La profezia del vaiolo delle scimmie
Le previsioni pandemiche, le esercitazioni e la gente che cade dal pero
Siete in tanti a segnalarci articoli che parlano del vaiolo delle scimmie sostenendo che si tratti (anche in questo caso, come per la COVID-19) di un complotto organizzato dalle élite mondiali, chiamateli poteri forti, rettiliani, NWO o come cacchio vi pare poco conta.
Articoli come questo de L’Antidiplomatico:
La Nuclear Threat Initiative aveva previsto tutto: “a maggio 2022 inizierà una nuova pandemia”
Articoli che parlano di un tema facendo finta che nessuno prima d’allora ne abbia parlato, articoli che servono apposta a soffiare sulle paure di una certa fascia di popolazione, quella grazie a cui certi blog complottisti sopravvivono.
Nell’articolo de L’Antidiplomatico Davide Malacaria ci racconta di come, in un’esercitazione del 2021, l’organizzazione Nuclear Threat Initiative abbia simulato una pandemia di vaiolo delle scimmie che sarebbe iniziata il 15 maggio 2022. L’articolo de l’Antidplomatico usa termini come “profezia”, perché è con quelli che si trasforma quella che è una coincidenza in qualcosa di più maligno.
Sia chiaro, nulla di quanto riporta Malacaria è sbagliato, è quello che non viene detto però che completa i fatti. Noi su BUTAC già a febbraio 2020 avevamo cercato di spiegare alcune cose:
Sono 19 anni che vengono fatte esercitazioni simili, sempre pensate per capire le eventuali falle del sistema e migliorarle per tutelare meglio la salute globale degli abitanti del pianeta Terra.
A febbraio 2019 ne parlavamo proprio in relazione a quanto anche L’Antidiplomatico riporta nel suo articolo tramite un tweet di Joe Biden, allora non ancora presidente degli Stati Uniti:
Biden stava commentando l’articolo del Washington Post che parlava appunto delle esercitazioni, sia della NTI che del John Hopkins Center for Health, esercitazioni che si fanno da vent’anni perché è da allora che la comunità scientifica ha cominciato a ripetere che era da troppo che una pandemia seria non colpiva il globo, e che quindi era il caso di cominciare a verificare la nostra preparazione nel caso qualcosa di simile a quanto la storia ci aveva già mostrato ci colpisse all’improvviso. Ripeto, sono vent’anni che si fanno esercitazioni simili, e si fanno stime e previsioni su come difendersi nell’evento di una pandemia globale. Potremmo definirle profezie come fa Malacaria se a ogni esercitazione fosse seguita una pandemia di qualche tipo. Ma non è successo, ci sono voluti diciannove anni di esercitazioni per vedere una vera pandemia svilupparsi, e anche quella che sembra che stia sparendo è stata in realtà relativamente leggera rispetto ad alcuni degli scenari ipotizzati durante queste esercitazioni.
Perché sono vent’anni che ci prepariamo?
La risposta viene da tanti studi, l’ultimo dei quali firmato come primo autore da un professore dell’Università di Padova, Marco Marani. Ve ne riporto un sunto dal sito del Duke Global Health Institute:
The study, led by Marco Marani, Ph.D., of the University of Padua in Italy, used new statistical methods to measure the scale and frequency of disease outbreaks for which there was no immediate medical intervention over the past four centuries. Their analysis, which covered a murderer’s row of pathogens including plague, smallpox, cholera, typhus and novel influenza viruses, found considerable variability in the rate at which pandemics have occurred in the past. But they also identified patterns that allowed them to describe the probabilities of similar-scale events happening again. In the case of the deadliest pandemic in modern history – the Spanish flu, which killed more than 30 million people between 1918 and 1920 — the probability of a pandemic of similar magnitude occurring ranged from 0.3% to 1.9% per year over the time period studied. Taken another way, those figures mean it is statistically likely that a pandemic of such extreme scale would occur within the next 400 years. But the data also show the risk of intense outbreaks is growing rapidly. Based on the increasing rate at which novel pathogens such as SARS-CoV-2 have broken loose in human populations in the past 50 years, the study estimates that the probability of novel disease outbreaks will likely grow three-fold in the next few decades.
Quindi i ricercatori stimano che una pandemia simile a quella che si spera stia davvero finendo potrebbe tornare entro una sessantina d’anni. Che non significa che abbiamo sessant’anni per prepararci, ma che secondo le previsioni potrebbe succedere dall’anno prossimo ai prossimi sei decenni. Quindi fare esercitazioni costanti sul grado di preparazione a eventi come questi è basilare in una società moderna che voglia affrontare nella maniera corretta la prossima emergenza sanitaria, dare a intendere diversamente soffiando sul fuoco dei complotti è sciocco.
Non possiamo aggiungere altro.
redazione at butac punto it
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