeste insieme a me l’astratto di questo studio pubblicato su Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology (del gruppo Nature) nel 2020, che ci racconta che:
Potted plants have demonstrated abilities to remove airborne volatile organic compounds (VOC) in small, sealed chambers over timescales of many hours or days. Claims have subsequently been made suggesting that potted plants may reduce indoor VOC concentrations. These potted plant chamber studies reported outcomes using various metrics, often not directly applicable to contextualizing plants’ impacts on indoor VOC loads. To assess potential impacts, 12 published studies of chamber experiments were reviewed, and 196 experimental results were translated into clean air delivery rates (CADR, m3/h), which is an air cleaner metric that can be normalized by volume to parameterize first-order loss indoors. The distribution of single-plant CADR spanned orders of magnitude, with a median of 0.023 m3/h, necessitating the placement of 10–1000 plants/m2 of a building’s floor space for the combined VOC-removing ability by potted plants to achieve the same removal rate that outdoor-to-indoor air exchange already provides in typical buildings (~1 h−1). Future experiments should shift the focus from potted plants’ (in)abilities to passively clean indoor air, and instead investigate VOC uptake mechanisms, alternative biofiltration technologies, biophilic productivity and well-being benefits, or negative impacts of other plant-sourced emissions, which must be assessed by rigorous field work accounting for important indoor processes.
Per riassumere: per avere benefici superiori a quelli portati dal ricambio d’aria dato dall’aprire una finestra in casa, servirebbe un numero di piante per metro quadro decisamente spropositato.
Chiunque non vi spieghi questo vi sta disinformando, probabilmente perché ha un ritorno di qualche genere nello spingere questa o quest’altra pianta.
maicolengel at butac punto it
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