Pizzagate, de nuevo tu?

Una nuova immagine disinformativa che mescola notizie false e informazioni corrette

Ci è arrivata una segnalazione che vi rigiriamo tale e quale a come l’abbiamo ricevuta:

Circola tra complottisti questo screenshot preso dal NY Post. Avete conferme o smentite?

Nello screenshot si legge:

AWARD WINNING ABC JOURNALIST WHO “DEBUNKED” PIZZAGATE, PLEADS GUILTY IN HORRIFIC CHILD PORN CASE.

Oggi ce la caviamo con poco, ma è comunque interessante mostrarvi come funziona una certa disinformazione.

Partiamo dall’inizio: il Pizzagate è una teoria del complotto che è emersa nel 2016 negli Stati Uniti. Secondo questa teoria il ristorante pizzeria “Comet Ping Pong” a Washington, D.C. sarebbe coinvolto in un giro di pedofilia gestito da membri dell’élite politica e finanziaria, inclusa l’ex candidata alla presidenza USA Hillary Clinton. Questa teoria è stata ampiamente smentita ed è oggi considerata un’invenzione senza alcun fondamento.

E il titolo del New York Post è altrettanto inventato. Il giornalista di cui si parla esiste per davvero, si chiama James Gordon Meek, ed è veramente un ex reporter dell’ABC. Il New York Post parla di lui ben tre volte negli ultimi dodici mesi:

Ex-ABC News reporter to plead guilty in child porn case

Ma come potete vedere da nessuna parte c’è un riferimento al Pizzagate, perché seppur vera la notizia di Meek che si dichiara colpevole nel caso che lo vede coinvolto, relativo alla pornografia infantile, lui con il Pizzagate non ha nulla a che fare. Non è nemmeno il giornalista che ha smontato la teoria del complotto di cui anche qui su BUTAC parlammo grazie a Lady Cocca. Meek ha ammesso il suo crimine, Meek pagherà per questo. Ma Meek è anche un giornalista: collegarlo al Pizzagate serve ai sostenitori di QAnon per portare i seguaci alla conclusione che siccome lui è un criminale legato ad abusi sui bambini allora il Pizzagate era reale, e lui ne avrebbe smontato la credibilità solo per coprire quei loschi traffici. Solo che, come abbiamo detto, lui non si è mai occupato di Pizzagate.

Purtroppo è probabile che di soggetti che ci cascano e si fidano della notizia ce ne siano, perché purtroppo sono in tanti a credere a teorie del complotto come quella del Pizzagate.

Le ragioni per cui questo avviene sono molteplici, ve ne elenchiamo le principali (riassunte con l’aiuto dell’IA).

  • Mancanza di informazioni o conoscenza selettiva: Spesso, le teorie del complotto emergono in momenti di incertezza o di crisi, quando le persone cercano spiegazioni semplici e convincenti per eventi complessi. Le persone possono essere disorientate e, in mancanza di fonti attendibili, potrebbero prestare fede a narrazioni distorte o infondate.
  • Credulità e dissonanza cognitiva: Alcune persone sono naturalmente più inclini a credere in teorie del complotto a causa della loro tendenza a credere a informazioni senza verificarle accuratamente. Inoltre, quando una persona ha forti convinzioni personali, potrebbe resistere a informazioni o prove che contraddicono quelle credenze, causando dissonanza cognitiva. Accettare un complotto potrebbe essere un modo per ridurre tale dissonanza.
  • Condivisione e validazione sociale: Le teorie del complotto possono diffondersi rapidamente sui social media e nelle comunità online. Le persone possono essere influenzate da amici, familiari o figure di riferimento che condividono e sostengono tali teorie. La validazione sociale delle proprie credenze può rafforzare la fiducia nella loro veridicità.
  • Mancanza di fiducia nelle istituzioni: In un contesto di crescente sfiducia nelle istituzioni o nei media tradizionali, alcune persone potrebbero cercare spiegazioni alternative provenienti da fonti meno affidabili o più radicali.
  • Bisogno di senso di controllo: La credenza in teorie del complotto può offrire alle persone un senso di controllo su ciò che percepiscono come una realtà minacciosa o incomprensibile. In un mondo incerto, credere di avere informazioni privilegiate o una comprensione più profonda della realtà può conferire una sensazione di sicurezza.
  • Manipolazione e propaganda: Talvolta, i teorici del complotto possono sfruttare i timori, le preoccupazioni o le emozioni delle persone per promuovere le loro narrative. Ciò può includere la divulgazione selettiva di informazioni, la manipolazione dell’opinione pubblica e l’utilizzo di retorica emotiva per convincere gli altri.

Quello però che continuiamo a ribadire è che credere in teorie del complotto non è di per sé segno di ignoranza o stupidità. Anche persone intelligenti e istruite possono essere coinvolte in credenze complottiste e cascarci con tutte le scarpe. Comprendere le ragioni per cui le persone credono nei complotti può aiutare nel contrasto alla diffusione delle false informazioni, educando all’alfabetizzazione mediatica e promuovendo il pensiero critico.

Giusto per chiarezza il post del NYP è principalmente disinformazione in quanto si tratta di un contenuto falso, fabbricato a scopo dannoso, ma con un pizzico di malinformazione dove si racconta la notizia, vera, del coinvolgimento del giornalista in un crimine. Le informazioni corrette vengono poi mescolate a una notizia falsa (il suo aver smontato il Pizzagate) appositamente per creare confusione nel pubblico, rendendo di fatto la notizia difficile da verificare per chi si limita a sommarie ricerche. Un esempio del motivo per cui, da anni, si spinge per utilizzare il termine ben più adatto di “information disorder”, disordine informativo, invece che usare “fake news” e limitarsi a bollare le notizie come “vere” o “false”.

maicolengel at butac punto it

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Immagine di testa di Farragutful, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons