Salmone OGM e FDA
Il problema della fiducia incondizionata
Mentre scrivevo l’articolo su Omeopatia e Covid-19 mi è capitato sott’occhio un altro articolo de Il Salvagente che trattava un argomento che in parte mi sta a cuore: gli OGM.
L’articolo de Il Salvagente titola (questo ancora non l’hanno rimosso):
Cinque anni di inganni sul “Frankenfish”, il salmone Ogm in tavola negli Usa (e non solo)
Intanto vorrei precisare che il pesce non si chiama Frankenfish, questo è il nome scelto dagli ambientalisti anti-OGM. Usarlo nel titolo denota un pesante pregiudizio, e questo per una testata che si vanta di essere leader contro le truffe ai consumatori per me è grave. L’articolo, pubblicato l’8 novembre 2020 a firma Roberto Quintavalle, ci racconta:
Giovedì, il giudice ha stabilito che la Food and drug administration, l’organismo di valutazione statunitense di alimenti e farmaci, ha violato le leggi ambientali fondamentali nell’approvazione del salmone “AquAdvantage”. Il giudice ha in sostanza dato ragione ai gruppi ambientalisti che temono che questo pesce Ogm possa danneggiare le popolazioni di salmone selvatico.
Ma le cose non stanno così, il giudice Vince Chhabria non ha affermato che l’FDA abbia violato le leggi ambientali, e non ha “dato ragione” agli ambientalisti. Ha spiegato che se in prima istanza (nel 2015) la FDA aveva valutato le possibili conseguenze ambientali per l’allevamento, pare che ora non lo stiano facendo con la stessa solerzia. Quindi ha chiesto che anche per le nuove strutture per cui si sta chiedendo il permesso di allevare il salmone geneticamente modificato siano applicate le stesse accortezze di quelle usate la prima volta. Per chiarire, il giudice ha detto (traducendo dall’inglese):
…poiché la FDA ha preso sul serio il rischio di fuga (dagli allevamenti nda) e ha imposto condizioni progettuali per impedire la fuga (del salmone nda), la minaccia per l’ambiente derivante dal salmone ingegnerizzato presso la struttura dell’Isola del Principe Edoardo e la struttura dell’Indiana è stata bassa… con ogni nuova struttura costruita, la possibilità di esposizione aumenta. Comprendere il danno che potrebbe derivare da tale esposizione e tenerne traccia è sempre più importante .
In pratica nel 2015 erano stati chiesti i permessi per allevare quel tipo di salmone in una struttura specifica sull’isola Prince Edward, permessi rilasciati dopo essersi accertati che i salmoni lì allevati non potessero scappare e mischiarsi con altri salmoni. Ora che viene fatta richiesta per costruire nuovi allevamenti, il giudice pretende che si rispettino le stesse regole imposte la prima volta. Ma non ci sono cinque anni di inganni, solo la volontà di accertarsi che dopo cinque anni di allevamento in una singola struttura, una volta che l’allevamento stesso si vuole espandere, vengano prese le stesse precauzioni prese a suo tempo per il primo impianto, e che vengano documentate.
Da nessuna parte negli articoli seri su questa vicenda si è usato il termine “Frankenfish”. Termine che, ripeto, dimostra solo il pregiudizio dell’autore dell’articolo.
E nessun inganno, come invece faceva presumere il titolone de Il Salvagente. A me spiace, sono il primo a leggere i test sui prodotti che vengono fatti dalla rivista, ma così ammetto che mi fido ogni volta un po’ di meno di quello che riportano.
Non credo di poter aggiungere altro, se non concludere con una citazione di Rita Levi Montalcini:
“Non saprei spiegare il perché della paura per gli Ogm, è difficile dire come nasca la paura e come si possa bloccare il timore di qualcosa che non si conosce. È una forma di superstizione e va combattuta come tutte le cose inesistenti che possono essere più pericolose di quelle esistenti“.
maicolengel at butac punto it