La sabbia del Sahara
Chi diffonde teorie del complotto è così abituato ad avere un pubblico privo di spirito critico che ormai non si preoccupa nemmeno più di nascondere le date che denunciano la bufala, e le lascia sotto gli occhi di tutti...
Arriviamo lunghi su questa questione, ma gli amici di Radio Pico ci confermano che sul tema sabbia magnetica arrivano segnalazioni anche a loro, pertanto abbiamo pensato di fare cosa utile e parlarne anche qui su BUTAC.
Partiamo dal post che sta circolando su svariati social, post in cui si leggono queste parole:
Un istituto di ingegneria chimica in Bosnia Erzegovina ha analizzato la “sabbia sahariana” che piove dal cielo. Hanno trovato: nichel, bario, alluminio e arsenico (metalli che NON esistono nel deserto del sahara) in quantità superiori fino a 700 volte i limiti autorizzati.
La prima cosa che ovviamente chiediamo sono le fonti, ed eccole, un post sul blog di Davide Zedda, nostra vecchia conoscenza, post che riporta queste analisi:
Zedda sotto al foglio delle analisi scrive:
Abbiamo visto il video, ma per chi non ci ha creduto e per cercare allo stresso tempo di far aprire gli occhi al maggiore numero possibile di persone, ecco le analisi scritte in merito ai veleni presenti nella nube tossica sahariana. Un istituto di ingegneria chimica in Bosnia Erzegovina ha analizzato la “sabbia sahariana” che piove dal cielo, trovando tra gli altri:
Arsenico 44 X, bario 660, nichel 2500, zinco 64 e ferro 23 X in più, il resto le potete leggere nel documento.
Peraltro nichel, bario, alluminio e arsenico (metalli che non esistono nel deserto del Sahara) sono in quantità superiori fino a 700 volte i limiti autorizzati.
Guardate il documento postato da Zedda con attenzione, guardate in alto a sinistra la data: 24.05.2022, non questa settimana, non la scorsa, ma ben due anni e un mese fa. Questi dati sono quelli che erano stati presentati nel 2022 dall’avvocato Mirnes Ajanović, per sostenere le stesse cose che vengono dette oggi da Zedda. Entrambi sostengono che non si tratti di sabbia dal Sahara, quando gli esperti e studiosi hanno più volte spiegato che è proprio sabbia africana. Non crediamo sia utile ripetersi, pertanto ci limitiamo a riportare gli articoli usciti in passato, partendo dall’amico e collega Juanne Pili che se n’era già occupato ad aprile 2024 su Open, con un articolo che chiariva i fatti già due mesi fa.
Ma possiamo andare indietro di anni, perché la storiella della sabbia magnetica viene cavalcata con regolarità nella galassia complottista: ad esempio già nel 2018 venivano spiegate le cose su Vice, e anche noi su BUTAC ne avevamo parlato. Poi ne hanno parlato su Facta, che linkiamo poco volentieri visto quanto raramente fanno lo stesso favore a chi si è occupato di verificare le notizie prima di loro; e così via, Reuters inclusa. Sono tanti i fact-checker che si sono dedicati con dovizia di fonti allo sfatare la teoria secondo cui quella che cade non sia sabbia ma qualche residuo di inseminazioni artificiali fatte per motivi vari – dal controllo del clima al controllo delle menti, alla depopolazione.
Quella che cade è sicuramente sabbia, lo si capisce dai video dei centri meteorologici, sabbia che però porta con sé anche pulviscolo ferromagnetico di probabile origine antropica, come ipotizzavamo già nel 2018. Pulviscolo che in quantitativi così elevati può presentare rischi per la salute, specie in chi già soffre dei problemi respiratori. Come spiegato anche da Fanpage qualche giorno fa:
La nuova ondata di polvere del Sahara, che colpirà l’Europa sudorientale e il Mediterraneo orientale rischia anche di peggiorare la qualità dell’aria incidendo sulla salute di milioni di cittadini, come spiega la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). I soggetti più a rischio sono i bambini, gli anziani, i cardiopatici e chi soffre di malattie respiratorie.
Purtroppo sappiamo bene che quanto linkato qui sopra non farà cambiare idea a quelle nicchie di vittime della controinformazione populista, speriamo però possano aiutare i tanti che magari hanno qualche dubbio e sono interessati a leggere di più sull’argomento.
redazione at butac punto it
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