Risonanze nel 2027 e focolai tumorali
Di titoli "tecnicamente corretti" e storie raccontate male...

L’altro giorno mi hanno fatto notare un articolo del Corriere della Sera che titolava:
«Risonanza magnetica? Venga a marzo 2027»: la rabbia di Piero, operaio dell’ex Ilva (con due focolai tumorali)
Leggendo un titolo simile, quello che io personalmente capisco di questa vicenda è che c’è un paziente oncologico che ha bisogno di una risonanza magnetica nucleare, per la diagnosi o per programmare una terapia, e che non riesce a prenotarla in tempi utili per via delle liste d’attesa troppo lunghe.
Leggendo con più attenzione, già a partire dal sottotitolo, scopriamo che in realtà le cose non stanno proprio così.
Ma andiamo con ordine…
Quello che sappiamo della situazione del paziente
I “due focolai tumorali” del signor Vernile sono stati scoperti nel 2017 e sono benigni. Questo viene specificato già dal sottotitolo, ma perché non metterlo anche nel titolo? Perché dare l’idea che il signor Vernile sia un paziente con un cancro, magari scoperto di recente invece che otto anni fa?
Per chi non lo sapesse, una caratteristica chiave dei tumori benigni è l’incapacità di dare metastasi, cioè di diffondersi a distanza. Questa cosa è importante da ricordare per dopo.
Continuando a leggere l’articolo scopriamo che questi due noduli polmonari benigni erano “tenuti sotto osservazione con Tac e Pet”, e che “Vernile doveva fare anche una risonanza magnetica”. Non c’è scritto “tenuti sotto osservazione con TC, PET e RMN”. Può sembrare una sfumatura trascurabile, ma da questa frase si inizia a intuire un dettaglio fondamentale: la RMN non serve per il suo problema ai polmoni.
Poco sotto infatti viene riportata la foto dell’impegnativa del signor Vernile.

Leggiamo nell’impegnativa che l’esame prescritto è una “RM RACHIDE DORSALE (SENZA CONTRASTO)”.
Non una risonanza magnetica ai polmoni dunque…
In un articolo di RaiNews viene specificato che “Periodicamente avverte dolori, e, vista l’attività che svolge, il medico gli ha prescritto di fare approfondimenti.”
Quindi la risonanza magnetica gli serve per dei dolori alla schiena, probabilmente correlati al lavoro che ha svolto per tanti anni. Parlare di “esami indispensabili, che possono significare la vita o la morte” in questo caso sembra davvero un’esagerazione.
A questo proposito ci terrei a smontare, ancor prima che venga mossa, un’ovvia obiezione: potrebbe avere dolore per metastasi ossee derivanti dal cancro al polmone? Il signor Vernile non ha un cancro al polmone, i suoi noduli sono benigni e pertanto – come dicevamo – non possono dare metastasi. Le due cose sono completamente scollegate.
Inoltre, in caso di sospetta patologia neoplastica, la risonanza magnetica viene fatta con e senza mezzo di contrasto, per poter valutare bene la vascolarizzazione, che è una caratteristica tipica dei tumori. La RMN che gli hanno prescritto è senza mezzo di contrasto, quindi non correlata a problemi oncologici.
Il suo è probabilmente “solo” mal di schiena, una patologia purtroppo molto comune, soprattutto fra le persone che svolgono lavori fisicamente faticosi.
Prenotazioni e liste d’attesa
Sia chiaro, la prenotazione a due anni di distanza rimane in ogni caso vergognosa, specie considerando che anche le prestazioni differibili in Italia dovrebbero essere erogate entro 180 giorni. Non sono qui a difenderle l’ASL, che ha cercato di mettere la proverbiale toppa che è peggio del buco, offrendo al signor Vernile la prestazione a pochi giorni di distanza dopo che il caso è diventato mediatico.
Quello che non mi piace è l’uso di un accurato “taglia-e-cuci” delle informazioni fatto per avere un titolo tecnicamente corretto che porterà la gente a indignarsi in base a una versione dei fatti non veritiera.
Di tutti gli articoli che ho letto che riportano la vicenda, solo RaiNews specifica che la risonanza magnetica non è correlata al problema polmonare. Tanti altri lasciano intendere, o affermano esplicitamente, che sia parte del follow-up per i noduli benigni. Ad esempio Libero Quotidiano che racconta:
Dopo aver scoperto nel 2017 dei linfonodi al braccio destro e due focolai tumorali benigni al polmone, ha dovuto sottoporsi a controlli periodici, tra cui una risonanza magnetica.
Lasciare a intendere che ci sia un paziente oncologico che rischia di morire per una RMN negata in questa situazione è fare cattiva informazione. Un comportamento del genere nuoce anche a chi, come il signor Vernile, si batte per denunciare i casi di malasanità. Le battaglie giuste non hanno bisogno di bugie a sostenerle.
Chi alla vista del titolo si fosse indignato come potrebbe reagire se, leggendo l’articolo, capisse che la storia non quadra? Magari la prossima volta che leggerà un titolo del Corriere della Sera che parla di malasanità non aprirà neppure l’articolo, derubricandolo a ennesima notizia clickbait.
La responsabilità del giornalismo
Permettetemi inoltre un appunto personale: nel momento in cui si scrive di un argomento specialistico, sia esso la medicina o la fisica subatomica, sarebbe opportuno informarsi e studiare almeno un po’. “Scoprire dei linfonodi” non vuol dire nulla. Tutti noi abbiamo un sistema linfatico formato, fra le altre cose, da centinaia di linfonodi. “Trovarne” uno non è nulla di eccezionale. Anche da dettagli come questi risulta evidente che questo articolo sia stato scritto in maniera poco accurata. Affidare un argomento come la sanità a chi non ha competenze per parlarne è pericoloso e sbagliato.
L’appropriatezza prescrittiva…
Facendo un discorso più generale, che esula in parte dalla storia del signor Vernile di cui non conosciamo la situazione clinica, risulta anche importante parlare di appropriatezza prescrittiva. Quando è giusto prescrivere un esame? Quale esame nello specifico? Ai pazienti con quali sintomi? Tutte queste sono domande che dovrebbero essere fondamentali nel momento in cui un medico si trova davanti un paziente che potrebbe beneficiare di un’indagine radiologica.
Nel caso del mal di schiena, la risonanza magnetica è spesso abusata. C’è un ottimo articolo del progetto della FNOMCeO “Dottoremaèveroche” che spiega molto bene come la RMN in caso di mal di schiena sarebbe da riservare a casi particolari.
L’articolo specifica che
[si] raccomanda di non eseguire l’esame “se non sono presenti gravi sintomi di tipo neurologico o sistemico” come una perdita inspiegabile di peso, un dolore acuto nel corso della notte, febbre persistente, difficoltà nel fare pipì o nel trattenere le feci. Anche aver sofferto in passato di una malattia oncologica può suggerire al medico la prescrizione dell’esame.
Purtroppo, viene spesso prescritta perché il paziente “se lo aspetta”, ne ha sentito parlare da parenti o amici, e ha l’impressione che senza quella non si possa fare una diagnosi corretta…
…e l’allungarsi delle liste d’attesa
Cosa c’entra questo con la storia del signor Vernile?
C’entra perché ogni esame prescritto in maniera inappropriata va ad allungare le liste d’attesa. Ogni esame costa, e se non è bilanciato da un effettivo beneficio per il paziente non è opportuno.
Con il problema delle liste d’attesa così centrale nella storia, non si può non notare come questo sia in parte dovuto a prescrizioni fatte non per scrupolo, ma per “medicina difensiva”.
La medicina difensiva è, secondo la definizione della Treccani
L’insieme dei comportamenti medici messi in atto per evitare o ridurre eventuali azioni di responsabilità legale promosse dai pazienti.
Nello specifico, la medicina difensiva attiva prevede di prescrivere accertamenti ed esami non necessari per tutelarsi in caso di futura causa legale.
Per rendersi conto del problema, basta guardare la mole di articoli che si ottengono come risultati cercando “medicina difensiva” sul sito della FNOMCeO.
Non bisogna dimenticare inoltre che ogni esame ha un’inevitabile quota di falsi positivi. Non sempre fare un esame in più “per stare sul sicuro” ha degli effetti benefici. Un falso positivo o un esame in cui c’è qualcosa di non chiaro portano a una serie di ulteriori accertamenti e ansie per il paziente, che devono essere tenuti in conto quando si prescrive.
Tutto questo per tornare al titolo del Corriere della Sera, che ha scelto di raccontare una vera storia di malasanità facendolo però nel modo peggiore possibile: un titolo clickbait e una spiegazione dei fatti approssimativa, che non fa chiarezza e non approfondisce.
Di nuovo, quando si parla di ambiti complessi e delicati come la sanità, bisognerebbe fare meglio.
NP
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